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                        "*": ":''Omnis enim res, quae dando non deficit, dum habetur et non datur''\n:''(Infatti, una cosa che non si consuma quando viene condivisa con altri,''\n:''non \u00e8 usata bene se chi la possiede non la condivide.)''\n::Agostino d'Ippona, 397 d.C.\n\n\n:''La libert\u00e0 non \u00e8 star sopra un albero,''\n:''non \u00e8 neanche avere un'opinione,''\n:''la libert\u00e0 non \u00e8 uno spazio libero,''\n:''libert\u00e0 \u00e8 partecipazione.''\n::Giorgio Gaber, La libert\u00e0''\n\n\n:''Patents often represent privatization of a ''\n:''public resource, of ideas that are largely ''\n:''based on publicly funded research. They ''\n:''create monopoly power and interfere with ''\n:''[market] short run efficiency. Market ''\n:''economies only lead to efficient outcomes ''\n:''when there is competition, and intellectual ''\n:''property rights undermine the very basis of ''\n:''competition''\n::Joseph Stiglitz - Nobel Prize for Economics 2001 \n\n\n:''Il mio lavoro sul software libero \u00e8 motivato da un obiettivo idealistico: Diffondere libert\u00e0 e cooperazione. ''\n:''Voglio incoraggiare la diffusione del software libero, rimpiazzando i programmi proprietari ''\n:''che proibiscono la cooperazione, e quindi rendere la nostra societ\u00e0 migliore. ''\n:''Questa \u00e8 la ragione fondamentale per cui la GNU General Public License \u00e8 stata scritta cos\u00ec com'\u00e8 - come copyleft ''\n::Richard M. Stallman\n\n\n== Obiettivi ==\nQuesto lavoro nasce da alcune conversazioni sulla lista soci di LibreItalia con l'intento di essere un riferimento da utilizzare nelle presentazioni e far leggere ad amici, colleghi, persone che lavorano in aziende, in Pubbliche Amministrazioni, a insegnanti, dirigenti scolastici, studenti di vari ordini e grado, professionisti, giornalisti, politici, ...\n\nL'intento \u00e8 stato quello di produrre un testo semplice e chiaro, che possa essere un riferimento per chi non conosce il software libero e ci si vuole avvicinare; un testo divulgativo ma serio, con delle schede che aiutino nella scelta del software pi\u00f9 adatto a risolvere specifiche esigenze, dei racconti che mostrino che il passaggio al software libero \u00e8 possibile e che, anzi, esso pu\u00f2 essere la risposta pi\u00f9 naturale a una data esigenza, con in appendice una bibliografia ragionata per approfondire e un elenco ragionato di alcune ottime risorse disponibili in rete. Certo, la letteratura disponibile su questo argomento \u00e8 enorme e si possono trovare ottimi testi con una ricerca su Internet, tuttavia chi non \u00e8 addetto ai lavori rischia di rimanere sommerso dai risultati e magari perdere qualche pezzo o addirittura finire su informazioni tendenziose.\n\nIl primo target \u00e8 chi non conosce il software libero: speriamo che le considerazioni che faremo e i valori etici e di sostenibilit\u00e0 possano avvicinare altre persone a questo mondo. Tuttavia crediamo che ne possa beneficiare anche chi il software libero lo conosce gi\u00e0. Per citare l'esperienza di uno degli autori: \"''conosco e uso il software libero da diversi anni, tuttavia continuo a scoprire che ci sono delle motivazioni importanti e facilmente comprensibili da tutti che talvolta, preso da considerazioni tecniche, o proprio perch\u00e9 sono un tecnico e non uno specialista della comunicazione, mi dimentico di evidenziare. Specialmente quando, nelle varie circostanze in cui si ha l'occasione di parlare di questo argomento, si ha poco tempo a disposizione e occorre attrarre l'interesse e toccare punti importanti per l'interlocutore che diano a lui lo stimolo ad approfondire e interessarsi.''\"\n\nNell'Agosto 2017 da questa pagina avrebbe dovuto essere derivato il libro ''Un'alternativa c'\u00e8 sempre'', a cura di Sonia Montegiove e Emma Pietrafesa, con un taglio specificamente rivolto alla scuola. Questa pagina intende essere una versione pi\u00f9 generale, espansa e aggiornata di quei contenuti.\n\n== Introduzione alla versione cartacea di Un'alternativa c'\u00e8 sempre ==\n''di Sonia Montegiove''\n\nPerch\u00e9 un altro libro che parla di software libero a scuola si chieder\u00e0 qualcuno che aveva sfogliato la nostra prima pubblicazione \u201cCrescere a pane e software libero\u201d?\n\nRispondendo da mamma di due piccoli studenti direi che mi piacerebbe se mio figlio tornasse a casa e non mi chiedesse pi\u00f9 di poter usare Excel perch\u00e9 la sua insegnante valuta non la conoscenza del foglio di calcolo, ma quella del colore dell\u2019iconcina su cui cliccare; che vorrei per la scuola di mia figlia qualche computer in pi\u00f9 per lavorare perch\u00e9 non serve avere un laboratorio a marchio mela mozzicata per fare attivit\u00e0 didattiche interessanti; che gradirei non sentire pi\u00f9 \u201cmamma posso usare Internet Explorer perch\u00e9 lo usano tutti?\u201d; che sarei felice se fin da piccoli i miei figli fossero meno addestrati (mi verrebbe da dire ammaestrati) sugli strumenti e pi\u00f9 consapevoli del senso di ci\u00f2 che stanno facendo e della grande, immensa, irrinunciabile importanza del poter scegliere sempre liberamente (in ambito tecnologico e non) uno strumento sulla base di quello che avranno necessit\u00e0 e il bisogno di fare. \n\nDa presidente di LibreItalia mi piacerebbe se questa pubblicazione potesse essere utilizzata da tutti gli insegnanti, i genitori, i dirigenti scolastici, i referenti del MIUR incontrati in questi tre anni di vita dell\u2019associazione che, nel presentare iniziative a sostegno del software libero, ho visto polemici perch\u00e9 \u201cquello che \u00e8 gratis non funziona\u201d, scettici e critici tanto da non provare nemmeno, poco convinti e disposti a una sottile apertura da chiudere al primo problema, convinti ma non abbastanza da provare, apparentemente convinti ma \u201cne parliamo il prossimo anno\u201d, straconvinti della bont\u00e0 della cosa ma\u201dnon saprei da dove iniziare\u201d. \n\nQuesta piccola guida, che fa una carrellata di esigenze comuni a molti utenti non solo in ambito scolastico mettendo a raffronto soluzioni libere e proprietarie, ci auguriamo possa aiutare quanti hanno il desiderio di sperimentare senza uniformarsi, il coraggio di scegliere piuttosto che essere scelti, la sete della conoscenza che porta a trovare un\u2019alternativa. Perch\u00e9, nel caso del software e non solo, un\u2019alternativa c\u2019\u00e8 sempre. E il software libero ne \u00e8 una bella dimostrazione.\n\n== Cos'\u00e8 il software libero ==\nIl software \u00e8 ci\u00f2 che permette a un computer di assolvere a un determinato compito. \u00c8 ci\u00f2 che rende un insieme di componenti elettronici (ci\u00f2 che gli anglosassoni chiamano hardware ovvero ferraglia) uno strumento adattabile, capace di rispondere alle nostre esigenze. \n\nIl software rappresenta la logica che permette di risolvere un dato problema, in termini pi\u00f9 generali possiamo dire che esso costituisce una possibile rappresentazione della conoscenza necessaria a svolgere determinate funzioni.\n\nIl software libero \u00e8 software che, indipendentemente dalla sua funzione, ha alcune importanti caratteristiche; esse hanno delle conseguenze sull\u2019uso che potremo fare del software e sul tipo di societ\u00e0 in cui potr\u00e0 essere usato. \n\nTipicamente, quando si inizia a utilizzare un software, viene richiesto all'utente di accettare un contratto vincolante rispetto all'uso che pu\u00f2 esserne fatto. Nel caso di molti software commerciali ci viene chiesto di accettare una licenza d'uso che specifica che il software non \u00e8 nostro (ma che sostanzialmente ce ne viene consentito l'utilizzo a determinate condizioni), che non lo possiamo studiare n\u00e9 modificare e non lo possiamo distribuire a terzi. Al contrario, nel caso di software libero, la licenza ha lo scopo di preservare la libert\u00e0 dell'utilizzatore del software e salvaguardare la possibilit\u00e0 che la conoscenza rappresentata da quel software possa continuare a circolare liberamente.\n\n'''Poter eseguire il programma per qualsiasi scopo''' \u00e8 la prima libert\u00e0 che definisce il software libero.\n\nIl software viene generalmente distribuito in un formato comprensibile al computer, cio\u00e8 in formato binario. Ci\u00f2 che noi esseri umani riusciamo a manipolare e comprendere pi\u00f9 facilmente \u00e8 tuttavia la rappresentazione del software in termini di quello che viene chiamato codice sorgente (poich\u00e9 \u00e8 il linguaggio usato per scrivere il software) ovvero la rappresentazione di quella conoscenza in uno pseudo linguaggio intelligibile.\nIl software governa il funzionamento del computer e determina quali azioni e quali risposte esso produrr\u00e0, quale uso verr\u00e0 fatto delle informazioni che introdurremo nel computer. Per esempio: siamo sicuri che un dato software gestisca in modo appropriato (in termini di sicurezza e di privacy) i dati che gli affidiamo? \n\n'''Poter studiare il software''' che fa funzionare un dispositivo significa avere il controllo dello strumento: sapere cosa fa e come lo fa. Non avere accesso al software significa essere in bal\u00eca del programmatore o della societ\u00e0 che lo ha prodotto. Per esempio: siamo sicuri che il software che stiamo utilizzando non si comporti in modo da ridurre la nostra libert\u00e0 di azione con lo scopo di favorire interessi che non sono i nostri? Stiamo parlando qui della seconda caratteristica che caratterizza il software libero.\n\nAvere la possibilit\u00e0 di conoscere il software significa anche '''poter intervenire su di esso''' per fare in modo che risponda meglio alle nostre esigenze oppure poter ri-utilizzare tale conoscenza per realizzare qualcosa di pi\u00f9 complesso (o semplicemente differente) e innovativo.\n\nLa condizione necessaria per poter studiare il software e poterlo modificare \u00e8 la disponibilit\u00e0 del codice sorgente: ecco perch\u00e9 il software libero \u00e8 anche definito come software Open Source ovvero a codice sorgente aperto.\n\nQueste tre condizioni non sono ancora sufficienti per poter parlare di software libero: occorre '''poter condividere il software o le sue successive elaborazioni con altri''', in modo che l\u2019intera comunit\u00e0 possa beneficiare del nostro lavoro. \u00c8 quanto accadeva nelle universit\u00e0 nei primi anni in cui si lavorava con i computer ed \u00e8 ci\u00f2 che accade di nuovo sempre di pi\u00f9 oggi, nel momento in cui si inizia a comprendere che la collaborazione \u00e8 fruttuosa (vedi gli studi condotti dalle aziende NorthBridge e BlackDuck sulla base di un survey sottoposto ogni anno ai professionisti del mondo IT.<ref>[http://www.northbridge.com/2015-future-open-source-survey-results 2015 Future of Open Source Survey Results], northbridge.com, 2015</ref><ref>[http://www.northbridge.com/2016-future-open-source-survey-results 2016 Future of Open Source Survey Results], northbridge.com, 2016</ref>)\n\nLa libert\u00e0 di condividere il software o le sue successive modifiche con altri vuol dire poter far circolare la conoscenza per aiutare altre persone a risolvere problemi simili. E, a ben rifletterci, non limita la possibilit\u00e0 di creare un mercato di servizi software.\n\nCondividere la conoscenza significa, in termini pi\u00f9 ampi, avere la possibilit\u00e0 di costruire una societ\u00e0 libera e solidale, evolvere insieme, cooperare e ottimizzare l\u2019uso dell\u2019energia, fare un uso pi\u00f9 sostenibile dei beni. Per tutti questi motivi, il significato del software libero \u00e8 strettamente collegato alla sfera dell\u2019etica.\n\n== Motivazioni per utilizzare software libero ==\n\n=== Per tutti ===\n* Le quattro libert\u00e0: poter utilizzare liberamente il software, poterlo studiare, poterlo modificare e poterlo condividere con altri. Queste quattro libert\u00e0 costituiscono la base per una societ\u00e0 libera, in cui il software sia controllato (e quindi sia davvero al servizio) dall'utente e dalla societ\u00e0 (in contrapposizione a essere controllato dai programmatori di specifiche aziende) e in cui sia possibile aiutare il prossimo e cooperare per il maggior bene di tutti. \n* Sicurezza: la disponibilit\u00e0 del codice sorgente permette di vedere cosa effettivamente il software fa e come gestisce i dati. La cosiddetta ''peer review'' (revisione da parte di altre persone che sanno leggere il software) fa s\u00ec che eventuali falle di sicurezza siano precocemente scoperte e corrette. Il vantaggio del software libero da questo punto di vista \u00e8 evidenziato dai dati raccolti nel database delle vulnerabilit\u00e0 del software, gestito dal NIST, National Institute of Standard and Technologies.\n* Interoperabilit\u00e0: il software libero generalmente rispetta gli standard ed \u00e8 supportato su differenti piattaforme software e hardware perch\u00e9 non ha interesse nel creare dipendenze (lock-in) ma al contrario cerca di permettere al maggior numero di utenti di collaborare per migliorare la qualit\u00e0 del prodotto.\n* Sostenibilit\u00e0, nella fattispecie sostenibilit\u00e0 digitale. La sostenibilit\u00e0 digitale si occupa di come nell'odierna societ\u00e0 sia possibile interagire in modo etico e responsabile con i beni digitali. I beni digitali sono beni immateriali quali la conoscenza e gli artefatti culturali che, sotto forma di testi, immagini, audio, video o software, possono essere sviluppati, trasferiti o utilizzati mediante sistemi informatici. I beni digitali vengono amministrati in modo sostenibile se sono utili per la collettivit\u00e0 in modo tale che i bisogni digitali delle generazioni presenti e di quelle future vengano soddisfatti in egual misura. L'utilit\u00e0 sociale ottimale risulta solo se i beni digitali vengono resi accessibili per la maggior parte delle persone e riutilizzabili minimizzando restrizioni di tipo tecnico, giuridico e sociale (fonte: Dr. Marcus Dapp).\n\n* Il software libero apre la mente a un sistema di possibilit\u00e0 (dall'intervento di Stefano Epifani alla conferenza di LibreItalia del 2015<ref>[https://www.youtube.com/watch?v=tED8EIzzCAI LIconf2015 05 Epifani] (video), Stefano Epifani, sul canale LibreItalia di YouTube, 2015</ref>):\n** ci ricorda che esiste sempre un'alternativa alla via pi\u00f9 comune;\n** che questa alternativa \u00e8 possibile cercarla (e trovarla), nutre la consapevolezza che cercare le alternative pu\u00f2 avere successo;\n** ci ricorda che abbiamo la possibilit\u00e0 di comprendere qualcosa di diverso dal mainstream o opinione comune; gestire una migrazione al software libero, perci\u00f2, significa portare delle persone a comprendere un'altra realt\u00e0, che un'altra realt\u00e0 \u00e8 possibile e magari auspicabile;\n** \u00e8 la possibilit\u00e0 di avere ideali: libert\u00e0, apertura, che dimostriamo che \u00e8 possibile costruire davvero; in questo senso rappresenta un'alternativa di realt\u00e0;\n** che \u00e8 possibile collaborare: attraverso l'impegno comune si pu\u00f2 realizzare qualcosa che va al di l\u00e0 dello sforzo individuale, pur non perdendo l'individualit\u00e0; le identit\u00e0 dei singoli si valorizzano crescendo insieme; la crescita collettiva \u00e8 una risorsa; lavorare sul software libero \u00e8 ben altro che lavorare su un prodotto.\n* Le comunit\u00e0 di software libero si basano su principi cos\u00ec forti da poter rappresentare un punto di ripartenza per la societ\u00e0 civile che aiuti la societ\u00e0 a restare libera.\n\n=== Per la scuola (quali principi stiamo passando?) ===\n* Un insegnante che usi software non libero nella scuola non \u00e8 un buon insegnante e commette un reato, in quanto non rispetta un diritto sancito dalla Costituzione: la scuola \u00e8 neutrale ed aperta a tutti. Sul sito lacostituzione.it si possono leggere in proposito due begli interventi di Piero Calamandrei<ref>[http://www.lacostituzione.it/letture/calamandrei_1950.php Scuola e Costituzione], Piero Calamandrei, 1950</ref><ref>[http://www.lacostituzione.it/letture/calamandrei_1955.php Sui principi morali e giuridici che stanno a fondamenta della nostra vita sociale], Piero Calamandrei, 1955</ref> che sono anche stati ben sintetizzati in un articolo apparso su TechEconomy.<ref>[http://www.techeconomy.it/2016/09/26/cera-volta-piero-calamandrei C'era una volta Piero Calamandrei], Italo Vignoli, TechEconomy, 2016</ref>\n* Una scuola non \u00e8 veramente imparziale se non usa metodologie e strumenti a disposizione di tutti, cos\u00ec vale per il software. Il riferimento a un\u2019azienda non \u00e8 n\u00e9 imparziale n\u00e9 equo. Qualcosa di proprietario \u00e8 illegale nella scuola. In quanto non pu\u00f2 essere messo a disposizione di tutti.\n* Le scuole dovrebbero creare cittadini in grado di costruire una societ\u00e0 capace, indipendente, cooperante e libera. Insegnare programmi proprietari significa impiantare dipendenza, contrastando la missione sociale della scuola.\n* Il software libero incoraggia l'apprendimento e premia la curiosit\u00e0 di conoscere, mentre il software proprietario trasmette il messaggio: la conoscenza \u00e8 un segreto, imparare \u00e8 vietato! Il software proprietario \u00e8 nemico dello spirito dell'educazione e pertanto non dovrebbe essere tollerato nella scuola, eccetto come oggetto di reverse engineering.\n* Il compito fondamentale della scuola \u00e8 insegnare la buona cittadinanza, inclusa l'abitudine di aiutare gli altri, Nell'area dell'informatica, ci\u00f2 significa insegnare alle persone a condividere il software.\n* Il software libero costituisce un importante disincentivo alla pirateria informatica.\n* La circolazione della conoscenza, una delle basi dell'Open Source, \u00e8 sempre stata importante nella storia della cultura.\n* Il software libero aiuta la didattica dell'uso del computer: \n** ci sono ottime applicazioni realizzate appositamente per favorire la didattica sia di argomenti particolari che l'uso stesso del computer;\n** l'ampia variet\u00e0 di software libero disponibile per assolvere svariati compiti favorisce insegnare i concetti generali. Una conseguenza di ci\u00f2 \u00e8 che gli studenti che studiano sul Software Libero sono in grado di utilizzare un numero maggiore di programmi nel mondo del lavoro e di fronteggiare meglio le sfide tecnologiche del futuro agendo da persone colte e preparate, invece che da meri utilizzatori o consumatori dell'ultimo gadget tecnologico.\n* Il software libero \u00e8 promosso e riconosciuto dall'UNESCO come '''patrimonio intangibile dell'umanit\u00e0''' per le sue caratteristiche atte a favorire la libera circolazione della conoscenza e l'innovazione.<ref>[http://en.unesco.org/foss Free and Open Source Software], su unesco.org</ref> Per questo il 3 Aprile 2016, alla presenza del presidente della Repubblica Francese Fran\u00e7ois Hollande, UNESCO ha firmato un accordo con INRIA<ref>[http://en.unesco.org/news/agreement-software-preservation-signed-unesco Agreement on software preservation signed at UNESCO], su unesco.org, 2017</ref> legato al [https://www.softwareheritage.org Progetto Software Heritage] che ha l\u2019obiettivo di conservare il codice sorgente del software open source. Citando quanto scrive Italo Vignoli su TechEconomy: \n::''questo significa che UNESCO ha riconosciuto il valore del software open source, che deve essere protetto e conservato in quanto strumento di conoscenza, per la gestione della conoscenza. Valori, questi, che differenziano il software open source dal software proprietario. Infatti, il primo nasce dalla condivisione della conoscenza degli sviluppatori, e da una gestione trasparente del codice sorgente, che \u2013 in quanto condiviso \u2013 offre la possibilit\u00e0 di sviluppare altro software, dando origine a una spirale virtuosa senza soluzione di continuit\u00e0. Il contrario del software proprietario, che basa il proprio valore sull\u2019offuscamento del codice sorgente.''<ref>[http://www.techeconomy.it/2017/04/05/software-open-source-patrimonio-intangibile-dellumanita/?platform=hootsuite Il software open source \u00e8 patrimonio intangibile dell\u2019umanit\u00e0], Italo Vignoli, TechEconomy</ref>\n\n=== Per la Pubblica amministrazione ===\n* Per quanto riguarda il software, il denaro pubblico dovrebbe finanziare esclusivamente software pubblico. Il software utilizzato dalle istituzioni pubbliche viene sviluppato, acquisito, distribuito con i soldi provenienti dalle tasse, quindi rendere tale software disponibile ai cittadini mediante una licenza libera \u00e8 la cosa giusta da fare.\n* Salvaguardare gli investimenti. Il software libero rispetta gli standard e garantisce l'accesso alla conoscenza e ai dati che gestisce nel tempo.\n* Trasparenza, possibilit\u00e0 di conoscere in che modo il software maneggia i dati che gestisce. Esistono direttive e raccomandazioni specifiche del Parlamento Europeo in tal senso a partire dal 2014. \n* Le pubbliche amministrazioni quando acquisiscono programmi informatici devono effettuare una valutazione comparativa e preferire soluzioni software Open Source; inoltre, dovrebbero rendere disponibili i dati in un formato aperto.<ref>[http://www.agid.gov.it/cad/art-68-analisi-comparativa-soluzioni Art. 68. - Analisi comparativa delle soluzioni], Agenzia per l'Italia Digitale</ref>\n* Evitare la dipendenza da fornitori e software specifici.\n* Non imporre vincoli e oneri al cittadino.\n* Possibilit\u00e0 di distribuire il software a terzi, ad esempio: il cittadino, e di effettuare personalizzazioni.\n* Investire sul territorio. Ci\u00f2 generalmente si sposa con la filosofia del Software libero che permette ad aziende locali di offrire servizi di supporto, personalizzazione, formazione.\n* Risparmiare denaro pubblico attraverso riduzione dei costi, compresi quelli di interoperabilit\u00e0 e sicurezza (vulnerabilit\u00e0).\n* Possibilit\u00e0 di ottimizzare tempo e risorse finanziarie attraverso la condivisione e il riuso, creando sinergie con associazioni, comunit\u00e0, altri enti e altre PA.\n* Migrare al software libero costituisce l'opportunit\u00e0 di ottimizzare i processi, fare formazione, creare personalizzazioni, migliorare la qualit\u00e0 del lavoro.\n\n=== Per le aziende ===\n* Vantaggio competitivo ottenuto 'costruendo sulle spalle di giganti'.\n* Possibilit\u00e0 di innovazione grazie alla possibilit\u00e0 di combinare, modificare, personalizzare il software: la possibilit\u00e0 di riuso permette di concentrare gli interventi su aspetti innovativi = opportunit\u00e0 di business.\n* Maggiore disponibilit\u00e0 di risorse formate. Formazione delle risorse umane su prodotti disponibili, condivisibili, adattabili, modulari. Investimento sulle persone e sulla conoscenza (riutilizzabili in differenti contesti) piuttosto che sui costi di licenza del software.\n* Maggiore interoperabilit\u00e0 = maggiore compatibilit\u00e0 con piattaforme hardware e software = maggiore possibilit\u00e0 di distribuzione.\n* Vantaggio competitivo dovuto alla maggiore velocit\u00e0 con cui il software evolve: secondo studi accademici la velocit\u00e0 con la quale i progetti open Source correggono i difetti e aggiungono nuove caratteristiche \u00e8 superiore rispetto ai progetti proprietari.<ref>\"An Empirical Study of Open Source and Closed Source Software Products\", Paulson, Succi, Eberlein, IEEE Transactions on Software Engineering, vol. 30, issue 4, 2004</ref><ref>\"Estimating the economic contribution of OS Software to the European economy\", Daffara, First Openforum Academy Conference Proceedings, 2012</ref>\n* Prodotti maggiormente testati e rispondenti ai pi\u00f9 elevati standard qualitativi. Nel 2013 la qualit\u00e0 dei progetti Open Source ha sorpassato quella dei progetti proprietari, a tutti i livelli; si vedano i risultati del ''2013 Open Source Report'' a cura di Coverity Scan.<ref>[https://news.synopsys.com/2014-04-15-Coverity-Scan-Report-Finds-Open-Source-Software-Quality-Outpaces-Proprietary-Code-for-the-First-Time Coverity Scan Report Finds Open Source Software Quality Outpaces Proprietary Code for the First Time], news.synopsis.com, 2014</ref> Ci\u00f2 \u00e8 confermato anche dal fatto che, come evidenziato dallo studio ''2014 Future of Open Source Survey Result'' a cura di Black Duck e North Bridge le aziende che scelgono l'Open Source, nell'80% dei casi, hanno come ragione primaria proprio la qualit\u00e0/sicurezza del codice.<ref> [http://www.northbridge.com/2014-future-open-source-survey-results-0 2014 Future of Open Source Survey Result], nothbridge.com, 2014</ref>\n* Creare sin dal principio codice pulito, poich\u00e9 pubblico (un altro beneficio della peer review).\n* In passato, quando differenti aziende necessitavano di una stessa funzionalit\u00e0 software le scelte erano: realizzarla da zero, usare un prodotto di un altro venditore o formare un consorzio per creare e mantenere il prodotto. Il codice Open Source semplifica questo processo abilitando la collaborazione tra aziende concorrenti, consentendo un risparmio di tempo e denaro che pu\u00f2 essere utilizzato a favore di progetti che permettono loro di differenziarsi. Partecipando allo sviluppo di progetti Open Source le aziende possono influenzare l'evoluzione del software e creare relazioni con altri sviluppatori.\n* Sicurezza strategica: basare il proprio prodotto su codice a sorgente aperto pu\u00f2 far la differenza per convincere il cliente, che potrebbe altrimenti essere preoccupato delle risorse finanziarie o dell'impegno a lungo termine dell'azienda nei confronti di una determinata tecnologia.\n* Utilizzare soluzioni standard ai problemi, rinforzando di conseguenza le pratiche organizzative delle imprese, evitando loro sperimentazioni non necessarie e riducendo il tempo necessario a nuovi sviluppatori per entrare in un progetto.\n* Accelerare il business facilitando un'adozione ampia delle soluzioni sviluppate con costi minimi.\n* Personale pi\u00f9 motivato grazie al riconoscimento da parte dei loro pari.\n* Salvaguardia degli investimenti. Conviene investire su strumenti su cui \u00e8 possibile esercitare un controllo e che abbiano, essendo condivisi, maggiori possibilit\u00e0 di essere sostenuti e portati avanti dalla comunit\u00e0 dei loro utilizzatori (che comprende anche altre aziende).\n\n=== Per le associazioni no profit ===\n* Riduzione dei costi\n* Partecipazione ai valori di cooperazione, condivisione e crescita di un bene comune che caratterizzano il software libero.\n\n=== Per gli studenti ===\n* Disporre della possibilit\u00e0 di conoscere a fondo gli strumenti che si utilizzano.\n* Poterli utilizzare liberamente come base per sperimentare nuove idee.\n* Poter acquisire l'esperienza di collaborare a grandi progetti e di scrivere buon codice.\n* Avere a disposizione bacini di conoscenza liberamente disponibili.\n* Dotarsi di strumenti ampiamente utilizzabili \u00e8 il migliore investimento per il proprio futuro professionale.\n\n=== Per i professionisti ===\n* Investire il proprio tempo ed energie su strumenti che garantiscano la pi\u00f9 ampia possibilit\u00e0 di adozione, che siano ampiamente conosciuti nelle pi\u00f9 diverse realt\u00e0, che permettano il maggior riutilizzo di componenti e di conoscenza.\n\n=== Per l'utente generico ===\n* Non spendere in licenze.\n* Avvalersi di risorse pubblicamente disponibili.\n* Rimanere proprietario dei propri dati.\n* Poter scambiare facilmente esperienze, software e dati con altre persone.\n\n== Miti del software libero ==\n\nRiassumiamo qui i principali miti e fraintendimenti che riguardano il software libero. I punti qui menzionati devono essere chiari a coloro che decidono di adottare software di questo tipo poich\u00e9 permettono di approcciarsi nel modo corretto evitando di formarsi false aspettative e sottovalutando importanti considerazioni operative.\n\n=== Mito 1: il software libero \u00e8 gratis ===\nQuesto \u00e8 mito \u00e8 falso per almeno due ragioni.\n\nLa prima \u00e8 che il significato della parola 'free' nella lingua inglese \u00e8 ambiguo e fa riferimento tanto al concetto di libert\u00e0 (ad esempio nella locuzione 'free speech') quanto al concetto di costo (come in 'free beer'). Le quattro libert\u00e0 del software libero garantiscono il primo mentre non dicono nulla sul secondo, anzi, il fatto che un software libero possa essere anche venduto \u00e8 previsto in quanto d\u00e0 la possibilit\u00e0 di sostenere il progetto.\n\nLa seconda ragione \u00e8 che, nonostante il software libero sia pubblicamente disponibile, quando si fa una valutazione comparativa occorre sempre considerare quello che gli anglosassoni definiscono TCO ovvero Total Cost of Ownership, vale a dire che occorre considerare tutti i costi connessi alla sua adozione. Tali costi tipicamente comprendono:\n# costi di formazione degli utenti\n# costi di installazione\n# costi di adattamento dell'ambiente operativo, inclusi eventuali altri software che interagiscono con quello che viene sostituito\n# costi di supporto\n# nel caso di migrazione da software proprietario a software libero da parte di enti pubblici occorre aggiungere:\n## costi di analisi della situazione prima della migrazione\n## costi di comunicazione necessaria per informare, coinvolgere e vincere la naturale resistenza degli utenti al cambiamento\n## costi necessari per formare gli specialisti di terzo livello in grado di intervenire sul codice del progetto per realizzare personalizzazioni o correggere eventuali bug bloccanti. In progetti di migrazione importanti realizzati all'interno della pubblica amministrazione si suggerisce la costituzione di un Centro di Competenza sull'Open Source con lo scopo di sostenere gli enti del territorio nei progetti di migrazione, raccogliere competenze, fornire indicazioni e supporto nelle varie fasi, creare sinergie tra gli enti, mantenere i contatti con le varie community e con i professionisti del settore e fornire contributi anche tecnici.\n\nCi\u00f2 che \u00e8 importante sottolineare, d'altra parte, \u00e8 la riqualificazione dei costi: l'adozione del software libero da parte di un ente pubblico, ad esempio, fa circolare il denaro localmente, generando lavoro e formazione, rendendo pi\u00f9 ricco il territorio e stimolando l'innovazione. Anche in questo senso, i soldi risparmiati dall'acquisto delle licenze costituiscono un investimento a favore della comunit\u00e0.\n\n=== Mito 2: \u00e8 gratis vale di meno ===\nLa gratuit\u00e0 o, meglio, il fatto che il software venga reso disponibile con una licenza libera, non inficia la qualit\u00e0 del software anzi, come abbiamo visto nel capitolo sulle motivazioni per preferire software libero, la migliora. La disponibilit\u00e0 del codice sorgente e la modalit\u00e0 di sviluppo fortemente collaborativa contribuiscono a far s\u00ec che errori e falle di sicurezza vengano scoperti precocemente e a mantenere il codice 'pulito' ovvero modulare, facilmente mantenibile. \u00c8 la ragione per la quale i progetti Open Source presentano mediamente un numero inferiore di difetti per linee di codice e sono soggetti a meno falle di sicurezza, come documentato da organismi indipendenti e ben spiegato in un white paper reso disponibile da Italo Vignoli.<ref>[https://www.slideshare.net/italovignoli/li-libreofficesecurity LibreOffice: Qualit\u00e0 e Sicurezza del Software], Italo Vignoli, slideshare.net, 2015</ref>\n\nD'altra parte, al lavoro di sviluppo contribuiscono non soltanto volontari ma anche (e talvolta soprattutto) professionisti pagati da aziende che costruiscono il loro business sui servizi di supporto e che quindi hanno interesse ad elevare la qualit\u00e0 del prodotto per allargare il loro mercato.\n\n=== Mito 3: il software libero non \u00e8 supportato ===\nAlcune volte si vedono fallire progetti di adozione del software libero perch\u00e9 non si \u00e8 compreso qual \u00e8 il modo corretto di relazionarsi con la comunit\u00e0 degli sviluppatori e utilizzatori del software. Ci sono realt\u00e0 che hanno adottato un determinato software libero, hanno apportato personalizzazioni e/o correzioni ma non sono state capaci di relazionarsi con la 'governance' del progetto e ricondividere (tecnicamente si direbbe propagare upstream) il lavoro di miglioramento effettuato. Ci\u00f2 pu\u00f2 avvenire a volte per mancanza di comprensione delle dinamiche di funzionamento del software libero e delle licenze copyleft; altre volte, invece, pu\u00f2 essere dovuto a incapacit\u00e0 tecnica di interagire nel modo corretto con la comunit\u00e0 che sviluppa quel software. Quando si verificano queste condizioni le realt\u00e0 si ritrovano in una delle due situazioni (sgradevoli) seguenti:\n# perdono la possibilit\u00e0 di effettuare aggiornamenti del software, poich\u00e9 a ogni successivo aggiornamento il software originale e quello modificato vengono a differire sempre pi\u00f9, rendendo sempre pi\u00f9 difficile e costoso re-integrare le modifiche\n# avendo segnalato e richiesto una feature o la correzione di una particolare anomalia agli sviluppatori del progetto originale si ritrovano ad aspettare la successiva release e sperare che il loro intervento sia stato preso in considerazione; spesso rimangono delusi poich\u00e9 le priorit\u00e0 di rilascio della comunit\u00e0 di sviluppatori del progetto originale possono essere differenti da quelle attese.\n\nPer questo \u00e8 importante comprendere che la condivisione \u00e8 alla base dello sviluppo del software libero. Nel momento in cui una realt\u00e0 importante sceglie di utilizzare  questo tipo di software sta scegliendo di investire sulle persone e sta scegliendo di contribuire in qualche modo allo sviluppo di un certo progetto, mettendo a disposizione il lavoro di miglioramento del software, della sua documentazione, dell'infrastruttura che permette di realizzarlo e distribuirlo alla comunit\u00e0. Poich\u00e9 le comunit\u00e0 del software libero sono generalmente meritocratiche, inevitabilmente quella realt\u00e0 sar\u00e0 facilitata nel contribuire le proprie modifiche al software, per il maggior beneficio di tutti.\n\nLa qualit\u00e0 del supporto nel caso del software libero \u00e8 generalmente superiore a quella del software proprietario poich\u00e9 \u00e8 l'elemento chiave di questo modello di business e perch\u00e9 la natura aperta del software permette a pi\u00f9 aziende di competere nell'offerta di questa tipologia di servizi. Il software proprietario deriva, per contro, la maggior parte dei guadagni dalla vendita delle licenze e dalla fidelizzazione (o peggio, dal vendor lock-in) degli utenti.\n\nRestando comunque ai costi, al di l\u00e0 delle altre considerazioni fatte qui, alla fine il software libero si rivela essere fonte di risparmio per la collettivit\u00e0, come dimostrano casi di migrazioni importanti come quella condotta dal comune di Monaco di Baviera oppure quella in corso della Difesa italiana. Queste due storie, le loro motivazioni e benefici sono ben raccontate in altrettanti articoli citati pi\u00f9 in basso nella sezione storie.\n\n=== Mito 4: non c'\u00e8 garanzia che un software libero continui ad esistere nel tempo ===\nSi tratta di una variante della preoccupazione relativa al supporto espressa dal mito precedente.\n\nEppure se si osserva la storia del software si vede che generalmente accade esattamente il contrario: software proprietari, anche molto validi e utilizzati, a un certo punto sono stati abbandonati dalle societ\u00e0 che li producevano perch\u00e9 non erano pi\u00f9 in linea con le loro strategie di business oppure perch\u00e9 le societ\u00e0 sono fallite. Facciamo un paio di esempi.\n\nAperture, il premiato software di gestione di librerie fotografiche e fotoritocco di Apple, a un certo punto \u00e8 stato abbandonato perch\u00e9 la casa madre ha deciso di sviluppare un nuovo software, Foto, con caratteristiche di base, installato insieme al sistema operativo e poi ri-vendere le funzionalit\u00e0 avanzate che caratterizzavano Aperture sotto forma di plugin per Foto. Gli utenti che avevano acquistato il vecchio software si sono trovati con uno strumento in cui avevano investito denaro, tempo, per imparare a sfruttarne al meglio le funzionalit\u00e0, e soprattutto librerie dati che non sono certi di poter continuare a utilizzare sulle nuove versioni del sistema operativo, proprio perch\u00e9 il software non viene pi\u00f9 aggiornato dalla casa madre, che ne detiene i sorgenti.\n\nWindows XP, uno dei sistemi operativi che ha riscontrato il maggior successo in ambito desktop, a un certo punto \u00e8 stato dichiarato a fine ciclo di vita da Microsoft e tutti gli utenti di questo sistema, anche se erano soddisfatti del prodotto, hanno dovuto ri-acquistare le nuove versioni di Windows oppure ritrovarsi con un sistema che, essendo stato abbandonato dalla casa madre, non garantiva pi\u00f9 n\u00e9 i requisiti di sicurezza n\u00e9 il supporto in termini di driver per le periferiche.\n\nAl contrario, nel caso di software liberi \u00e8 proprio la disponibilit\u00e0 pubblica del codice sorgente che ne garantisce la possibilit\u00e0 di continuare ad esistere, ed evolvere, fintanto che sono utili a qualcuno. Naturalmente quanto pi\u00f9 il software soddisfa un'esigenza condivisa da un gran numero di utenti, maggiore sar\u00e0 la comunit\u00e0 di persone interessate a studiarlo e migliorarlo, quindi maggiori saranno i contributi e le possibilit\u00e0 che le funzionalit\u00e0 del software crescano. Nel caso del software libero gli utenti non sono clienti che dovranno sempre essere convinti ad acquistare nuovi servizi ma sono invece protagonisti: possono contribuire allo sviluppo del software e orientarlo in modo che risponda al meglio alle loro esigenze, possono contribuire alla traduzione del software nella loro lingua, possono contribuire a documentare come usare il software, possono contribuire con dati riutilizzabili, possono anche finanziare gli sviluppi da loro richiesti a professionisti e poi rendere nuovamente disponibili tali contributi per il maggiore beneficio dell'intera comunit\u00e0 di utilizzatori. In questo modo si innesca una spirale virtuosa, governata non dal business di una grande azienda ma dalle esigenze reali di chi utilizza il software.\n\nQuesto mito \u00e8 infondato anche per un altro aspetto: il fatto che il software sia libero non impedisce n\u00e9 che esista una societ\u00e0 che ne sponsorizza in modo dominante lo sviluppo e poi faccia oggetto del suo business vari servizi basati sul software stesso (vedi ad esempio il caso di Canonical, Red Hat, Suse con le loro distribuzioni GNU/Linux), n\u00e9 - ed \u00e8 la situazione migliore per la longevit\u00e0 e la possibilit\u00e0 del software di evolvere - che il software sia sviluppato da una comunit\u00e0 ampia a cui afferiscono tanto volontari che sviluppatori stipendiati che lavorano per aziende differenti e che ciascuno abbia il proprio beneficio dal fatto di condividere il proprio lavoro con gli altri. \n\nUn esempio paradigmatico di quest'ultimo tipo \u00e8 il software LibreOffice. Esso deriva da OpenOffice.org, un software derivante a sua volta da un software proprietario sviluppato e commercializzato da Sun Microsystems, StarOffice, che venne a un certo punto reso disponibile con licenza libera. Fintanto che ha continuato ad esistere, la casa madre ne governava lo sviluppo e commercializzava una versione migliorata in termini di libreria di immagini e dizionari linguistici. Succcessivamente Sun venne acquistata da Oracle che non dimostr\u00f2 grande interesse per il prodotto e di fatto lo abbandon\u00f2. Fortunatamente, alcune persone della comunit\u00e0 di OpenOffice.org dopo l'acquisizione di Sun ritennero che per il maggior beneficio degli utilizzatori l'evoluzione del software dovesse essere guidata da un'ente indipendente, governato su base meritocratica da tutti coloro che ne partecipavano allo sviluppo, senza che ci fosse un'azienda dominante. A tal fine crearono The Document Foundation (TDF) che si costitu\u00ec come organizzazione no-profit con lo scopo di promuovere la libert\u00e0 nella gestione dei documenti e, poich\u00e9 Oracle rifiut\u00f2 sia di contribuire con il nuovo ente sia di cedere i diritti sul nome, crearono il fork LibreOffice. Da allora, '\u00e8 cambiata la marcia' nell'evoluzione di LibreOffice: il codice \u00e8 stato riorganizzato per renderne pi\u00f9 facile la comprensione e quindi la manutenzione, \u00e8 aumentata la qualit\u00e0 in termini di diminuzione dei bachi e sicurezza, sono migliorate le prestazioni e aumentate le funzionalit\u00e0. Sono anche aumentati, in modo costante dall'inizio del progetto, gli sviluppatori coinvolti. Oggi LibreOffice \u00e8 considerato uno dei migliori progetti di software libero, \u00e8 supportato da un'ampia comunit\u00e0 \u00e8 utilizzato da singoli, enti pubblici e organizzazioni anche complesse in tutto il mondo ed \u00e8 supportato da volontari ma anche da un gran numero di aziende e liberi professionisti certificati da TDF. E tutto ci\u00f2 \u00e8 stato reso possibile proprio dalle scelte che hanno portato prima Sun a condividere il codice sorgente di OpenOffice.org e successivamente TDF ad adottare una licenza copyleft e un governo condiviso per LibreOffice.\n\n=== Mito 5: continuiamo a usare quello che usiamo. Tanto \u00e8 uguale ===\nQuesto mito, nel caso in cui un ente decida di migrare da un software proprietario a uno libero, talvolta si declina anche come:\n''gli utenti non percepiscono la differenza e comunque si devono adattare a quello che l'Ente gli fornisce''.\n\nQueste affermazioni sottintendono una scarsa considerazione degli utenti e delle loro potenzialit\u00e0 e anche del contesto lavorativo nel suo insieme. Nel momento in cui si sceglie software libero lo si fa per ragioni ben precise che gli utenti possono e devono conoscere e condividere. Non si pu\u00f2 pensare di \u201cliquidare\u201d la scelta libero/proprietario con un \u201ctanto \u00e8 uguale\u201d. Perch\u00e9 uguale non \u00e8 e le differenze gli utenti le possono non solo comprendere ma anche valutare e analizzare per poi fare liberamente la scelta che ritengono migliore per loro. \n\nScegliere il software libero significa anteporre la consapevolezza e quindi la libert\u00e0 di ciascuno nell\u2019individuare una soluzione adatta al problema da risolvere. Il \"''tanto \u00e8 uguale''\" lo si sostituisce con un \"''il software libero \u00e8 molto diverso da quello proprietario e ti spiego perch\u00e9''\". Questa \u00e8 la modalit\u00e0 di approccio giusta.\n\nLe esperienze di migrazione a software libero dimostrano che: da una parte il pi\u00f9 importante fattore di rischio \u00e8 la resistenza al cambiamento degli utenti, che pu\u00f2 tuttavia essere superata attraverso un adeguato piano di comunicazione e formazione\n# spiegando in modo chiaro le motivazioni del progetto, compresi i benefici per la collettivit\u00e0 e gli impatti sulla qualit\u00e0 del lavoro; spiegando come il progetto viene articolato, in tutte le sue fasi\n# formando gli utenti (e il personale di supporto) all'uso del nuovo strumento che gli si chiede di adottare\n# coinvolgendo tutti i soggetti interessati in modo attivo, attraverso incontri e partecipazione attraverso i social media.\n\nIn secondo luogo, tali esperienze evidenziano l'importanza di condurre un'approfondita indagine preliminare finalizzata a comprendere la tipologia dei dati utilizzati (nel caso di migrazioni a LibreOffice, ad esempio, la tipologia dei documenti), l'eventuale grado di interazione del software che si intende sostituire con applicazioni terze e i fabbisogni formativi degli utenti.\n\nScegliere il software libero significa anche scegliere di valorizzare i contributi di ciascuno, essere trasparenti nella gestione del progetto e disponibili ad accogliere le differenti esigenze.\n\n== Un'alternativa c'\u00e8 sempre: quale software scegliere? ==\nIn questa sezione verranno presentate differenti esigenze e per ciascuna verranno proposte una o pi\u00f9 soluzioni basate su software libero e una o pi\u00f9 soluzioni basate su software proprietario.\nL'obiettivo non \u00e8 quello di elencare tutti i software disponibili sia in ambito libero che proprietario, obiettivo per il quale esistono dettagliate voci di Wikipedia, quanto piuttosto mettere in evidenza le caratteristiche e la specificit\u00e0 dei principali competitor, fornendo gli elementi, anche economici, utili per un confronto e una scelta.\n\nIn ambito di software libero generalmente abbiamo preso in considerazione quei software che sono disponibili per differenti sistemi operativi; in ambito proprietario, invece, abbiamo tipicamente considerato i software di riferimento nei vari ambiti.\n\n=== Scrivere un documento ===\nL\u2019esigenza della videoscrittura \u00e8 quasi superfluo descriverla. Quante volte ci \u00e8 capitato di dover scrivere una lettera, un documento, un invito, un compito a pc? La risposta non pu\u00f2 che essere quotidianamente, pi\u00f9 volte al giorno. Scrivere e formattare, ovvero dare una veste grafica il pi\u00f9 gradevole e professionale possibile a ci\u00f2 che scriviamo, sono azioni alle quali nemmeno pensiamo pi\u00f9 tanto sono abitudinali.\n\nCi\u00f2 che pu\u00f2 essere definita esigenza nuova \u00e8 invece la collaborazione a uno stesso documento caricato in rete. Pratica che si \u00e8 diffusa molto e che consente a pi\u00f9 persone di agire su uno stesso scritto \u201ca distanza\u201d, in modo collaborativo. Questa opportunit\u00e0, assolutamente interessante, nasconde dei rischi spesso sottovalutati: utilizzare un servizio cloud pubblico, infatti, significa conservare il documento su uno spazio non \u201clocale\u201d (com'\u00e8, invece, il proprio pc) ma di altri, per il quale si sottost\u00e0 alle condizioni imposte dal fornitore del servizio. Condizioni che andrebbero lette e conosciute al fine di valutare l\u2019opportunit\u00e0 o meno di usare questi servizi e soprattutto per cosa usarli e per cosa invece decidere di non usarli.  \n\n==== Soluzioni libere ====\n===== LibreOffice Writer =====\nTra le soluzioni libere c\u2019\u00e8 LibreOffice, un pacchetto di applicativi utili a gestire le attivit\u00e0 d\u2019ufficio. Il programma per scrivere \u00e8 LibreOffice Writer, strumento di videoscrittura che consente di svolgere tutte le attivit\u00e0 che permettono di comporre e formattare documenti anche complessi. \n\nTra le cose che LibreOffice Writer mette a disposizione, e che altre soluzioni proprietarie di semplice videoscrittura non consentono, c\u2019\u00e8 la creazione di moduli editabili pdf, ovvero la possibilit\u00e0 di comporre dei documenti con parti fisse e parti compilabili che, trasformate in formato pdf, possono essere lette e compilate in modo semplice, senza disporre di software particolari.\n\nAltra particolarit\u00e0 di Writer \u00e8 che salva nativamente i documenti in formato aperto standard ODF, ovvero un formato che garantisce la leggibilit\u00e0 nel tempo dei documenti e la possibilit\u00e0 di aprirli con oltre cento diversi programmi. Il formato aperto standard consente, infatti, l\u2019indipendenza non solo da fornitore (come nel caso del software libero) ma anche da software, visto che consente il facile scambio da programma a programma.  \n\nEsistono delle estensioni, ovvero delle funzioni aggiuntive al programma, da installare a parte e che consentono di fare molte altre cose rispetto a quelle gi\u00e0 disponibili su Writer. Per esempio ci sono estensioni per salvare gli ebook direttamente in formato .epub, estensioni per firmare digitalmente i documenti o per avere a disposizione un numero maggiore di immagini clipart. \n\n==== Soluzioni proprietarie ====\n===== Microsoft Office =====\nLo strumento pi\u00f9 conosciuto tra quelli proprietari \u00e8 Microsoft Word, facente parte del pacchetto Office (da scegliere nelle sue diverse versioni). Il programma si presenta diverso da LibreOffice dalla sua versione 2007 che ha adottato una interfaccia denominata \u201cribbon\u201d in cui al posto dei men\u00f9 sono comparsi dei \u201cnastri\u201d con le icone delle azioni da svolgere. \n\nA livello di funzioni possibili, Word presenta, come nel caso di LibreOffice Writer, quelle utili a formattare e impaginare documenti. Si va dalla gestione delle tabelle, all\u2019inserimento di elementi grafici, alla creazione di lettere personalizzate basate su banche dati esterni, alla realizzazione di documenti complessi con indici e sommari. Tutto \u00e8 fattibile con entrambi gli strumenti, libero e proprietario, in modi di poco differenti. \n\n===== Gdocs: una soluzione in cloud =====\nNel caso in cui si avesse la necessit\u00e0 di editare un testo tra pi\u00f9 persone, \u00e8 possibile usare il servizio offerto gratuitamente agli iscritti a Gmail di composizione dei testi. \n\nLo strumento di editing in Gdocs consente, oltre alla scrittura e formattazione del testo, la possibilit\u00e0 di commentare un testo al fine di comporlo insieme ad altri e gestire quindi tutta la parte dei commenti \u201cin diretta\u201d, anche lavorandoci contemporaneamente in pi\u00f9 persone.\n\nRispetto agli strumenti come Writer o Word, il servizio presenta un numero inferiore di funzioni, limitate a quelle di base di composizione e formattazione. Una volta preparato il documento \u00e8 possibile scaricarlo in diversi formati tra i quali anche il formato aperto ODF.\n\n=== Costruire un foglio di calcolo ===\nQuando abbiamo bisogno di realizzare tabelle all\u2019interno delle quali impostare dei calcoli o dove rappresentare \u201cun archivio ordinato di dati\u201d senza ricorrere a software specifici di gestione database, la soluzione pi\u00f9 efficace \u00e8 quella del foglio di calcolo. Conosciuto anche, e in maniera altrettanto corretta, come foglio elettronico (nella denominazione inglese spreadsheet) facilita il lavoro dell'utente nell'ordinare i dati da inserire all'interno del programma, poich\u00e9 mette nativamente a disposizione la possibilit\u00e0 di inserimento in righe e colonne. Queste, a loro volta, ospitano un numero considerevole di celle, cos\u00ec che ogni cella rappresenti un riferimento univoco, identificato da una lettera dell'alfabeto e un numero.\n\nTante le applicazioni dei fogli di calcolo: creare una comoda rubrica per ordinare i nostri contatti, specificando nell'intestazione di ogni colonna un dettaglio che vogliamo aggiungere per identificare al meglio i contatti stessi; in ambito scolastico, mediante la funzione media, ottenere rapidamente la media aritmetica delle votazioni conseguite nelle varie discipline; calcolare rapidamente totali in riga o colonna.\n\n==== Soluzioni libere ====\n===== LibreOffice Calc =====\nPer impostare un foglio di calcolo \u00e8 possibile utilizzare Calc del pacchetto LibreOffice che mette a disposizione tutte le funzioni utili a: creare e gestire una tabella di dati, inserire operazioni e funzioni matematiche gi\u00e0 presenti e possibili da scegliere, rappresentare graficamente i dati, inserire subtotali, applicare filtri in modo da simulare una \u201cvista\u201d particolare su una grande quantit\u00e0 di dati, fare tabelle pivot nel caso si vogliano raggruppare in modo automatico le informazioni. Tutte operazioni che consentono all\u2019utente o di vedere il risultato di un calcolo matematico oppure di gestire semplici tabelle di dati, senza dover ricorrere a strumenti pi\u00f9 complessi di gestione database. \n\nIl formato in cui sono salvati i fogli di calcolo nativamente \u00e8 .ods, formato aperto e libero pienamente compatibile (e quindi possibile da leggere e modificare) anche con altri software proprietari. \n\n==== Soluzioni proprietarie ====\n===== Microsoft Office Excel =====\nAlcuni utenti tendono a chiamare il foglio di calcolo \u201cfoglio Excel\u201d tanta \u00e8 l\u2019abitudine all\u2019uso di questo strumento ma, in realt\u00e0, questo \u00e8 solo uno dei software possibili da usare. Al di l\u00e0 dell\u2019interfaccia grafica, che nel caso di Microsoft Office \u00e8 tipicamente quella a nastro, ovvero \u201cribbon\u201d e non quella a men\u00f9, le funzioni presenti e la gestione del foglio sono assolutamente analoghe a quelle offerte da LibreOffice Calc. \n\n===== GDocs =====\nNel caso in cui si abbia l\u2019esigenza di gestire in condivisione con altri un foglio e quindi fare ricorso a soluzioni cloud, \u00e8 possibile pensare a Google Fogli (Sheets), disponibile gratuitamente per gli utenti che dispongono di una casella di posta elettronica Gmail. Stessa gestione dei fogli elettronici descritta nei paragrafi sopra, con una disponibilit\u00e0 di funzioni e operazioni possibili leggermente inferiore agli altri software citati e con in pi\u00f9 la possibilit\u00e0 di collaborare on-line.\n\n=== Preparare una presentazione multimediale ===\nAl pari della scrittura di documenti di testo e dell\u2019utilizzo dei fogli di calcolo, la realizzazione di presentazioni multimediali costituisce una delle principali attivit\u00e0 di chi utilizza una suite di office automation.\n\nNonostante, da qualche tempo, si stia diffondendo sempre di pi\u00f9 un tipo di presentazione multimediale non pi\u00f9 basata sulla successione di diapositive, ma sulla riproduzione di elementi in un flusso continuo, all\u2019interno di un singolo spazio virtuale, questa funzionalit\u00e0 \u00e8 largamente utilizzata in ambito scolastico, accademico, lavorativo e divulgativo in generale e costituisce, dunque, uno degli elementi pi\u00f9 importanti da valutare nella scelta della suite office.\n\nTrattandosi di una funzione largamente utilizzata da diversi anni, tutte le suite offrono strumenti avanzati per la realizzazione e la gestione di tali presentazioni, pur con qualche differenza.\n\n==== Soluzioni libere ====\n===== LibreOffice Impress =====\nImpress \u00e8 il nome dell\u2019applicativo per la gestione delle presentazioni contenuto nella suite di programmi LibreOffice. Oltre alle consuete funzioni atte allo scopo, comuni anche ad altri programmi della stessa categoria, quali l\u2019inserimento di elementi audio/video, grafici, animazioni, ecc., questa applicazione \u00e8 caratterizzata da alcune funzioni peculiari e molto utili.\n\nCome gi\u00e0 detto per i \u201cfratelli\u201d Writer e Calc, Impress permette l\u2019esportazione rapida in formato PDF del proprio lavoro, andando a creare un file possibile da riprodurre senza problemi di compatibilit\u00e0 e quindi nella stessa maniera su qualsiasi piattaforma, cosa molto utile nel caso in cui la macchina su cui viene realizzata la presentazione non sia la stessa utilizzata per mostrarla.\n\nUna funzione molto utile, specie quando si lavora a presentazioni \u201cvoluminose\u201d (vuoi per numero di diapositive o per tipo di contenuti) \u00e8 quella di compressione della presentazione, che permette di ridurre le dimensioni del file, rendendone pi\u00f9 semplici la gestione e l\u2019invio tramite posta elettronica.\n\nTra gli strumenti pensati per facilitare l\u2019esecuzione delle presentazioni, i due principali sono la presentation console ed il controllo remoto.\n\nLa console \u00e8 una modalit\u00e0 di visualizzazione che viene mostrata sullo schermo del computer da cui viene controllata la presentazione e che mette a disposizione del relatore alcuni controlli come la visualizzazione della slide psuccessiva a quella attualmente mostrata, delle note associate alla diapositiva, l\u2019orario corrente e il tempo trascorso dall\u2019inizio della presentazione.\n\nLa funzionalit\u00e0 di controllo remoto consente di gestire la presentazione da un dispositivo mobile, come uno smartphone, collegato tramite Wi-Fi o Bluetooth al computer e che, oltre ai gi\u00e0 citati controlli presenti nella console, comprende anche una funzione di \u201cpuntatore laser\u201d, utilizzabile toccando con il dito lo schermo dello smartphone in corrispondenza del punto in cui si vuole far apparire il puntatore laser.\n\n==== Soluzioni proprietarie ====\n===== Microsoft PowerPoint =====\nProbabilmente il software di gestione delle presentazioni multimediali pi\u00f9 conosciuto, PowerPoint consente la creazione di sequenze di slide anche partendo da modelli predefiniti disponibili o scaricabili da Internet.\n\nTra le cose particolari particolarmente apprezzate dagli utenti e non disponibili in altre soluzioni libere, ci sono le smartart, ovvero degli oggetti proprietari grafici, facili da inserire in quanto gi\u00e0 graficamente preimpostati e solo da personalizzare nei contenuti o nella grafica. Con le smartart \u00e8 possibile disegnare diagrammi, schemi o stilizzare i contenuti testuali utilizzando forme gi\u00e0 \u201cpronte\u201d. L\u2019uso di strumenti come questo, seppure comodi e veloci, \u00e8 da sconsigliare in quanto scarsamente compatibili con altri strumenti di creazione presentazioni.\n\n===== Google Presentation =====\nCome gi\u00e0 evidenziato nel caso della videoscrittura e della gestione dei fogli di calcolo, qualora si abbia l\u2019esigenza di creare una presentazione in modo collaborativo, lavorando in gruppo, si pu\u00f2 ricorrere a soluzioni cloud come quella disponibile per gli utenti Gmail gratuitamente da Google Presentazioni. Le funzioni a disposizione in questo caso sono inferiori sia rispetto a LibreOffice Impress che a Microsoft Powerpoint.\n\n=== Disegnare ===\nIl disegno in \u201cdigitale\u201d consente di spaziare in diversi ambiti: scegliendo, infatti, i software giusti, \u00e8 possibile sia divertirsi a creare \u201cdisegni\u201d colorati proprio come li intendono i bambini, che vere e proprie pubblicazioni grafiche.\n\nPartendo dal contesto scolastico, laddove educazione e cultura digitale dovrebbero fondersi insieme al di l\u00e0 dello strumento utilizzato, \u00e8 possibile usare strumenti di disegno per schematizzare argomenti al fine di facilitarne l'apprendimento. Ad esempio, attraverso l\u2019uso di forme e frecce di collegamento, si possono rappresentare le tappe principali di un evento storico o le gesta dei personaggi che hanno attraversato un'epoca oppure, per i bambini pi\u00f9 piccoli, comporre nuove forme e colorarle.\n\nOltre al disegno, \u00e8 possibile utilizzare elementi grafici e strumenti di disegno per creare locandine, volantini o altro materiale utile a far conoscere una iniziativa organizzata  a scuola.\n\n==== Soluzioni libere ====\n===== LibreOffice Draw =====\nLibreOffice Draw, disponibile gratuitamente nella suite LibreOffice, \u00e8 un software di grafica vettoriale da poter utilizzare per realizzare disegni anche di tipo professionale. L'area di lavoro si presente pulita: foglio A4 con layout verticale, strumenti di lavoro disponibili in comodi pulsanti allineati a sinistra, opzioni di formattazione o personalizzazione degli elementi accessibili a destra.\n\nNumerosi gli strumenti a disposizione: dalle caselle di testo alle forme, alle immagini, possibili da personalizzare nel formato oltre che nella disposizione.\n\nConsente di salvare il proprio elaborato in formato aperto standard ODF (pi\u00f9 nello specifico, disegno .odg) o esportarlo in pdf con differenti opzioni applicabili al formato stesso: il tutto, nell'ottica di preservarne la qualit\u00e0 e consentire stampe in serie del documento o invii mediante la posta elettronica.\n\nDa considerare la possibilit\u00e0, di sfruttare modelli grafici tematici messi a disposizione dalla comunit\u00e0 di utilizzatori di LibreOffice, liberamente scaricabili dal sito https://extensions.libreoffice.org/templates/ e utilizzabili come spunto o integrazione.\n\nMolto interessante la possibilit\u00e0 che offre LibreOffice Draw di modificare in modo abbastanza semplice file .pdf, come per esempio compilando moduli prestampati.  \n\n==== Soluzioni proprietarie (da integrare) ====\n===== Microsoft Publisher e Visio =====\nNell'ambito del software proprietario, Microsoft mette a disposizione due differenti software: il primo, Publisher, noto ed in grado di gestire molteplici pubblicazioni editoriali come gli esempi descritti nel paragrafo precedente; il secondo, Visio, pi\u00f9 mirato per la creazione di diagrammi e che, ad esempio, pu\u00f2 essere impiegato da un amministratore di rete per ricreare graficamente, con icone, la mappa della sua infrastruttura.\n\n=== Usare strumento di disegno tecnico (CAD) ===\n\nFino a qualche anno fa la progettazione assistita dal calcolatore \u2013 in inglese Computer Aided Design (CAD) \u2013 era limitata sostanzialmente all\u2019utilizzo di programmi di disegno tecnico bidimensionale: tracciando linee, curve ed altre primitive grafiche, utilizzando gli strumenti di vincolo (parallelismo, tangenza, ortogonalit\u00e0), di aggancio ai punti notevoli (estremi, punti medi, centri...), di taglio, spostamento, copiatura quotatura ed altri ancora si potevano creare piante, prospetti e sezioni in modo molto pi\u00f9 rapido e preciso di quanto non si potesse fare a mano, sul tecnigrafo.\n\nNonostante sopravvivano tuttora esigenze di rappresentazione nelle due dimensioni, oggi la progettazione (meccanica, architettonica, industriale ecc.) \u00e8 perlopi\u00f9 un lavoro di modellazione solida tridimensionale: si parte generalmente da una primitiva solida (cubo, parallelepipedo, sfera, cilindro\u2026) o pi\u00f9 spesso da un solido ottenuto per estrusione (prisma) o per rivoluzione a partire dal disegno della sua sezione su un piano; talvolta conviene utilizzare una forma pi\u00f9 complessa, generata mediante operazioni di ''loft'' (estrusione che unisce due o pi\u00f9 profili diversi) o di ''sweep'' (estrusione di un profilo lungo un percorso); al solido di base si aggiungono e/o tolgono via via parti di solido, si applicano raccordi, smussi, svuotamenti, fori, lavorazioni in serie ecc. Esiste poi la possibilit\u00e0 di assegnare dimensioni e vincoli geometrici ad ogni parte del modello, nonch\u00e9 di applicare relazioni matematiche tra dimensioni, con la possibilit\u00e0 di modificare dinamicamente dimensioni e relazioni correggendo in tempo reale la geometria del solido.\n\nLa maggior parte degli strumenti per il CAD 3D include anche la possibilit\u00e0 di creare assiemi unendo fra loro parti diverse, utilizzando vincoli di varia natura, per avere una rappresentazione \u201cvirtuale\u201d dell\u2019opera finale quanto pi\u00f9 possibile precisa e completa. Ovviamente \u00e8 possibile produrre viste e sezioni 2D a partire dal modello tridimensionale, sebbene questa operazione stia di fatto perdendo gran parte della sua utilit\u00e0: infatti il modello 3D pu\u00f2 contenere in s\u00e9 tutte le informazioni (geometriche, ovviamente, ma anche quelle relative ai materiali, alle eventuali lavorazioni ecc.) necessarie alla realizzazione dell\u2019oggetto, soprattutto se prodotto utilizzando tecnologie digitali come macchine a controllo numerico o stampanti 3D; la \u201cmessa in tavola\u201d, invece, tende necessariamente ad estrarre solo una parte di quelle informazioni.\n\nAnalizzando di seguito alcuni tra i principali strumenti software per la progettazione, diremo di volta in volta a quale tipologia di CAD ( 2D, 3D o entrambi) si riferiscono.\n\n==== Soluzioni libere ====\n===== LibreCAD =====\nApplicazione multipiattaforma (Windows, Linux, MacOS) per il disegno 2D, distribuita con licenza libera GNU GPLv2. Semplice, leggera, completa delle funzioni di base sopra descritte e di altre ancora, usa per il salvataggio dei file il formato DXF, formato proprietario di cui per\u00f2 Autodesk pubblica le specifiche (essendo nato come file di interscambio). Queste caratteristiche lo rendono la soluzione ideale per uso didattico: c\u2019\u00e8 tutto quello che serve per imparare a mettere le mani nella progettazione al computer. Ovviamente, qualora non si abbia bisogno di strumenti particolarmente avanzati, LibreCAD va benissimo anche per un uso professionale generico.\n\n===== Qcad =====\n\u00c8 il \u201cpadre\u201d di LibreCAD, che da esso \u00e8 derivato per diverse ragioni, non ultima la non chiara politica di distribuzione del software, con versioni non libere con licenza a pagamento con funzionalit\u00e0 aggiuntive rispetto alla versione distribuita con licenza libera. La parentela si vede gi\u00e0 dalla somiglianza nell\u2019interfaccia utente. Qcad permette, scaricando moduli aggiuntivi non liberi, di gestire anche i file nei vari formati DWG proprietari di Autodesk.\n\n===== FreeCAD =====\nAl momento probabilmente la migliore applicazione libera per la modellazione 3D parametrica. Anch\u2019essa, come le precedenti, \u00e8 disponibile per Windows, Linux e MacOS. La caratteristica pi\u00f9 evidente \u00e8 la sua struttura modulare, o per \u201cbanchi di lavoro\u201d, che gli conferisce la possibilit\u00e0 di sviluppare facilmente funzionalit\u00e0 non ancora presenti semplicemente aggiungendo un nuovo modulo all\u2019apposito menu a tendina, cos\u00ec come realizzando macro e script in python per l\u2019aggiunta di funzionalit\u00e0 particolari.\n\nAbbiamo l\u2019ambiente per la modellazione di parti, quello per la progettazione architettonica, per la creazione di rendering (installando POV-Ray oppure LuxRender), per la messa in tavola, per l\u2019analisi strutturale (installando CalculiX, software open source per il l\u2019analisi agli elementi finiti) e tanti altri. Il formato FCStd con cui salva nativamente i file \u00e8 aperto e basato su XML. Molti altri formati (Step, Iges, STL, OBJ\u2026) sono disponibili. \n\nPer sua natura di software libero \u00e8 lecito attendersi nel medio futuro una sensibile maturazione del programma sia per quanto riguarda la stabilit\u00e0 che l\u2019estensione delle funzionalit\u00e0. Ottimo per la didattica, validissimo anche per uso occasionale generico, molto usato tra i makers per la sua facilit\u00e0 d\u2019uso.\n\n==== Soluzioni proprietarie ====\n===== Autocad =====\nProdotto da Autodesk, storicamente \u00e8 stato il primo programma per la progettazione (2D) disponibile per personal computer (prima di lui la progettazione si faceva su workstation dedicate), quindi anche il pi\u00f9 longevo. Via via si \u00e8 arricchito di funzioni sempre nuove e sempre pi\u00f9 complesse, come strumenti di progettazione 3D e la possibilit\u00e0 di interfacciarsi con applicativi di terze parti (ad esempio per l\u2019analisi strutturale), che lo ha reso lo standard di fatto nel suo settore fra i professionisti. Oltre alla versione per Windows esiste una versione per Mac OS. Autocad salva i file nel formato DWG, che tuttavia cambia ogni anno, ad ogni nuova versione del software, che pu\u00f2 gestire e utilizzare le vecchie versioni dei file ma non viceversa.\n\n===== Inventor =====\n\u00c8 lo strumento di Autodesk specifico per la progettazione meccanica 3D. Comprende ambienti per la modellazione di parti generiche e uno specifico per la creazione di parti in lamiera, per generare assiemi di parti, tavole bidimensionali, rendering tridimensionali ed altro ancora, nonch\u00e9 la disponibilit\u00e0 di librerie di parti standard gi\u00e0 pronte (viti, bulloni, dadi, rondelle\u2026).\n\nInventor funziona solo su sistemi operativi Windows, e per alcune funzionalit\u00e0, come la creazione di famiglie di parti, necessita della presenza di Microsoft Excel. Per i formati (proprietari) dei file vale quanto detto per Autocad: ogni anno esce una nuova versione del software, a cui \u00e8 associata una nuova versione del formato dei file non compatibile con le vecchie versioni del programma.\n\n===== SolidWorks =====\nProdotto dalla francese Dassault Syst\u00e8mes, \u00e8 uno dei principali concorrenti di Inventor (o viceversa) nel campo della progettazione meccanica parametrica 3D. Intuitivo e facile da usare, anch\u2019esso nel tempo ha sviluppato molti moduli per applicazioni specifiche, come ad esempio la progettazione di circuiti elettronici. Come Inventor \u00e8 adatto per una progettazione avanzata: ad esempio \u00e8 possibile definire variabili, o relazioni anche complesse tra grandezze presenti nel modello (o negli assiemi) in modo tale che la modifica di una informazione (ad esempio una dimensione) venga automaticamente aggiornata ovunque quella informazione sia presente.\n\nDisponibile solo per Windows.\n\n===== DraftSight =====\n\u00c8 il CAD 2D di Dassault Syst\u00e8mes. La sua caratteristica principale \u00e8 l\u2019esistenza di una versione scaricabile gratuitamente (oltre alle versioni \u201cProfessional\u201d e \u201cEnterprise\u201d, a pagamento e con un numero maggiore di funzionalit\u00e0) che, unita alla possibilit\u00e0 di leggere e scrivere i file nello stesso formato DWG usato da Autocad e alla disponibilit\u00e0 di versioni anche per Linux e MacOS ne fanno una alternativa molto appetibile ad Autocad per chi deve avere a che fare con il suo formato di file, ma non tanto da giustificare il costo della sua licenza.\n\n===== Solid Edge =====\nAlternativa ai \u201cmostri sacri\u201d (SolidWorks e Inventor) proposta da Siemens PLM Software, con funzionalit\u00e0 pi\u00f9 o meno equivalenti ai suoi concorrenti, ivi compresa la possibilit\u00e0 di acquistare separatamente moduli specifici per alcune funzioni particolari, come ad esempio la progettazione di impianti idraulici o cablaggi elettrici. Utilizza formati di file proprietari (con la possibilit\u00e0, come per i suoi rivali, di importare ed esportare in una grande variet\u00e0 di formati) ed \u00e8 disponibile solo per sistemi Windows.\n\n===== Rhinoceros =====\nNel panorama dei programmi per la modellazione tridimensionale, \u201cRhino\u201d si distingue soprattutto per essere focalizzato sulla modellazione di superfici piuttosto che di solidi. Ogni oggetto, quindi, \u00e8 definito come una serie di superfici NURBS tra loro connesse. Facile da usare, con una vasta disponibilit\u00e0 di plug-in che ne estendono le funzionalit\u00e0 (ad esempio verso il CAM, per la generazione dei percorsi utensile per realizzare gli oggetti mediante macchine a controllo numerico). \u00c8 disponibile per Windows e MacOS, ma non per i sistemi Linux.\n\n=== La stampa 3D dal progetto all'oggetto ===\nL\u2019idea di poter progettare e produrre da s\u00e9 un qualsiasi oggetto non \u00e8 una novit\u00e0. La novit\u00e0 della stampa 3D sta nel fatto di poter usare strumenti digitali che \u201caggiungono\u201d del materiale (processo additivo). Ma la vera rivoluzione a cui stiamo assistendo in questi anni \u00e8 data dalla forte riduzione dei costi che ha reso la stampa 3D una tecnologia veramente accessibile.\n\nIn un passato non troppo lontano la ''prototipazione rapida'' (come si chiamava a quei tempi) era di fatto riservata alla progettazione industriale e architettonica: macchine costosissime utilizzavano tecnologie coperte da brevetto per depositare strati successivi di materiale uno sull\u2019altro, realizzando prototipi pi\u00f9 rapidamente di quanto non fosse possibile con le tecnologie tradizionali di lavorazione dal pieno per asportazione di materiale (tornitura e fresatura, manuali o controllate dal computer). La scadenza di alcuni di questi brevetti ha messo la tecnologia a disposizione di tutti: a partire dal progetto RepRap, che aveva in animo di creare stampanti 3D per \u201creplicazione\u201d, cio\u00e8 utilizzando ovunque possibile parti realizzate tramite altre stampanti 3D, \u00e8 nato un vero e proprio universo di macchine (in gran parte si tratta di progetti open source, utilizzabili e modificabili liberamente e gratuitamente) e, parallelamente, anche concrete opportunit\u00e0 di business.\n\nIn particolare qui ci riferiremo soprattutto alla tecnologia FDM (Modellazione a Deposizione Fusa, ''Fused Deposition Modeling''), tipica delle stampanti che depositano strati di filamento di materiale termoplastico fuso attraverso un sistema di estrusione ad ugello caldo, ma i concetti esposti si adattano in generale a qualsiasi tecnologia di produzione additiva (''additive manufacturing'').\n\nPer ottenere un oggetto fisico non basta avere una stampante 3D, ma servono anche un computer e dei programmi:\n* un\u2019applicazione per la '''modellazione 3D''' dell\u2019oggetto da produrre;\n* un\u2019applicazione ('''slicer''') che si occupi di suddividere l\u2019oggetto in strati di spessore opportuno e, all\u2019interno di ogni strato, di determinare i percorsi che la stampante deve seguire per depositare il materiale uno strato dopo l\u2019altro e creare la giusta sequenza di comandi;\n* un\u2019applicazione ('''client''') che permetta la comunicazione tra il computer che invia i comandi e la stampante che li riceve. In realt\u00e0 molte stampanti hanno la possibilit\u00e0 di leggere il file con le istruzioni direttamente da una scheda SD, rendendo superflua la connessione fisica della stampante a un computer e quindi non necessario l\u2019utilizzo di un client.\n\n=== Modellazione 3D ===\nNe abbiamo gi\u00e0 parlato, in parte, nel capitolo sul disegno CAD: uno qualsiasi dei programmi per la progettazione CAD 3D che abbiamo citato va bene. Infatti tutti i programmi CAD 3D sono in grado di esportare il modello 3D in uno dei formati (tipicamente il formato STL) che gli slicer sono in grado di leggere. Tuttavia oltre ai programmi per la modellazione 3D parametrica esistono anche altri programmi per la modellazione tradizionale.\n\n==== Soluzioni libere ====\n===== Blender =====\nMultipiattaforma, nasce soprattutto per gli studi di animazione. L\u2019enorme mole di strumenti a disposizione in programmi di questo tipo li rende poco intuitivi per un utilizzo di base (ma molto funzionali una volta acquisita la giusta padronanza); con un po\u2019 di pratica si pu\u00f2 usare con soddisfazione per modellare oggetti da stampare.\n\n===== OpenSCAD =====\nSi tratta di uno strumento un po\u2019 particolare: decisamente pi\u00f9 vicino alla modellazione parametrica, \u00e8 in realt\u00e0 un ambiente non interattivo in cui la modellazione avviene utilizzando un vero e proprio linguaggio di programmazione. L\u2019esecuzione dello script genera nella finestra di visualizzazione il solido finale, che pu\u00f2 essere esportato in diversi formati. La sua natura che fonde modellazione tridimensionale e ''coding'' lo rende uno strumento molto interessante nella didattica oltre che in ambito tecnico-scientifico. \u00c8 un programma multipiattaforma.\n\n==== Soluzioni proprietarie ====\n===== Maya =====\nProdotto da Autodesk, \u00e8 uno dei principali concorrenti di Blender, a cui assomiglia molto per caratteristiche, interfaccia utente, flusso di lavoro e prestazioni. Esistono versioni di Maya per sistemi Windows, Mac OS e Linux.\n===== Cinema 4D (C4D) =====\nNato negli anni \u201890 per i computer Amiga e disponibile oggi per Windows e Mac OS, C4D \u00e8 prodotto dalla tedesca Maxon ed \u00e8 anch\u2019esso, come Maya e Blender, orientato soprattutto alla realizzazione di animazioni tridimensionali. \u00c8 dotato di strumenti di modellazione poligonale, parametrica e sculturata molto potenti.\n===== Sketchup =====\nAcquisito da Google con l\u2019idea di farne un semplice strumento con il quale l\u2019utente potesse creare contenuti tridimensionali da aggiungere a Google Earth, oggi \u00e8 uno strumento abbastanza evoluto e completo per realizzare oggetti tridimensionali. Esiste in una versione \u201cPro\u201d a pagamento e una versione gratuita per uso personale e didattico, a cui sono stati disattivati alcuni strumenti (ad esempio quelli per convertire i modelli 3D in vari formati di file).\n===== Tinkercad =====\nSi tratta di uno strumento di modellazione basato su browser, oggi di propriet\u00e0 di Autodesk. Dopo essersi registrati sul sito, si accede con le proprie credenziali in un ambiente molto semplice e intuitivo nel quale si possono creare e modificare forme geometriche solide da combinare in vario modo per ottenere il modello desiderato, che si pu\u00f2 salvare sul proprio spazio cloud, pubblicare o scaricare nel formato STL per poter essere stampato.\n\n=== Slicer ===\nCome tutte le macchine a controllo numerico (CNC), le stampanti 3D utilizzano il G-Code, che \u00e8 uno standard ISO, come linguaggio di comunicazione. Compito dello slicer (che significa \u201caffettatrice\u201d) \u00e8 dunque quello di generare la sequenza di comandi G-Code (salvati in file con estensione .gcode) che permetta di costruire il solido tridimensionale. La stampa 3D \u00e8 un processo in cui entra in gioco un gran numero di parametri: lo spessore degli strati, la velocit\u00e0 di spostamento della testina di stampa, la portata di materiale da depositare, la temperatura di fusione, l\u2019attivazione e la regolazione di sistemi di raffreddamento del materiale depositato e/o di riscaldamento del piano di stampa e molti altri ancora. Tutti gli slicer si occupano di gestire tutte queste grandezze in maniera pi\u00f9 o meno automatica. La maggior parte di essi, infatti, permettono di impostare una modalit\u00e0 \u201csemplificata\u201d, dove all\u2019utente vengono mostrati solo pochi parametri e il software si occupa di ottimizzare tutti gli altri, oppure una modalit\u00e0 \u201cesperto\u201d in cui all\u2019utente viene dato un maggior controllo sul processo.\n\n\u00c8 impossibile qui anche solo citare il gran numero di programmi, liberi o proprietari, che rientrano in questa categoria. Ci limiteremo quindi ad accennare alle principali caratteristiche di qualcuno di essi.\n\n==== Soluzioni Libere ====\n===== Skeinforge =====\nStoricamente tra i primi ad apparire sulla scena della stampa 3D open source, \u00e8 costituito da una serie di script in Python che permettono di agire su praticamente tutti i parametri di stampa (e non solo, essendo possibile utilizzarlo anche per altri tipi di macchine CNC). Non facile da usare (anche se spesso era integrato all\u2019interno dei client, che si occupavano di richiamarne i comandi), recentemente ha lasciato il passo ad applicazioni pi\u00f9 ''user-friendly'' e pi\u00f9 performanti.\n\n===== Slic3r =====\nNato grazie al lavoro dell\u2019italiano Alessandro Ranellucci proprio come alternativa pi\u00f9 semplice ed efficiente a Skeinforge, si \u00e8 imposto ben presto come software di riferimento della sua categoria, soprattutto per la velocit\u00e0 di generazione del codice e per la qualit\u00e0 delle stampe che era in grado di produrre. Multipiattaforma per Windows, Linux  e Mac OS, oggi si trova anche integrato come motore di slicing (proprio al posto o come alternativa di Skeinforge) in alcuni client, i quali permettono all\u2019utente di mandare in stampa direttamente il modello 3D. Grazie alla sua licenza libera sono nate anche versioni che implementano funzioni particolari, o miglioramenti di funzioni esistenti, o ancora ottimizzazioni per alcuni modelli di stampante, come avviene ad esempio per la versione \u201cPrusa Edition\u201d di Slic3r.\n\n===== Cura =====\nNato anch\u2019esso come alternativa libera e multipiattaforma a Skeinforge, oggi \u00e8 mantenuto da Ultimaker, azienda leader nella produzione di stampanti 3D. Interessante la funzione di slicing in tempo reale, che permette la visualizzazione quasi istantanea degli strati e dei percorsi generati, per verificare direttamente l\u2019effetto dei cambiamenti dei parametri di stampa (funzione implementata da qualche tempo anche in Slic3r); viene mostrata anche una stima della durata e del costo della stampa. Altrettanto interessante \u00e8 la possibilit\u00e0 di eseguire plug-in scritti in Python (da scrivere in proprio, o da scaricare dall\u2019apposito archivio) che permettono di aggiungere funzionalit\u00e0 non presenti nell\u2019applicazione.\n\n==== Soluzioni proprietarie ====\n===== CraftWare =====\nFornito dalla ungherese Craft Unique insieme alle sue stampanti CraftBot, pur non essendo software libero \u00e8 scaricabile gratuitamente dal sito dell\u2019azienda ed \u00e8 utilizzabile con la maggior parte delle stampanti in commercio. Vanta un eccellente motore di slicing ed \u00e8 molto apprezzato per la qualit\u00e0 dell\u2019interfaccia utente e per l\u2019originale modalit\u00e0 di gestione del supporto (porzione di materiale generato appositamente per sostenere parti del modello che risultano a sbalzo, che verrebbero altrimenti stampate nel \u201cvuoto\u201d): \u00e8 infatti possibile cliccare nei punti del modello dove si desidera avere una colonna di supporto, laddove la maggior parte degli slicer generano invece il supporto in modo sostanzialmente automatico.\n\n===== Simplify3D =====\nDistribuito con licenza commerciale a pagamento, \u00e8 anch\u2019esso apprezzato \u2013 al pari di CraftWare, la cui licenza d\u2019uso \u00e8 per\u00f2 gratuita \u2013 per la possibilit\u00e0 di aggiungere manualmente parti di supporto, oltre che per la qualit\u00e0 generale del software. Anch\u2019esso multipiattaforma, supporta un gran numero di stampanti.\n\n=== Client ===\nIn principio le stampanti 3D comunicavano unicamente mediante la connessione a un PC tramite porta USB. Quindi era necessario avere un programma \u2013 un client, appunto \u2013 che permettesse all\u2019utente sia di inviare alla stampante semplici comandi, ad esempio di spostamento per la calibrazione del piano di stampa e dell\u2019estrusore, o di estrusione forzata di materiale per la pulizia dell\u2019ugello caldo, o di impostazione dei parametri per il pre-riscaldamento, e sia di inviare alla stampante i file .gcode con tutte le istruzioni necessarie a produrre un oggetto.\n\nOggi praticamente tutte le stampanti sono dotate di un lettore di schede SD dal quale leggere i file .gcode ma anche di un\u2019interfaccia di gestione pi\u00f9 o meno semplice: da una manopola con selettore di comandi e un semplice display nei casi pi\u00f9 semplici, fino a un touch-screen con interfaccia grafica nelle stampanti pi\u00f9 evolute. In questo modo \u00e8 possibile stampare senza avere un computer costantemente collegato alla stampante, e quindi rendere facoltativo l\u2019uso di un client, con il quale risulta comunque generalmente pi\u00f9 agevole interagire con la stampante.\n\nLa funzione di client \u00e8 fornita anche da molti degli slicer visti in precedenza e da altri ancora; viceversa molti client integrano la possibilit\u00e0 di avviare uno slicer e generare quindi il codice direttamente aprendo un modello 3D. \u00c8 possibile quindi avere di fatto una sola applicazione che svolga tutto il processo di stampa.\n\n==== Soluzioni libere ====\n===== Printrun =====\nNato pi\u00f9 o meno insieme allo slicer Skeinforge, di cui costituiva quindi il naturale completamento, \u00e8 in realt\u00e0 una suite multipiattaforma di applicazioni, tra cui Pronterface, il client \u201cclassico\u201d, con la sua interfaccia grafica, e Pronsole, un client a riga di comando, che permette di gestire una stampante da una console testuale (rendendo possibile anche l\u2019utilizzo da un computer remoto collegato in rete tramite protocolli di comunicazione come ssh). Oggi \u00e8 possibile utilizzare Slic3r direttamente dentro Printrun, per cui si pu\u00f2 lanciare una stampa semplicemente caricando il modello 3D in formato STL.\n\n===== Cura =====\nMentre Printrun \u00e8 un client con la possibilit\u00e0 fare ''slicing'', Cura \u00e8 uno slicer con la possibilit\u00e0 di inviare direttamente il file .gcode a una stampante collegata via USB, come un qualsiasi client. Comodo.\n\n===== Repetier-Host =====\nNato pi\u00f9 o meno contemporaneamente a Printrun, a lungo ha condiviso con esso la scena soprattutto delle stampanti del progetto RepRap. Della famiglia Repetier fanno parte anche un firmware (il software che gira all\u2019interno della stampante e ne gestisce le funzioni), adattabile a tutte le stampanti basate su piattaforma Arduino (che sono la stragrande maggioranza) e un server basato su browser, che permette di gestire una stampante attraverso un\u2019interfaccia web, e quindi anche da remoto, con la possibilit\u00e0 di collegare una webcam per controllare a distanza anche visivamente il lavoro di stampa.\n\n===== OctoPrint =====\nCome Repetier-Server, OctoPrint si presenta come la soluzione ideale per gestire una stampante attaverso la rete. Basta installare e configurare il pacchetto di applicazioni su un computer (collegato alla stampante tramite porta USB e alla rete tramite porta ethernet o wifi), che pu\u00f2 essere una macchina di prestazioni anche modeste, come un minuscolo ed economico Raspberry Pi (per il quale OctoPrint esiste come immagine preconfigurata da scaricare e copiare sulla sua scheda SD), per avere la possibilit\u00e0 controllare la stampante aprendo una pagina web teoricamente da qualsiasi parte del mondo. Anche OctoPrint, come Repetier-Server, fornisce la possibilit\u00e0 di collegare una webcam con cui osservare la stampante e anche registrare il filmato dell\u2019operazione di stampa. Interessante, installando anche CuraEngine (il motore di slicing di Cura) la possibilit\u00e0 di generare file .gcode da remoto sul computer su cui \u00e8 installato il client.\n\n==== Soluzioni proprietarie ====\n===== CraftWare =====\nCome Cura, anche CraftWare permette di inviare file .gcode direttamente alla stampante via USB.\n\n===== Simplify3D =====\nIl software integra un\u2019interfaccia di gestione molto completa ed intuitiva che permette il controllo completo della stampante 3D, rendendolo un client di qualit\u00e0. Come detto in precedenza, Simplify3D \u00e8 software proprietario e la licenza d\u2019uso \u00e8 a pagamento (circa $ 150 nel momento in cui scriviamo).\n\n=== Fare foto-ritocco ===\nModificare o ritoccare una immagine scattata in digitale \u00e8 indubbiamente una cosa che richiede competenze specifiche ma che, attraverso i software adatti, pu\u00f2 diventare possibile anche per \u201critoccare\u201d piccoli difetti o fare fotocomposizioni utili a pubblicazioni digitali o stampate. \n\nI programmi di fotoritocco sono solitamente dotati di una vasta serie di strumenti che permettono di rielaborare immagini di tipo raster, come ad esempio le fotografie delle macchine digitali. Consentono la modifica dei colori, della definizione, della grandezza dell\u2019immagine o l\u2019applicazione di effetti grafici particolari.\n\n==== Gimp ====\nIl programma, che ha da poco spento le sue venti candeline, nasce all\u2019interno dell\u2019universit\u00e0 di Berkeley e nel 1997 entra a far parte ufficialmente del progetto GNU tanto che il nome \u00e8 un acronimo di GNU Image Manipulation Program. Nato quindi come progetto universitario, si \u00e8 poi diffuso come alternativa libera alla manipolazione delle immagini.\n\nGIMP, disponibile per Windows, Mac e Linux, si presenta in maniera predefinita con una interfaccia grafica composta da tre finestre separate: quella dove viene caricata l\u2019immagine da elaborare, il pannello strumenti e una suddivisa a schede dove si pu\u00f2 accedere ad esempio ai livelli. Vi \u00e8 comunque la possibilit\u00e0 di abilitare la classica visualizzazione a finestra unica.\n\nTutti gli strumenti di manipolazione di GIMP possono essere raggiunti sia con il pannello degli strumenti sia tramite menu. Qui possiamo trovare filtri, pennelli, trasformazioni, selezione, livelli di immagine e strumenti per creare maschere.\n\nA partire dalla versione 2.4, gli sviluppatori hanno iniziato a ripensare completamente l\u2019interfaccia grafica, dando vita ad un gruppo di lavoro focalizzato esclusivamente su questo aspetto.\n\nI volontari del progetto stanno anche lavorando al superamento di alcune limitazioni sulla profondit\u00e0 del colore e introducendo una nuova libreria grafica, gi\u00e0 presente in parte nell\u2019attuale versione 2.8, ma che dovrebbe essere supportata pienamente nella versione 3.0.\n\nSotto il punto di vista dell\u2019importazione ed esportazione nei diversi formati, GIMP non \u00e8 secondo a nessuno:\n* dispone di supporto per importare ed esportare formati d\u2019immagine come BMP, JPEG, PNG, GIF e TIFF, oltre ai formati di file di svariate altre applicazioni, come appunto Photoshop\n* \u00e8 dotato di supporto per documenti PostScript\n* pu\u00f2 elaborare i dati da file SVG e i file ICO, le immagini per le icone di Windows\n* pu\u00f2 importare documenti PDF, permettendo di lavorare su singole pagine\n* \u00e8 in grado di lavorare con il formato Raw, impiegato da molte fotocamere digitali.\n\n==== Soluzioni proprietarie ====\n===== Photoshop =====\nIl software, sviluppato e distribuito da Adobe, \u00e8 nato nel 1990 per semplificare e agevolare i fotografi nel loro lavoro. Fin da subito la vocazione di questo programma era ed \u00e8 di tipo professionale. Disponibile per sistemi Mac e Windows, \u00e8 in grado di elaborare delle immagini scomponendole in livelli e permettendo di applicare dei filtri di elaborazione. Si pu\u00f2 tranquillamente dire che questo software \u00e8 utilizzato in tutti gli ambienti professionali dove \u00e8 richiesto sviluppo di contenuti grafici.\n\n==== Differenze? ====\nA livello tecnico entrambi i software lavorano con i livelli, con strumenti di taglio e manipolazione, con la regolazione dei colori, con filtri e pennelli digitali, con maschere di livello e possibilit\u00e0 di installare estensioni per aggiungere nuove funzionalit\u00e0. Quindi come strumenti operativi i due programmi offrono le stesse potenzialit\u00e0.\n\nVi sono comunque alcune differenze da sottolineare che possono far pendere per uno o l\u2019altro software:\n* Photoshop non \u00e8 compatibile con i plugin e script per GIMP, viceversa s\u00ec anche se con una limitata compatibilit\u00e0.\n* Photoshop non supporta il formato nativo di GIMP (XCF), mentre GIMP pu\u00f2 leggere e scrivere il formato (PSD) nativo di Photoshop, sempre con alcune limitazioni.\n* GIMP e Photoshop hanno differenti caratteristiche nelle gestione dei colori. Photoshop supporta immagini a 16 bit, 32 bit e a virgola mobile, gli spazi colori Pantone, CMYK e CIE XYZ. GIMP, invece, supporta solo CMYK con un plugin aggiuntivo. GIMP non pu\u00f2 supportare, per motivi legali, colore Pantone.\n* GIMP mette a disposizione gli script Python-Fu o Script-Fu, strumenti di programmazione molto flessibili, che tuttavia necessitano di una minima conoscenza di programmazione. Per contro Photoshop ha la possibilit\u00e0 di programmare macro e ripeterle semplicemente con un tasto play (a scapito della flessibilit\u00e0 e di un maggior controllo dell\u2019azione).\n\n=== Comporre musica ===\nI software di notazione musicale sono degli applicativi che permettono agli utenti non solo di scrivere spartiti ma anche di eseguirli, seppure in modo meccanico cio\u00e8 privo di interpretazione. Essi sono di fondamentale importanza in differenti ambiti di utilizzo:\n* nello studio della musica, in quanto possono fungere da 'tutor virtuale' e permettere all'allievo di avere un riscontro visivo e acustico di una determinata struttura musicale;\n* nella realizzazione di un prodotto tipografico ovvero nella creazione di uno spartito, a partire dai pi\u00f9 semplici per strumento solo fino a organici complessi come quelli orchestrali;\n* nella composizione/arrangiamento di brani musicali.\n\nIn passato il compositore per eccellenza era un pianista: il pianoforte era lo strumento ideale per simulare quello che poi si sarebbe verificato con l'orchestra, grazie all'ampio registro che pu\u00f2 coprire la tastiera.\n\nI software notazionali in questo senso sono diventati un nuovo ausilio che rende ancora pi\u00f9 verosimigliante l'anteprima del brano, poich\u00e9 oltre a dare la possibilit\u00e0 di ascoltare incastri armonici e ritmici, permettono all'ascoltatore di avere un'anteprima anche delle combinazioni timbriche.\n\nIn generale, una possibile limitazione dei software di notazione musicale \u00e8 relativa alle partiture di musica contemporanea; limite non tanto dato dagli applicativi quanto dall'impossibilit\u00e0 di disporre di una sintassi omogenea come invece avviene nella musica classica. Questo perch\u00e9 solitamente ogni compositore contemporaneo adotta linguaggi, rappresentazioni e tecniche di esecuzione ad hoc.\n\n==== MuseScore ====\n[https://musescore.org/ MuseScore] \u00e8 software libero per la creazione e l'esecuzione di partiture musicali. Gira su GNU/Linux, Mac OS e Windows ed \u00e8 stato tradotto in pi\u00f9 di 50 lingue.\n\nLa prima versione del software \u00e8 stata resa disponibile a inizio 2011 e si \u00e8 evoluta con l'aiuto della comunit\u00e0 di utenti che hanno contribuito con suggerimenti e segnalazioni di bachi. Quattro anni di ulteriore sviluppo sono culminati nel rilascio della versione 2.0 a inizio 2015, versione che ha segnato un considerevole miglioramento in termini di miglioramento dell'usabilit\u00e0, della funzionalit\u00e0 e stabilit\u00e0 del software.\n\nAttualmente prosegue il lavoro di consolidamento della versione 2 mentre in parallelo si sta gi\u00e0 lavorando alla preparazione del nuovo passaggio evolutivo che avverr\u00e0 quando nei prossimi anni verr\u00e0 rilasciata la versione 3.0. [https://musescore.org/en/user/101731/blog/2016/05/01/musescore-3.0-under-development-musescore-gets-smart Questa versione] sar\u00e0 focalizzata su una facilit\u00e0 d'uso ulteriormente migliorata, una maggiore velocit\u00e0 nella gestione di partiture complesse e un meccanismo di rappresentazione della partitura pi\u00f9 intelligente. Anche in questi casi sar\u00e0 fondamentale il contributo della comunit\u00e0 non solo degli sviluppatori ma anche degli utenti che possono contribuire provando i nightly build ovvero le versioni (instabili) in fase di sviluppo. Alcune delle caratteristiche della versione 3, quali ad esempio il supporto per gli strumenti virtuali (attraverso l'impiego di librerie SFZ), sono gi\u00e0 disponibili a partire dalla versione 2.1 rilasciata nel maggio 2017.\n\nPur consentendo di creare partiture anche complesse, il software si caratterizza per un'interfaccia utente semplice e chiara che riprende molti concetti familiari a chi conosce programmi di word processing o di grafica. Le note possono essere inserite attraverso il mouse, la tastiera del computer, una tastiera di pianoforte on-screen o una tastiera MIDI separata. L'esecuzione pu\u00f2 avvenire usando il sintetizzatore built-in oppure integrandosi con altri programmi del computer.\n\nMuseScore ha un'ampia comunit\u00e0 di utenti e sul sito di supporto [http://www.musescore.org musescore.org] si trovano forum di discussione, un manuale e altra documentazione on-line, tutorial video. Il sito pu\u00f2 anche essere utilizzato per segnalare problemi nel software e richiedere l'implementazione di nuove funzionalit\u00e0.\n\nIl sito [http://www.musescore.com musescore.com] permette agli utenti di condividere le partiture e ricercare in questa banca dati, per titolo oppure per organico strumentale. Inoltre le partiture condivise sul sito possono essere ricercate e visualizzate dalle applicazioni disponibili per i dispositivi mobili della famiglia Android o iOS.\n\nMuseScore \u00e8 stato scaricato milioni di volte e viene oggi utilizzato da musicisti, compositori, scuole e universit\u00e0 in tutto il mondo.\n\n==== Software proprietario ====\n===== Finale =====\nLa prima versione risale al 1988 e per questo \u00e8 stato per molti anni il software di riferimento in ambito di notazione musicale, adottato oltre che da musicisti e insegnanti dalle pi\u00f9 importanti case editrici di spartiti musicali.\n\nDisponibile in 8 lingue, funziona solo sulle piattaforme Mac e Windows.\n\nE' un software molto potente e versatile che richiede per\u00f2 da parte dell'utente un grosso impegno nello studio delle funzionalit\u00e0 al fine di poterlo padroneggiare al meglio: ha quindi una curva di apprendimento molto ripida.\n\nNelle ultime versioni, al fine di ridurre la poca verosimiglianza timbrica dei sintetizzatori interni alle schede audio in fase di anteprima, Finale supporta l'utilizzo di librerie di strumenti virtuali (VSTi) che risultano all'orecchio con una qualit\u00e0 migliore poich\u00e9 sono il risultato di un campionamento di strumenti reali.\n\nFinale \u00e8 disponibile anche in una versione freeware chiamata Finale NotePad che richiede l'iscrizione gratuita al sito (utilizzata per l'invio di materiale pubblicitario). Si tratta di un'edizione da un lato limitata dal punto di vista delle funzionalit\u00e0 (ad esempio non si possono creare organici superiori agli otto strumenti) e dall'altro con limitate richieste hardware, probabilmente resa disponibile anche per contrastare la rapida ascesa dell'alternativa Open Source.\n\n===== Sibelius =====\nSibelius \u00e8 un software notazionale scritto in C++ e sviluppato a partire dal 1986 dai gemelli Jonathan e Ben Finn. Il suo nome deriva dal violinista e compositore finlandese Jean Sibelius. \n\nIl programma, denominato inizialmente Sibelius 7, \u00e8 stato successivamente distribuito per la prima volta nel 1993 per i computer Acorn Archimedes con sistema operativo RISC OS. Il programma ebbe subito molto successo in Inghilterra, soprattutto in ambito didattico, grazie anche alla elevata diffusione dei sistemi Acorn. Successivamente sono state distribuite le prime versioni per Windows (settembre 1998) e per Mac OS (marzo 1999); il software fu per\u00f2 denominato semplicemente Sibelius per dare poi la possibilit\u00e0 di numerare le versioni successive.\n\nIl progetto ha avuto subito molto successo nell'ambiente musicale anche perch\u00e9, rispetto al diretto concorrente Finale, \u00e8 riuscito a coniugare una maggiore semplicit\u00e0 di utilizzo con la potenza del programma. Finale \u00e8 altrettanto potente ma rispetto a Sibelius richiedeva un maggiore studio per apprendere il suo funzionamento.\n\nOgni due anni circa Sibelius ha rilasciato una nuova versione del suo programma, aggiungendo di volta in volta funzionalit\u00e0 anche innovative e che spesso sono state poi implementate dai suoi concorrenti. Attualmente \u00e8 giunto alla versione 8 ed \u00e8 disponibile anche in versione studenti (con meno funzioni e meno cara) denominata Sibelius First.\n\nSibelius \u00e8 disponibile nelle seguenti lingue: inglese, francese, italiano, portoghese, spagnolo, chinese, giapponese e russo. Versioni precedenti all'attuale avevano anche il manuale (cartaceo e digitale) in lingua olandese.\n\nSecondo quanto dichiarato dalla Sibelius Software, dal 2000 il suo applicativo di notazione risulta il pi\u00f9 venduto rispetto al suo diretto e storico concorrente Finale di Coda.\n\n==== Comparazione e costo ====\nI programmi commerciali Finale e Sibelius sono tendenzialmente uguali a livello di funzionalit\u00e0 (Sibelius risulta sicuramente di pi\u00f9 immediato utilizzo (grazie anche ad una GUI pi\u00f9 user friendly). MuseScore patisce sicuramente la sua giovinezza rispetto alla controparte commerciale, ma principalmente per la creazione di spartiti particolarmente complessi (gap che gli sviluppatori stanno gradualmente riducendo nelle nuove versioni). Per quanto concerne invece l'ambito didattico MuseScore ha sicuramente una marcia in pi\u00f9 rispetto ai prodotti commerciali. Questi i principali motivi:\n# \u00e8 disponibile gratuitamente sia per Windows, Mac OSx e Linux\n# essendo Open Source \u00e8 scaricabile legalmente sia dagli alunni sia dalle scuole (i software notazionali interfacciati su una LIM sono molto indicati per svolgere lezioni di teoria musicale e strumentale)\n# il programma \u00e8 disponibile in 48 lingue, quindi utilizzabile in tutto il mondo\n# il programma risulta molto leggero quindi utilizzabile anche su computer obsoleti.\n\nFinale e poi Sibelius sono gli applicativi commerciali di notazione musicale assistita con pi\u00f9 storia e pi\u00f9 utilizzati in ambito professionale. Questi due software dettano sicuramente le linee guida per tutti gli altri progetti simili e sono un riferimento per gli utenti finali. Per contro, rispetto ad esempio a MuseScore, hanno un prezzo di vendita abbastanza elevato. Sibelius viene venduto a circa 600\u20ac nella versione professionale e a circa 300\u20ac nella versione professionale ma con licenza educational. Finale viene venduto a circa 500\u20ac nella versione professionale e a circa 350\u20ac nella versione professionale con licenza educational. MuseScore, disponibile in una sola versione \u00e8 invece scaricabile ed utilizzabile sia professionalmente sia in ambito scolastico gratuitamente.\n\n=== Fare audio editing, registrazioni, missaggi ===\nQuando si parla di audio editing si fa riferimento a un software che permette operazioni semplici per la modifica di file audio, quali l'applicazione di transizioni (fade in e fade out), tagli, applicazione di effetti come riverbero, ritardo e filtri come l'equalizzazione.\n\nLa versione pi\u00f9 articolata di un software di audio editing \u00e8 invece denominata sequencer audio. Questo tipo di applicativi gestisce tipicamente un numero elevato di tracce sia audio sia MIDI (e si parla infatti di software multi-traccia) - mentre i primi possono lavorare solo su forme d'onda.\n\nA differenza di quanto avveniva in ambito analogico con i nastri, tutte le operazioni sono non distruttive, ci\u00f2 significa che ogni volta che si applica una modifica la qualit\u00e0 del file originale non \u00e8 in alcun modo compromessa.\n\nIn ambito Open Source esistono ottimi software che permettono di effettuare sia la semplice modifica di file audio, vedi [http://www.audacityteam.org/ Audacity], sia svolgere la funzione di sequencer audio, vedi [https://ardour.org/ Ardour]. In questo ambito il limite \u00e8 dato dalla disponibilit\u00e0 di strumenti virtuali ovvero file audio di strumenti reali campionati e dunque aventi un'elevata verosimiglianza sonora. Queste librerie di suoni per essere create necessitano di una registrazione da strumenti reali e delle singole articolazioni o possibilit\u00e0 strumentali effettuata in un contesto professionale (studio di registrazione audio); tali registrazioni devono poi essere catalogate in librerie di suoni secondo diversi parametri: intonazione, dinamica, articolazione, modalit\u00e0 di posizionamento dei microfoni e ambiente sonoro.\n\nUna possibilit\u00e0 pi\u00f9 recente che probabilmente potr\u00e0 essere adottata pi\u00f9 facilmente in ambito Open Source \u00e8 la realizzazione di librerie di suoni a partire da modelli fisico-matematici degli strumenti.\n\nIn ambito proprietario alcuni prodotti di riferimento sono: Reaper, Steinberg Cubase, Apple Logic, Avid Pro Tools.\n\n==== Audacity ====\n\nAudacity \u00e8 un applicativo gratuito e open source di audio editing. \u00c8 scritto in C++ ed \u00e8 disponibile per i sistemi operativi Windows (la versione 2.1.3 \u00e8 l'ultima ufficialmente supportata per il sistema operativo Windows XP), Mac OSx e Linux. \u00c8 uno tra gli applicativi maggiormente scaricati dal popolare sito SourceForce con diversi milioni di download. \n\nAudacity pu\u00f2 registrare da diverse sorgenti audio e pu\u00f2 processare tutti i tipi di file audio. Rispetto ai pi\u00f9 blasonati programmi commerciali le caratteristiche di Audacity sono comunque adatte ad un uso domestico o tipico delle pre produzioni o per la registrazione delle prove di un gruppo musicale. Nonostante non venga utilizzato in studi di registrazioni professionali (che prediligono gli applicativi proprietari), con Audacity sono stati registrati e mixati interi album (una fra tutti la cantautrice statunitense Merrill Garbus conosciuta con lo pseudonimo \"Tune-Yards\"). \n\nL'applicativo \u00e8 spesso utilizzato, vista la sua gratuit\u00e0, in ambito didattico, al fine di illustrare praticamente alcune funzionalit\u00e0 dei programmi audio editing (ad esempio per gestire: l'equalizzazione, le tracce mono e stereo, l'eliminazione dei rumori di fondo, il fade-in ed il fade-out, la compressione, l'amplificazione, la normalizzazione, la conversione in formato MP3, etc.)\n\n==== Ardour ====\n\u00c8 un software di registrazione audio professionale e disponibile per le piattaforme Microsoft Windows, Mac OSx, Linux, e FreeBSD. Lo sviluppatore del programma \u00e8 Paul Davis autore anche dell'indispensabilie software JACK Audio Connection Kit che permette ad Ardour (ma non solo a lui) di funzionare.\nDistribuito sotto GNU General Public License, Ardour \u00e8 software libero che utilizza la distribuzione delle versioni eseguibili per finanziare il progetto. Per poterlo utilizzare sono infatti disponibili diverse modalit\u00e0:\n# con un piano di sottoscrizione mensile in cui l'utente paga a sua scelta: 1$, 4$, 10$ o 50$ al mese e ha diritto a scaricare l'ultima versione del programma e tutti gli aggiornamenti finch\u00e9 il suo abbonamento continua ad essere attivo;\n# con un pagamento unico di 45$ si potr\u00e0 scaricare la versione corrente (attualmente la 5) e gli aggiornamenti minori (ad esempio la 5.1, la 5.2 etc.) ma non la versione maggiore successiva (ovvero la 6.0). Pagando poi pi\u00f9 di 45$ (l'importo del pagamento lo decide l'utente) si ha poi diritto a scaricare anche la versione successiva maggiore (ovvero la 6.0 se si \u00e8 scaricata la 5.0);\n# gratuitamente nella versione Free/Demo, che per\u00f2 dopo 10 minuti disabilita l'audio in automatico.\n\nSi noti comunque che molte distribuzioni di GNU/Linux rendono disponibile Ardour nei loro repository.\n\nSicuramente pi\u00f9 potente e versatile di Audacity, Ardour permette ai suoi utenti di registrare, editare, mixare e masterizzare tracce audio. Il programma pu\u00f2 essere poi controllato tramite superfici di controllo esterne grazie alla compatibilit\u00e0 con il protocollo MIDI.\n\n==== Software proprietario ====\n===== CUBASE =====\nNato nel 1989 dalla software house tedesca Steniberg, Cubase \u00e8 stato inizialmente sviluppato per computer Atari e solo successivamente per sistemi operativi Windows e Mac OS.\n\nCubase \u00e8 un applicativo multitraccia di tipo sequencer audio-midi. Permette di registrare, editare, arrangiare tracce audio e di creare e modificare tracce MIDI e al suo interno ha anche una sezione dedicata alla notazione musicale. Nato inizialmente per gestire solo eventi MIDI, la gestione dell'audio \u00e8 stata implementata solo successivamente.\nAttualmente, giunto alla versione 9 (dicembre 2016), \u00e8 uno degli applicativi audio pi\u00f9 utilizzati su piattaforma Windows per quanto riguarda l'audio editing. \n\nL'applicativo ha svariate funzionalit\u00e0 tra cui:\n* l'editing avanzato dell'audio;\n* l'esportazione e l'importazione di diversi formati audio;\n* la possibilit\u00e0 di sincronizzarsi con il video;\n* la compatibilit\u00e0 con il protocollo ReWire;\n* la gestione degli effetti (in formato VST);\n* la gestione degli strumenti virtuali (in formato VSTi);\n* il raggruppamento delle tracce (in gruppi, sottogruppi e cartelle);\n* il missaggio e l'automazione delle tracce.\n\n==== Comparazione e costi ====\nI tre applicativi sono difficilmente paragonabili insieme: Audacity \u00e8 sicuramente un software ideale per la didattica di livello base. Ha infatti funzionalit\u00e0 ridotte rispetto a Cubase e Ardour (di fatto \u00e8 un audio editor e non un sequencer), ma \u00e8 comunque adatto a chi inizia ad approcciarsi all'audio digitale.\n\nPer quanto riguarda Cubase e Ardour \u00e8 possibile invece un paragone, soprattuto a livello economico. Cubase \u00e8 disponibile in diverse versioni (anche semplificate e vendute a minor prezzo), ma la sua versione di punta, ovvero Cubase Pro 9, viene venduta a circa 580\u20ac nella versione professionale e a circa 350\u20ac nella stessa versione ma con licenza educational. Cubase inoltre \u00e8 disponibile solo per Windows e Mac OSx.\nArdour, disponibile per Windows, Mac OSx e Linux, viene invece venduto a diversi prezzi a seconda della scelta dell'utente. Come costo minimo \u00e8 possibile averlo a 45$, quindi ad un prezzo notevolmente inferiore rispetto a Cubase. \n\nIn ambito didattico \u00e8 forse consigliabile l'adozione di Ardour visto il prezzo ridotto e poich\u00e9 le sue funzionalit\u00e0 sono molto simili a quelle di Cubase.\n\n=== Leggere e gestire libri digitali ===\nNegli ultimi anni si vanno sempre pi\u00f9 diffondendo gli e-book ovvero libri in formato digitale. Utilizzare libri in formato digitale permette da un lato di avere un impatto ecologico pi\u00f9 leggero e dall\u2019altra offre possibilit\u00e0 maggiori di ricercare, trasportare, tradurre e condividere i testi. Via via che i libri in formato digitale a nostra disposizione aumentano, sorge naturale l\u2019esigenza di organizzarli, analogamente a quanto si farebbe con una biblioteca tradizionale. \n\nPrima di presentare alcune soluzioni software e al fine di poter poi effettuare una comparazione ragionata, che tenga conto anche dei costi nascosti, dobbiamo fare una digressione sui formati standard per gli e-book e sul DRM (Digital Right Management).\n\nCon DRM o Digital Right Management si intendono quei meccanismi messi in atto da costruttori di hardware e da distributori di contenuti digitali che ne limitano la fruizione con lo scopo di proteggere il diritto d\u2019autore. Purtroppo tali meccanismi, apparentemente pensati per contrastare la pirateria informatica, si rivelano essere anche uno strumento utilizzato dalle aziende per influenzare l'utente a loro favore. \n\nI DRM limitano la libert\u00e0 dell\u2019utente che ha acquistato il bene di poterlo utilizzare come vuole o di trasferirlo su dispositivi non compatibili con quei meccanismi di protezione. Ad esempio, un e-book protetto con Adobe DRM non potr\u00e0 essere letto su un dispositivo Kindle, poich\u00e9 questo non supporta quel meccanismo di protezione ma ne utilizza un altro specifico di Amazon. Allo stesso modo un e-book acquistato su Amazon non potr\u00e0 essere letto su un e-reader di una marca differente. Ci\u00f2 vincola l\u2019utente che ha acquistato determinati contenuti digitali, forzandolo a preferire l\u2019utilizzo di hardware venduto dalla stessa azienda che distribuisce quei contenuti, e viceversa.\n\nContinuando con  l\u2019esempio, l\u2019utente non ha la possibilit\u00e0 di riformattare il contenuto o riorganizzarlo in modo differente.\nInoltre, una volta letto il libro, l\u2019utente non ha generalmente la possibilit\u00e0 di prestarlo a un amico. Fanno eccezione le biblioteche che attraverso la rete MLOL (Media Library On Line) possono effettuare ai loro utenti il prestito di libri protetti da DRM, che per\u00f2, come vedremo pi\u00f9 sotto parlando di Adobe Digital Editions, potranno poi essere letti solo su determinate piattaforme.\n\nPer tutte queste ragioni, in fase di acquisto di un bene digitale, occorre essere consapevoli se il bene \u00e8 protetto da DRM e comprendere quali sono le conseguenze. Per approfondire, si veda la sezione su DRM sul sito di Calibre.<ref>[https://drmfree.calibre-ebook.com/about#drm DRM], su calibre-ebook.com</ref>\n\nIl progetto [https://drmfree.calibre-ebook.com/about#openbooks Calibre Open Books] nasce proprio con lo scopo di mantenere un catalogo di libri privi di DRM.\n\nIl formato EPUB \u00e8 il formato standard per i libri digitali e per questo motivo \u00e8 supportato da quasi tutte le applicazioni di lettura e creazione di questo tipo di contenuti. \n\nCome sempre avviene, il costo di scegliere un formato differente, magari supportato da un solo specifico venditore, \u00e8 la negazione della libert\u00e0 di scelta delle soluzioni; scegliere un formato standard d\u00e0 la possibilit\u00e0 di usufruire nel modo pi\u00f9 ampio degli strumenti e anche godere i benefici della concorrenza tra diversi fornitori, senza instaurare una dipendenza da uno di essi.\n\n==== Una soluzione completa Open Source: Calibre ====\nSi tratta di una soluzione software Open Source completa e matura per la gestione di testi in formato elettronico, realizzata da un piccolo gruppo di sviluppatori amanti della lettura proprio per prevenire la frammentazione e la monopolizzazione del mercato degli e-book e restituire agli utenti il controllo della propria libreria digitale. La comunit\u00e0 di [http://calibre-ebook.com/ Calibre], come tutte le comunit\u00e0 di software libero, \u00e8 costituita anche da tester, bug reporter e traduttori che hanno permesso la diffusione di Calibre in oltre 200 nazioni. Il software ha compiuto nel 2016 dieci anni di vita.\n\nCalibre attribuisce molta importanza ai metadati degli e-book ovvero a tutte quelle informazioni associate al testo che permettono di identificarlo, descriverlo e organizzarlo nella libreria. I metadati possono essere associati manualmente agli e-book oppure mediante ricerche web verso siti quali Google, [http://isbndb.com/ ISBNdb] o [https://openlibrary.org/ OpenLibrary]. Grazie ai metadati associati ai libri in Calibre \u00e8 possibile effettuare ricerche specifiche all\u2019interno della libreria, organizzarla e anche creare delle librerie virtuali (dinamiche) che rappresentano il risultato di una determinata ricerca. Posso, ad esempio, creare condizioni anche complesse del tipo: libri che trattano un certo argomento pubblicati dopo una certa data con una valutazione maggiore a tre stelle.\n\nOltre a organizzare e ricercare libri all\u2019interno della propria libreria, Calibre permette anche di visualizzare libri privi di DRM, trasferirli da o verso dispositivi di lettura, convertirli da un formato ad un altro. I convertitori di formato di Calibre sono generalmente piuttosto potenti. Inoltre, il software permette di programmare lo scaricamento di articoli da determinati siti web per creare e-book contenenti insiemi aggiornati di notizie da leggere successivamente quando si \u00e8 offline. \n\nAltra funzionalit\u00e0 \u00e8 la possibilit\u00e0 di effettuare ricerche sui principali siti che distribuiscono e-book, sia liberi, come il [https://www.gutenberg.org/ progetto Gutenberg], che a pagamento, come Amazon o Google. I risultati della ricerca possono essere ordinati, ad esempio in funzione del prezzo oppure della presenza o meno di DRM oppure del sito di distribuzione.\nA partire dalla versione 2.0 Calibre dispone di un potente editor di e-book che permette sia di creare nuovi contenuti che di intervenire con potenti strumenti di ricerca e sostituzione su e-book esistenti per migliorarne l'impaginazione, correggere errori o effettuare altre personalizzazioni.\n\nNel mese di giugno 2017 \u00e8 uscita la versione 3.0 in cui \u00e8 stato completamente ridisegnato il server di contenuti di Calibre, che permette di condividere le proprie librerie sulla rete, consentendo di scorrere l'elenco dei libri, effettuare ricerche e scaricare i libri per una lettura offline su qualsiasi dispositivo mediante un browser.\n\nIl software \u00e8 estremamente personalizzabile, attraverso un ricco insieme di preferenze. Inoltre, prevede un meccanismo di estensione delle proprie funzionalit\u00e0 mediante plugin. Tra questi si possono trovare, ad esempio: plugin per stimare il numero di pagine di un libro, per fondere insieme pi\u00f9 testi e creare delle antologie, per creare copertine personalizzate, per aggiungere ex-libris, per scaricare informazioni sui libri da siti specializzati oppure per convertire particolari formati disponibili su Internet (ad esempio wiki oppure siti di ricette oppure di siti medici) in classici formati e-book.\n\nPer concludere questa breve presentazione \u00e8 utile menzionare il fatto che Calibre permette anche di effettuare il backup della propria libreria e gestire differenti librerie, fisicamente distinte l\u2019una dall\u2019altra.\n\n==== Sw proprietario ====\n\n===== Applicazioni di lettura Kindle =====\nSi tratta delle applicazioni gratuite di lettura che permettono di accedere ai propri contenuti su Amazon. L\u2019azienda mette infatti a disposizione spazio sui propri server per i contenuti acquistati oppure inviati al proprio servizio di conversione documenti.\nAmazon offre applicazioni di lettura native gratuite per le piattaforme Mac OS X/iOS, Android, Windows oppure la possibilit\u00e0 di accedere agli stessi contenuti tramite il web. Quest\u2019ultima soluzione in particolare dovr\u00e0 essere utilizzata dagli utilizzatori di sistemi operativi GNU/Linux.\nTutte queste applicazioni sono molto semplici, tuttavia consentono di ricercare nuovi contenuti salvati nel proprio account su Amazon, visualizzarli e ordinarli in cartelle. Inoltre Amazon mette a disposizione la possibilit\u00e0 di consultare i dizionari monolingua di riferimento per cercare il significato delle parole, oppure di effettuare ricerche su Wikipedia oppure tradurre il testo utilizzando Google translate.\nL\u2019altra comodit\u00e0 di queste applicazioni \u00e8 quella di poter accedere alla propria libreria virtuale da qualsiasi dispositivo, ritrovando anche le proprie evidenziazioni e segnalibri, cos\u00ec come la sincronizzazione all\u2019ultima pagina letta.\nLa possibilit\u00e0 di catalogare i libri \u00e8 tuttavia molto limitata: l\u2019unica possibilit\u00e0 \u00e8 l\u2019organizzazione in cartelle.\nI contenuti che vengono gestiti da questi programmi sono tutti e soli quelli acquistati su Amazon o inviati alla casella di posta elettronica associata al proprio account su Amazon per essere convertiti in un formato adatto ai lettori Kindle. Questi, infatti, non leggono il formato standard epub ma utilizzano formati proprietari (MOBI, AZW, AZW3, KFX).\n\n===== Adobe Digital Editions =====\nSi tratta di un software proprietario, scaricabile gratuitamente dal sito di Adobe, che permette di visualizzare e-book protetti da DRM, organizzare e ricercare nella libreria e trasferire i contenuti su lettori eReader che supportano la piattaforma Adobe e-book.\nInoltre, il software pu\u00f2 essere utilizzato anche per effettuare il prestito digitale da diverse biblioteche.\nIl software gestisce i formati EPUB, EPUB3 e PDF.\nPurtroppo \u00e8 disponibile solo per sistemi operativi Mac OS X/iOS, Android e Windows.\n\n===== IBooks =====\n\u00c8 l\u2019applicazione di lettura di e-book di Apple, disponibile per iPad dal 2010 e disponibile per Mac a partire da Mac OS 10.8 \u201cMaverick\u201d del sistema operativo.\nAnche questa permette di sincronizzare i contenuti con iTunes, organizzare i libri in cartelle, aprirli e effettuare ricerche per titolo o all\u2019interno dei libri.\nRispetto alle applicazioni di Amazon, iBooks permette all\u2019utente, oltre all\u2019acquisto di libri su iTunes, di inserire nuovi libri in formato EPUB o PDF.\nSi tratta comunque di un software legato alla piattaforma Apple, quindi disponibile solo per Mac OS X/iOS.\n\n===== Google libri =====\nAnche Google dispone di uno store per i libri. Molti di questi, attraverso un accordo con le biblioteche, sono disponibili sia in formato epub con DRM che come PDF derivante dallo scan delle pagine della corrispondente copia cartacea.\nI libri acquistati su Google libri possono essere letti su dispositivi Android come Tablet e SmartPhone, oppure su dispositivi eReader che supportano la piattaforma Adobe e-book, come i Nook. Attraverso Adobe Digital Editions \u00e8 possibile scaricare sul proprio computer i libri per poterli leggere offline. Infine, connettendosi a https://play.google.com/books \u00e8 possibile leggere i libri dal browser.\nA differenza di Amazon che fornisce un servizio di gestione dei contenuti (libri e documenti personali inviati per la conversione) integrato con i dispositivi di lettura Kindle, nel caso di Google libri segnalibri, evidenziazioni e note non vengono sincronizzati nel momento in cui copio il libro su un lettore eReader.\n\n==== Comparazione e costo ====\nTutti i programmi citati in questa sezione sono gratuiti, tuttavia Calibre \u00e8 anche software libero, mentre gli altri tre sono proprietari. \n\n'''IBooks''' \u00e8 strettamente legata alla piattaforma Mac OS X/iOS, questo \u00e8 uno svantaggio in quanto vincola l\u2019utente a uno specifico sistema operativo, a sua volta legato a uno specifico hardware molto costoso, sebbene di alta qualit\u00e0.\n\n'''Google libri''', bench\u00e9 disponibile come app nativa sui sistemi Android, permette di accedere alla libreria anche attraverso il web e quindi si apre a tutte le piattaforme.\n\n'''Amazon''' distribuisce i libri digitali in formati proprietari che non sono tipicamente utilizzabili da altre applicazioni/dispositivi.\n\nIn tutti e tre questi casi i beni risiedono nel cloud ovvero sui server dei distributori, bench\u00e9 possano anche essere scaricati in locale per poter essere usati quando si \u00e8 sconnessi dalla rete. Questo pu\u00f2 essere anche un vantaggio in termini di backup e disponibilit\u00e0 attraverso la rete.\n\nInoltre, in tutti e tre i casi la maggior parte dei libri digitali vengono forniti con DRM e quindi sono soggetti alle restrizioni di cui abbiamo parlato all'inizio, in particolare non potranno essere convertiti in altri formati.\n\nLaddove il DRM sia presente esso va gestito con gli strumenti previsti. Adobe Digital Editions \u00e8 uno di questi: ha la funzione di gestire i libri protetti con DRM Adobe, regolarne il prestito dalle biblioteche digitali e il trasferimento tra i dispositivi autorizzati. I dispositivi compatibili con questa tipologia di DRM sono per\u00f2 un sottoinsieme di quelli disponibili in commercio. Inoltre lo stesso software Adobe Digital Editions \u00e8 disponibile solo per Mac OS X/iOS, per Android e per Windows, trascurando completamente la piattaforma GNU/Linux.\n\n'''Calibre''', come abbiamo gi\u00e0 spiegato, \u00e8 una soluzione aperta che permette di gestire i propri libri digitali evitando anche che le nostre preferenze vengano tracciate dalle aziende con l'obiettivo di indurci ad ulteriori acquisti. Calibre permette di gestire agevolmente anche biblioteche molto grandi grazie al ricco insieme di filtri e strumenti di selezione basati sui metadati. Dispone di funzionalit\u00e0 di ricerca di metadati e contenuti in rete, sofisticate funzionalit\u00e0 di editing e ottimi filtri per la conversione degli e-book tra differenti formati. Tuttavia, per la sua natura, Calibre pu\u00f2 elaborare soltanto libri che non siano protetti da DRM. L\u2019accessibilit\u00e0 della biblioteca via rete, caratteristica delle tre soluzioni proprietarie esaminate, pu\u00f2, per altro, essere facilmente realizzata spostando la libreria virtuale su una cartella gestita da sistemi quali Dropbox, Google drive, Box, One drive e simili. Attraverso tali servizi la biblioteca potr\u00e0 essere anche condivisa con altri utenti.\n\n=== Montare un video ===\n\nI programmi per fare editing video non mancano: basta un motore di ricerca per trovare diversi strumenti gratuiti e a pagamento che permettono di fare montaggio, comprese diverse app tramite le quali velocizzare l\u2019operazione da smartphone. \n\nOvviamente la creazione di video \u00e8 operazione che richiede competenze professionali specifiche, ma si possono raggiungere discreti risultati anche mettendo insieme una discreta competenza di base (non solo riferibile a come si realizza un video ma anche a come si fa comunicazione) con un buono strumento di editing. \n==== Soluzioni libere ====\n===== Openshot =====\nOpenShot \u00e8 un software libero e gratuito, disponibile per Windows, Mac e Linux, in grado di editare, mixare e arrangiare le clip video senza che  i video originali vengano modificati. Si pu\u00f2 utilizzare per creare gallerie di foto, modificare video amatoriali, creare filmati per DVD o da pubblicare per esempio su un canale Youtube.\n\nQuesto programma, oltre ad avere un\u2019interfaccia amichevole che semplifica il suo utilizzo, possiede  un set completo di caratteristiche professionali che lo rendono uno strumento interessante.\n\nUtilizzando la libreria FFmpeg \u00e8 in grado di supportare una vasta tipologia di formati video, audio e immagini, tanto da avere l\u2019imbarazzo della scelta sia nell\u2019importazione che nell\u2019esportazione finale.\n\nE\u2019 dotato di un sistema multitraccia, che consente di lavorare con diversi livelli, ed \u00e8 perfettamente integrato con il desktop dell\u2019utente permettendo l\u2019inserimento degli oggetti tramite il semplice trascinamento del mouse.\n\nSempre tramite il drag & drop (trascinamento) \u00e8 possibile manipolare lo scorrimento e la sovrapposizione dei vari elementi che andranno a comporre il video finale; naturalmente sono disponibili degli strumenti avanzati che permettono di lavorare tramite il minutaggio e quindi con assoluta precisione. \n\nConcludiamo questa carrellata di caratteristiche con la possibilit\u00e0 di aggiungere effetti di transizione, di luminosit\u00e0, di gamma colori e non da ultimo l\u2019inserimento di titoli animati.\n\n===== Kdenlive =====\n\nCome OpenShot anche Kdenlive \u00e8 un software per l'elaborazione video non lineare, che tuttavia ha l\u2019ambizione di diventare il programma di elaborazione video non lineare pi\u00f9 avanzato disponibile per la piattaforma GNU/Linux. \n\nUtilizza sempre FFmpeg ed \u00e8 quindi in grado di supportare una grande variet\u00e0 di formati audio e video (come Ogg, WebM, MPEG, AVI, QuickTime, WMV, e Flash Video). Gestisce anche formati 4:3 e 16:9 sia per PAL, NTSC e vari standard HD, incluso HDV. \n\nI video realizzati possono essere esportati verso i dispositivi DV o scritti in un DVD con capitoli e un semplice men\u00f9.\n\n==== Soluzioni proprietarie ====\nPure in ambito proprietario le alternative non mancano, sia gratuite che a pagamento. Ci soffermiamo  sulle soluzioni che pi\u00f9 possono essere considerate validi confronti con le precedenti.\n\n===== Adobe Premiere =====\nAdobe Premiere \u00e8 un potentissimo software di montaggio video disponibile sia per Windows che per Osx. \n\nPermette di manipolare foto, filmati e audio e realizzare nuovi video da poter condividere tramite i social network. Non \u00e8 gratuito e richiede l\u2019acquisto di una licenza, che pu\u00f2 variare in base al tipo di contratto scelto.\n\n===== Windows (Live) Movie Maker =====\nProgramma di Microsoft possibile da utilizzare in modo gratuito: in passato distribuito insieme al sistema operativo Windows ora possibile da scaricare a parte.\n\nE\u2019  un programma di semplice utilizzo, ma con grandi limitazioni rispetto all\u2019esportazione del risultato finale, visto che utilizza un unico formato video (WMV).\n\n=== Creare moduli per la raccolta di informazioni on-line ===\nPoter realizzare dei moduli per la raccolta di informazioni on-line \u00e8 un\u2019esigenza che si pu\u00f2 presentare in differenti contesti: i dati possono essere utili come base di uno studio oppure per convalidare un modello teorico di una data situazione; i moduli possono servire anche per scopi di censimento o per l\u2019analisi della soddisfazione dei clienti; oppure possono essere utilizzati per sottoporre delle verifiche on-line a un gruppo di studenti.\n\n==== LimeSurvey ====\nSi tratta di un prodotto Open Source molto completo e versatile che consente di creare i questionari, gestire le modalit\u00e0 di accesso all\u2019indagine (che possono essere pubbliche oppure visibili solo a determinati gruppi di utenti autenticati), stabilire la finestra temporale in cui l\u2019indagine \u00e8 attiva, raccogliere i dati, creare varie tipologie di report oppure esportare i dati.\nLe indagini possono essere semplici o anche molto complesse, con la possibilit\u00e0 di personalizzare e gestire in modo condizionale le domande (ovvero prevedere questionari ramificati in cui gruppi di domande dipendono dalle risposte introdotte in precedenza), validare le risposte, introdurre timer per gestire situazioni tipo concorso oppure esame, specificare il periodo in cui l\u2019indagine risulter\u00e0 attiva, se e come l\u2019indagine potr\u00e0 essere \u2018navigata\u2019, stabilire se l\u2019utente potr\u00e0 dare risposte parziali, multiple, se avr\u00e0 la possibilit\u00e0 di completare l\u2019indagine in tempi differenti, se le risposte dovranno essere anonime oppure no ecc.\n\n[https://www.limesurvey.org/ LimeSurvey] dispone di un ampio insieme di tipologie di domande a risposta aperta o chiusa. Le domande possono essere raggruppate in modo da creare differenti sezioni del questionario.\nI dati raccolti possono essere esportati in differenti modi, incluso il classico formato CSV (comma separated values) in modo da poterli poi elaborare con software che gestiscono fogli elettronici, come ad esempio LibreOffice Calc; oppure in formato XML, utile laddove i dati debbano essere trasmessi ad altri o analizzati da procedure specifiche.\n\nTuttavia, LimeSurvey permette anche di produrre direttamente dei report o analisi degli insiemi di risposte raccolte. Questi report possono essere personalizzati, in funzione delle esigenze, a livello del grado di dettaglio, della visualizzazione grafica e, eventualmente, impostare filtri sulle indagini e sulle risposte.\n\nInfine, LimeSurvey dispone anche di un editor dei modelli che permette di personalizzare lo stile grafico utilizzato. Ci\u00f2 pu\u00f2 essere utile, ad esempio, in quei casi in cui sia importante fare in modo che gli utenti riconoscano lo stile adottato dal sito ufficiale dell\u2019ente che distribuisce i questionari.\n\n==== Google Form ====\nSono parte della suite Google Document e hanno la caratteristica dell\u2019immediatezza e semplicit\u00e0 d\u2019uso che contraddistingue i prodotti Google. Permettono un minimo di personalizzazione e i risultati possono essere visualizzati graficamente oppure raccolti in un foglio di calcolo su Document.\n\nUna volta predisposto il modulo questo pu\u00f2 anche essere reso \"embedded\" ovvero incorporato in una specifica pagina del proprio sito o blog.\n\n==== Comparazione e prezzo ====\nLimeSurvey \u00e8 un ottimo prodotto dal punto di vista delle funzionalit\u00e0, a nostro avviso molto pi\u00f9 flessibile e ricco rispetto a Google Form. Non ha l\u2019immediatezza di Google ma con un minimo di pratica permette a chiunque di gestire indagini per scopi anche molto diversi.\n\nIl modello di business dell\u2019azienda che ne sponsorizza lo sviluppo \u00e8 simile a quello di WordPress, ovvero fornire il software e la sua documentazione e lasciare all\u2019utente la sua gestione e in parallelo offrire servizi di hosting o di supporto, per chi non ha le risorse hardware o le competenze tecniche. Sul sito si trovano elencate anche le aziende partner suddivise per nazione.\n\nIn particolare, i servizi di hosting hanno un costo variabile in funzione del numero di risposte previsto e della quantit\u00e0 di spazio disco che si desidera avere a disposizione per l\u2019upload. Il piano gratuito \u00e8 limitato a 25 risposte al mese, 10Mb di spazio disco e la presenza di pubblicit\u00e0 sull\u2019ultima pagina; quello a 29\u20ac/mese prevede 1000 risposte al mese, 100Mb di spazio di upload e nessuna pubblicit\u00e0; per un costo appena superiore, 349\u20ac/anno si pu\u00f2 acquistare un piano di hosting annuale che prevede 10000 risposte all\u2019anno, 500Mb di spazio di upload e la possibilit\u00e0 di personalizzare il dominio.\n\nLimeSurvey, tuttavia, \u00e8 software libero e Open Source: \u00e8 liberamente scaricabile e pu\u00f2 essere facilmente installato su un server GNU/Linux predisposto con la classica pila Apache web server, PHP, MySQL oppure PostgreSQL. Dunque se si \u00e8 in grado di gestire un server di questo tipo (il classico server LAMP, dalle iniziali dei software coinvolti), magari per un uso all\u2019interno della rete di una scuola o di altro ente, il software non presenta costi aggiuntivi.\n\nD\u2019altra parte, Google Form \u00e8 gratuito per scopi personali, bench\u00e9 legato alla registrazione dell'utente a Gmail, mentre condivide il costo della suite Google for Business per le aziende, con piani tariffari anche qui dipendenti dallo spazio di archiviazione a disposizione, da caratteristiche aggiuntive legate al monitoraggio, ai rapporti di analisi o all\u2019integrazione con strumenti di terze parti. Il piano tariffario base ha un costo di 4\u20ac/mese per ciascun utente, con uno spazio di archiviazione di 30Gb.\n\nGoogle Form resta comunque uno strumento molto pi\u00f9 semplice, che si presta bene per realizzare semplici moduli per la raccolta di informazioni ma non ha la flessibilit\u00e0 e le caratteristiche avanzate di LimeSurvey descritte sopra.\n\n=== Disegnare una mappa mentale ===\nPoich\u00e9 la nostra mente funziona in modo associativo, le mappe mentali costituiscono uno strumento che molti trovano d'aiuto nello svolgimento di differenti attivit\u00e0. Nate come modalit\u00e0 visuale di organizzare le idee utile in fase di brainstorming, possono essere utilizzate anche per raccogliere e sistematizzare delle nozioni e diventare cos\u00ec uno strumento di rappresentazione della conoscenza.\nIl loro uso, inoltre, pu\u00f2 essere esteso a facilitare la preparazione di una presentazione, di un articolo, di un libro o di un progetto o costituire uno strumento di ausilio alla memorizzazione di un argomento.\n\nI software di mind mapping permettono di disegnare nodi, corrispondenti ai vari concetti che si vogliono relazionare, e archi che li connettono tra loro, in una struttura ad albero. Generalmente poi permettono di inserire immagini, hyperlink, associare note e documenti ai nodi, etichettare gli archi, utilizzare colori, font e stili differenti. Talvolta \u00e8 possibile collegare i nodi ad altre mappe mentali.\n\nLe mappe mentali poi possono essere ricercate ed esportate in altri formati, e possono anche diventare lo scheletro di un documento o di una pagina web.\n\n==== Freeplane ====\nDerivato dal consolidato software libero FreeMind e come quello scritto in java in modo da poter funzionare sia su GNU/Linux che su Mac OS che su Windows, [https://www.freeplane.org FreePlane] \u00e8 un software di mind map rilasciato con licenza GPL 2. Questo software \u00e8 stato eletto Community Choice Source Forge Project of the Month nei mesi di Giugno 2014 e Novembre 2016 e Staff Choice nel mese di Luglio 2014.\n\nFreePlane supporta numerose funzionalit\u00e0 che ne estendono le possibilit\u00e0 d'uso ben oltre il tradizionale mind mapping. Ad esempio, consente di posizionare liberamente i nodi, associare loro note o altri attributi e successivamente riordinarli, connetterli tra loro in vario modo, raggrupparli, eseguire delle ricerche anche approssimate e filtrare i risultati. Inoltre supporta formule, offre funzionalit\u00e0 di calendario/scadenza che possono essere adoperate nella pianificazione di attivit\u00e0, possibilit\u00e0 di strutturare testo importato e molto altro ancora.\n\nFreePlane supporta inoltre la possibilit\u00e0 di essere esteso mediante add-on sviluppati da altri utenti e script personalizzati. Gli add-on costituiscono un modo di estendere FreePlane analogamente a ci\u00f2 che i plugin e le estensioni permettono di fare con altri software Open Source quali LibreOffice, Firefox.\n\nAd esempio, mediante l'estensione Roan-Presentation \u00e8 possibile effettuare una navigazione guidata di una mappa mentale sullo stile di strumenti di presentazione quali Prezi.\n\nL'interfaccia di FreePlane \u00e8 intuitiva anche se occorre un po' di pratica per apprendere a utilizzare al meglio le numerose funzioni; il software si posiziona a met\u00e0 strada tra un editor di testo e un editor di diagrammi.\n\nLa flessibilit\u00e0 dello strumento \u00e8 anche dimostrata dal fatto che gran parte della documentazione utente \u00e8 contenuta in mappe mentali.\n\nFreePlane \u00e8 integrato nella suite Docear per la gestione accademica dei riferimenti bibliografici.\n\n==== SimpleMind ====\nDisponibile per Android, dispositivi iOS, Mac OS e Windows, SimpleMind \u00e8 un software che permette di creare mappe mentali anche molto complesse, belle e personalizzate, con un'interfaccia chiara e progettata per consentire la massima facilit\u00e0 d'uso.\n\nOltre ai collegamenti che formano la struttura ad albero della mappa, esiste la possibilit\u00e0 di collegare un nodo ad altri nodi oppure ad altre mappe mentali. Dall'app per dispositivi mobili \u00e8 possibile aggiungere non solo immagini ma anche note vocali e video (solo su iOS) ai nodi. \n\nSe si dispone di un account Dropbox \u00e8 possibile sincronizzare le mappe mentali tra pi\u00f9 dispositivi.\n\n==== Comparazione e prezzo ====\nIl costo delle licenze per l\u2019edizione full di SimpleMind, per utente singolo sono i seguenti: Mac o Windows: 23.99\u20ac; Mac + Windows: 37.50\u20ac; iPad/iPhone: 6.99\u20ac; Android: 5.99\u20ac.\n\nFreePlane \u00e8 gratuito, tuttavia non \u00e8 disponibile un porting per le piattaforme mobili Android e iOS, sebbene esistano alcune applicazioni, ancora acerbe, per visualizzare e permettere l'editing delle mappe mentali create da FreePlane su Android.\n\nPer contro, SimpleMind \u00e8 un software molto fluido e permette in modo nativo la sincronizzazione delle mappe mentali tra differenti dispositivi ma \u00e8 software proprietario, a pagamento e non \u00e8 disponibile per GNU/Linux.\n\n=== Fare una videoconferenza ===\nVideoconferenze e webinar sono diventati strumenti quotidiani per il lavoro collaborativo e la formazione, utili e dialogare a distanza (anche mostrando il proprio volto), condividere lo schermo e mostrare per esempio presentazioni o altro, inviare file, chattare.\n\nTutte le soluzioni disponibili offrono pi\u00f9 o meno le medesime funzionalit\u00e0. I servizi di tipo proprietario sono erogati solo esclusivamente come SAAS (Software as a service) attraverso server del produttore, mentre i progetti open source possono essere utilizzati sia in modalit\u00e0 SAAS, cercando in rete fornitori che offrono tali servizi, sia scaricando gli eseguibili e implementando un proprio server su cui installare e rendere disponibile il servizio.\n\nLa differenza sta nel tipo di attivit\u00e0 che vogliamo attivare: nel caso di utilizzo SAAS paghiamo un fornitore che si accoller\u00e0 tutti i costi dell\u2019infrastruttura hardware e connettivit\u00e0, liberandoci dagli eventuali grattacapi sistemistici; nel caso in cui abbiamo a disposizione nella nostra organizzazione una struttura competente che potrebbe gestire il sistema, possiamo valutare l\u2019opzione di realizzare una infrastruttura dedicata interna.\n\n==== Soluzioni libere ====\n===== Jitsi Meet =====\nJitsi \u00e8 un progetto open source paragonabile e alternativo a Google Hangout. Troviamo qui la possibilit\u00e0 di condividere schermo, documenti e video Youtube; abbiamo a disposizione una chat per scrivere messaggi di testo e possiamo avviare un live streaming per ampliare la platea. Per utilizzare il servizio non \u00e8 necessario nessun tipo di account: l\u2019organizzatore deve creare una stanza con un nome personalizzato che dovr\u00e0 essere comunicato a tutti i partecipanti ed essendo il primo utente ad accedervi fa da moderatore.\n\nNon vi \u00e8 un limite per l\u2019utilizzo pertanto potrebbe consentire l\u2019invito a un numero illimitato di partecipanti, anche se la qualit\u00e0 delle conversazioni non \u00e8 sempre eccellente. In ogni caso, come per altri servizi di videoconferenza, \u00e8 necessario fare i conti con la banda disponibile. \n\nJitsi Meet funziona attraverso qualsiasi browser che supporti il protocollo WebRTC, normalmente disponibile sulle versioni desktop dei software di navigazione internet. Per i dispositivi mobili sono state sviluppate delle app apposite disponibili nei marketplace.\n\n===== Big Blue Button =====\nSoftware open source, utilizzato da moltissime organizzazioni ed universit\u00e0, che pu\u00f2 essere utilizzato per effettuare conferenze, videochiamate, lezioni online. Il progetto al suo interno offre tutti gli strumenti necessari per comunicare, condividere e collaborare. Il tutto tramite un\u2019interfaccia facile e intuitiva che pu\u00f2 essere personalizzata in base alle esigenze.\n\nMette a disposizione una chat, una lavagna per scrivere e condividere documenti e, come negli altri servizi omologhi, l\u2019organizzatore ha le funzioni di moderazione, abilitando o disabilitando audio/video ai partecipanti e attribuendo possibilit\u00e0 di interazione. L\u2019interfaccia pu\u00f2 essere modificata dall\u2019utente che ha a disposizione un men\u00f9 a tendina per scegliere quella che gli \u00e8 pi\u00f9 congeniale.\n\nPer utilizzare Big Blue Button \u00e8 necessario installare il plugin Flash Player sui pc, mentre per gli smartphone sono disponibili specifiche app disponibili al momento solo per dispositivi Android.\n\n===== OpenMeetings =====\nApache OpenMeetings \u00e8 un sistema open source per videoconferenza, chat, desktop sharing, lavagna e audioconferenza. E\u2019 una piattaforma 100% web-based ed \u00e8 utilizzata da diiverse realt\u00e0 universitarie italiane.\n\nPermette il collegamento di un massimo di 16 utenti in contemporanea mantre nella modalit\u00e0 auditorium, dove c\u2019\u00e8 un utente che trasmette e altri che ascoltano soltanto, si pu\u00f2 arrivare fino a 200 utenti. \n\nLe sessioni avviate possono essere pubbliche o private a seconda della tipologia scelta dall\u2019utente.\n\n==== Soluzioni proprietarie ====\n===== Google Hangout =====\nSe abbiamo bisogno di fare una semplice videoconferenza con un gruppo di lavoro oppure con dei clienti probabilmente il servizio Hangout di Google \u00e8 quello che fa per noi. Basta avere un account GMail per avviare in modo molto semplice una videochiamata.\n\nIl servizio base, totalmente gratuito, permette di condividere lo schermo con i partecipanti e di utilizzare una chat. Ha un limite di utilizzo di 10 partecipanti per videoconferenza, che nella versione business (a pagamento) sale a 25. L\u2019utente principale che avvia la videochiamata pu\u00f2 condividere un link che pu\u00f2 essere utilizzato per entrare nella video conversazione in modo da non costringere i partecipanti a effettuare la registrazione.\n\nHangout pu\u00f2 essere utilizzato su qualsiasi sistema operativo o dispositivo mobile che abbia accesso ad una connessione dati. Nel caso dei cellulari \u00e8 disponibile un\u2019applicazione che permette di utilizzare il servizio da telefono.\n\nInoltre pu\u00f2 essere utilizzato per inviare anche solo messaggi di testo con i nostri contatti, sempre comunque che abbiano un account Google.\n\nPer gli utenti Business ed Education, Google mette a disposizione dei servizi ulteriori. Il link pu\u00f2 essere personalizzato con un nome in modo da semplificarne la condivisione. \n\nUltimissima chicca Google: la possibilit\u00e0 di usare il servizio Hangouts Live che consente di rendere pubblico lo streaming attraverso un proprio canale Youtube dando la possibilit\u00e0 di seguire la videochiamata in modalit\u00e0 passiva.\n\n===== GoToMeeting e i suoi fratelli =====\nSe abbiamo bisogno di un servizio che permetta non solo di fare videoconferenze, ma anche ad esempio di erogare corsi, senz\u2019altro i servizi offerti da LogMeIn potrebbero essere una delle soluzioni da valutare. Se vogliamo fare riunioni o videoconferenze possiamo utilizzare GoToMeeting, se necessitiamo invece di un servizio specifico per webinar possiamo utilizzare l\u2019omologo servizio GoToWebinar.\n\nPossiamo utilizzarli per fare riunioni o corsi, con la possibilit\u00e0 di condividere documenti oppure utilizzare una lavagna virtuale per scrivere. Gli organizzatori sono naturalmente i moderatori della stanza e possono avviare la videoconferenza sia immediatamente che programmarla per una data specifica. Il servizio \u00e8 a pagamento e applica un limite al numero dei partecipanti in base al tipo di servizio acquistato.\n\n=== Impaginare una pubblicazione ===\nPer realizzare volantini, depliant o pubblicazioni varie vengono spesso utilizzati, in modo improprio, software di videoscrittura perch\u00e9 pi\u00f9 conosciuti e familiari di altri. Molto pi\u00f9 utili invece per questo tipo di lavoro sono i software di desktop publishing, ovvero quelli utilizzati per la creazione di prodotti editoriali da poter essere diffusi in digitale oppure stampati in tipografia. \n\nQuesta tipologia di software \u00e8 comparsa alla met\u00e0 degli anni Ottanta ed hanno rivoluzionato il mondo della tipografia. Non devono essere confusi con i software di grafica o di videoscrittura, semmai servono per raccogliere e impaginare i contenuti elaborati con quest\u2019ultimi. Un programma di videoscrittura deve aiutare a scrivere un documento, a controllarlo ortograficamente e a dargli una formattazione. L\u2019impaginazione invece richiede di avere degli strumenti che agevolino l\u2019assemblaggio di elementi grafici e di testo in un unico prodotto.\n\nI primi programmi di questa famiglia furono PageMaker (1985), diventato successivamente Adobe PageMaker, e QuarkXpress (1987) nati per scopi professionali e tuttora sviluppati, con la sola eccezione che il primo \u00e8 stato declassato a software di utilizzo personale perch\u00e9 soppiantato da InDesign, prodotto che Adobe inserisce nella fascia professionale.\n\nNel mondo open source come software di desktop publishing nacque agli inizi del nuovo millennio il progetto Scribus, quale alternativa libera ai pi\u00f9 maturi e longevi prodotti proprietari.\n\n==== Soluzioni libere ====\n===== Scribus =====\nDisponibile per tutti i sistemi operativi (Windows, Mac e Linux), si presenta con una interfaccia grafica abbastanza spartana, priva di effetti grafici, nonostante sia dotato di tutte le funzionalit\u00e0 basilari per realizzare layout di livello professionale.\n\nCon questo programma \u00e8 possibile creare depliant, riviste, poster, volantini e altri prodotti editoriali. Supporta diversi formati grafici e utilizza la gestione colore ICC, standard aperto per la gestione digitale dei colori (sistema sostenuto dalla stessa Adobe). Attraverso l\u2019esportazione in PDF, la gestione in quadricromia e i crocini di stampa \u00e8 possibile preparare un file pronto per la stampa in tipografia.\n\nLe funzionalit\u00e0 di Scribus, cos\u00ec come avviene per altri programmi open source, possono essere estese attraverso il linguaggio di programmazione Python. \n\n==== Soluzioni proprietarie ====\n===== Adobe Indesign =====\nNato alla met\u00e0 degli anni Novanta e pensato come evoluzione di PageMaker, il software permette di creare layout professionali per progetti destinati alla stampa e alla pubblicazione in digitale. Utilizza di default un formato di salvataggio proprietario dei file.\n\nPu\u00f2 lavorare in combinazione con database relazionali permettendo di migliorare la personalizzazione dei prodotti editoriali finali.\n\nIl suo punto di forza maggiore \u00e8 l\u2019integrazione con gli altri prodotti di casa Adobe, come Photoshop, di cui gestisce livelli e trasparenze e che consente di integrare attivit\u00e0 di impaginazione con gestione delle immagini. \n\nPresenta un costo di licenza che pu\u00f2 variare a seconda della formula di licenza scelta e del tipo di utilizzo.\n\n===== Microsoft Publisher =====\nPublisher \u00e8 un'applicazione di desktop publishing entry-level, ossia non professionale, solitamente acquistata dagli utenti insieme al pacchetto Microsoft Office.\n\nUno dei motivi per i quali \u00e8 particolarmente utilizzato \u00e8 la disponibilit\u00e0 di molti modelli gi\u00e0 preimpostati da attivare con creazione guidata di notiziari, volantini, biglietti, e altro oltre alla condivisione con altri prodotti di Office di funzioni e quindi strumenti. \n\nIl formato di salvataggio \u00e8 proprietario e la compatibilit\u00e0 con altri prodotti open source non \u00e8 delle migliori. \n\n==== Comparazione ====\nIn Scribus manca la gestione di effetti grafici presenti in InDesign, tuttavia questi si possono riprodurre usando Scribus in abbinata ad altri software grafici. Scribus inoltre ha un neo nell\u2019assenza di una vera gestione delle note.\n\nDal canto suo pur non avendo un aspetto grafico accattivante, \u00e8 comunque un prodotto maturo e stabile che permette di realizzare prodotti dal taglio professionale. Come la maggior parte dei software liberi \u00e8 completamente gratuito e senza scadenza. Per alcuni forse sembrer\u00e0 avere una rigidit\u00e0 di utilizzo, che tuttavia con la pratica e lo studio divengono aspetti secondari. Ha sicuramente ancora strada da fare rispetto ad altri software, ma le versioni beta del software, gi\u00e0 disponibili in rete, dimostrano che dietro vi \u00e8 un grande lavoro di sviluppo e che la prossima versione stabile (1.6) consegner\u00e0 agli utilizzatori un potente software di desktop publishing open source.\n\nSicuramente InDesign \u00e8 un prodotto di largo utilizzo e ha dalla sua il fatto di far parte di un pacchetto di software destinati all\u2019uso professionale. Ha un\u2019interfaccia grafica moderna e con un alto livello di usabilit\u00e0 tuttavia, a differenza dell\u2019alternativa open source, \u00e8 disponibile solo per sistemi Microsoft e Apple. \n\nMicrosoft Publisher \u00e8 un software pi\u00f9 per un ambito amatoriale, che trova la sua alternativa open in LibreOffice Draw.\n\n=== Condividere dati sul cloud ===\nUno dei grandi vantaggi che ha portato Internet \u00e8 la possibilit\u00e0 di condividere dati, documenti, lavori, idee. Tutti gli strumenti del Web 2.0 sono proprio orientati alla condivisione e alla collaborazione tra utenti.\n\nIl servizio di ''cloud storage'' \u00e8 un modello di conservazione dati su computer in rete ospitati presso strutture di terze parti o su server dedicati considerato di grande utilit\u00e0. E\u2019 sicuramente un servizio delicato e pertanto \u00e8 necessario valutare con cura le varie soluzioni presenti sul mercato, andando a indagare in modo particolare il modo in cui i dati sono conservati.\n\nI principali vantaggi del \"salvare in cloud\" sono legati fondamentalmente alla possibilit\u00e0 di utilizzare i propri dati in mobilit\u00e0, ovunque ci si trovi, oltre che quella di condividere con altri, evitando scambio continuo di email. Lo svantaggio sta nella necessit\u00e0 di avere un collegamento Internet sempre disponibile, tuttavia superabile in parte tramite sistemi di sincronizzazione.\n\nQuando si decide di utilizzare un servizio di questo tipo \u00e8 bene assicurarsi che i dati siano al sicuro, pur nella consapevolezza che la sicurezza informatica al 100% non esiste. \n\nUna delle cose da valutare e su cui \u00e8 importante informarsi prima di scegliere un servizio di cloud storage \u00e8 la possibilit\u00e0 per la piattaforma di crittografare i dati (ovvero renderli illeggibili a utenti non autorizzati) sia nel trasferimento che nella conservazione.  \n\nLa crittografia \u00e8 un sistema per cui i dati vengono \u201coffuscati\u201d o meglio resi illeggibili ad utenti non autorizzati all\u2019accesso.\n\nNegli ultimi anni nella maggioranza dei casi il furto dei dati da questa tipologia di servizi \u00e8 avvenuta per la scarsa sicurezza della password. Non \u00e8 assolutamente consigliabile ad esempio utilizzare lo stesso utente e password per tutti i servizi che utilizziamo online. Nei servizi commerciali per aumentare la sicurezza dei dati \u00e8 caldamente consigliato utilizzare la\u00a0doppia autenticazione.\n\nPer le soluzioni proprietarie \u00e8 consigliabile leggere molto attentamente i contratti di servizio. Ad esempio DropBox vieta l\u2019accesso per i propri dipendenti ai dati dei clienti, che non vuol dire espressamente impedisce. Il personale tecnico pu\u00f2 accedere inoltre alle \"meta informazioni\" dei nostri file.\n\nGoogle\u00a0scrive\u00a0nelle condizioni contrattuali che si dovranno accettare per usufruire del servizio: \"''Quando l\u2019utente carica, trasmette, memorizza, invia o riceve contenuti da o tramite i nostri Servizi, concede a Google (e ai partner con cui collaboriamo) una licenza globale per utilizzare, ospitare, memorizzare, riprodurre, modificare, creare opere derivate (come quelle derivanti da traduzioni, adattamenti o altre modifiche apportate in modo tale che i contenuti funzionino al meglio con i nostri Servizi), comunicare, pubblicare, eseguire pubblicamente, visualizzare pubblicamente e distribuire i suddetti contenuti.''\"\u00a0 E\u2019 vero che poi per i vari servizi applica policy pi\u00f9 o meno restrittive, ma in via generale \u00e8 questo l\u2019uso che le multinazionali fanno dei nostri dati.\n\n==== Soluzioni libere ====\nSe siamo interessati a valutare soluzioni open source possiamo trovare delle soluzioni affidabili, mature e supportate con molti servizi aggiuntivi tramite plugin. I due principali, ma non gli unici, software attualmente disponibili sono Owncloud, Nextcloud e Pydio. Tutti sono disponibili gratuitamente per il download e possono essere utilizzati per creare un proprio cloud storage personale.\n\nIl grande vantaggio di una soluzione open come i tre software sopracitati \u00e8 la possibilit\u00e0 di utilizzare un proprio server, o in rete locale o presso terzi. Questo porta a non avere limiti di spazio se non quelli fisici dell\u2019hardware dedicato all\u2019attivit\u00e0 e di essere gli unici gestori dei dati, senza interferenze di terzi. Non richiedendo questi applicativi potenze di calcolo eccessive consentono di riusare server e computer esistenti, con conseguenti benefici economici ed ecologici.\n\n===== Owncloud e Nextcloud =====\nQuesti software (essendo il secondo una derivazione del primo li possiamo trattare assieme) richiedono delle risorse hardware e software minimali con una procedura d\u2019installazione semplice. Attraverso un ottimo file manager \u00e8 possibile gestire i documenti nei formati pi\u00f9 diffusi, con in pi\u00f9 un\u2019ampia scelta di plugin.\n\nQuesti due strumenti, oltre a gestire la condivisione dei file con altre persone, si integrano con servizi di terze parti come Google Drive e Dropbox e permettono la sincronizzazione di calendari e rubriche attraverso i protocolli CalDAV e CardDAV.\n\n===== Pydio =====\nOltre ai servizi classici di condivisione offre la possibilit\u00e0 di creare dei \"mini siti\" pubblici su cui pubblicare elenchi di documenti con notifica della pubblicazione di un file o di una cartella o della condivisione. Attraverso questo software di cloud storage c\u2019\u00e8 la possibilit\u00e0 di creare gruppi di utenti per collegarli con i blasonati sistemi di CMS (content management system) quali Drupal, WordPress e Joomla.\n\n==== Soluzioni proprietarie ====\n===== Google Drive =====\nNel caso di soluzioni proprietarie le formule pi\u00f9 diffuse generalmente partono da un servizio gratuito possibile per pochi Gb da poter ampliare tramite abbonamenti con piani mensili o annuali.\n\nAttivando un account Gmail si ha automaticamente a disposizione, in modo gratuito, il servizio di storage\u00a0Drive\u00a0con 15 GB di spazio, incrementabile a pagamento fino a 1 TB. Sono disponibili applicazioni per computer che permettono di sincronizzare i dati in locale e app per smartphone che semplificano l\u2019accesso. Drive \u00e8 perfettamente integrato con tutti i servizi di Google come Calendario, Gmail e Apps.\n\nNaturalmente in ambito scolastico la soluzione Google for Education \u00e8 molto appetibile in quanto gli istituti possono usufruire gratuitamente di diversi servizi senza l\u2019onere di preoccuparsi di fare un backup, in quanto il gestore provvede a mantenere delle copie e offre la possibilit\u00e0 di ripristinare file cancellati.\nTuttavia rimane sempre il dubbio della sicurezza e riservatezza dei dati, in quanto l\u2019utilizzo di un cloud pubblico espone sempre i dati verso la rete. In fondo dobbiamo sempre ricordarci che '''il cloud pubblico non \u00e8 altro che salvare i propri dati sul computer di un altro'''.\n\n===== Dropbox =====\nAltro conosciutissimo servizio di cloud storage mette a disposizione 2 GB gratuiti estensibili a 15 GB tramite varie opzioni, come l\u2019installazione delle applicazioni e la condivisione di file e cartelle con altri utenti, sempre senza esborso di denaro. Pure in questo servizio si ha la possibilit\u00e0 di acquistare dei piani di abbonamento professionali per aumentare lo spazio a 1 TB o a 5 TB con un piano business, destinato al lavoro di gruppo con un minimo di cinque utenti.\n\n=== Scegliere un sistema operativo ===\n\n=== Usare messaggistica istantanea ===\nScambiare messaggi \u00e8 una delle funzioni che, soprattutto i ragazzi, fanno d\u2019abitudine. Gruppi Whatsapp e Telegram sono molto utilizzati anche a scuola attraverso la costituzione di gruppi di classe, di insegnanti, di genitori. Chiarendo fin da ora che strumenti come questi, se non usati in modo consapevole e guidato possono costituire pi\u00f9 un problema che una risorsa, \u00e8 da dire che consentono un confronto rapido tra le persone e anche un possibile canale d\u2019informazione. \n\n==== Soluzioni libere ====\n===== Telegram =====\nSviluppato dall\u2019omonima societ\u00e0 che eroga i servizi senza scopo di lucro, \u00e8 di tipo proprietario lato server mentre \u00e8 open source lato client, implementando un protocollo di comunicazione libero. Telegram \u00e8 multipiattaforma\u00a0e possibile da utilizzare in versione desktop (senza che lo smartphone sia acceso e collegato a rete dati) per Linux, Windows e Mac oltre che tramite browser. L\u2019app, in tutte le sue versioni, permette l\u2019invio di messaggi di testo, immagini, video, audio, link, documenti, nonch\u00e9 la condivisione di tutti i contenuti con i propri contatti o con altri sistemi. Ogni utente pu\u00f2 scegliere dopo l\u2019iscrizione di utilizzare un nick che assumer\u00e0 la forma di @nick. In questo modo l\u2019utente pu\u00f2 essere ricercato all\u2019interno del sistema, anche se non si trova nei propri contatti telefonici.\n\nLe conversazioni vengono salvate sui server cloud, permettendo la sincronizzazione su tutti i dispositivi in cui l\u2019applicazione \u00e8 installata e configurata con lo stesso numero telefonico. Con Telegram \u00e8 possibile avviare conversazioni classiche, dove la cifratura dei messaggi \u00e8 client-server e viceversa, e chat segrete con crittografia a livello di utente, rendendo la conversazione non in chiaro neanche sul server. Di recente disponibili anche le chiamate vocali che si possono attivare con estrema semplicit\u00e0, avendo a disposizione connessione Internet ovviamente. \n\nPossibile anche la creazione di gruppi di utenti: normali, con un massimo di 200 utenti e pi\u00f9 amministratori che possono aggiungere e rimuovere membri nonch\u00e9 cambiare il nome del gruppo; supergruppi, con un massimo di 5.000 membri, dove l\u2019utente pu\u00f2 aggiungersi in autonomia attraverso la condivisione di un link e gli amministratori possono restringere i diritti degli utenti indesiderati.\n\nInteressante la creazione di canali attraverso i quali poter comunicare, in modo unilaterale e senza interazione degli utenti, informazioni, sondaggi, link, con gli amministratori che possono vedere quali utenti sono iscritti al canale.\n\nTelegram mette a disposizione un set di API che rende possibile agli sviluppatori la creazione di\u00a0Bot o nuovi client.\u00a0La creazione di Bot, ovvero dei sistemi che vanno ad implementare un semplice risponditore automatico, si pu\u00f2 fare in modo abbastanza semplice attraverso Botfather e con alcuni librerie specifiche.\n\nDisponibili tutte le conversazioni dei Bot online che permettono ad esempio di cercare gif animate (@Gif), video su Youtube (@Vid), fare ricerche con il motore di ricerca Bing (@Bing) oppure collegarsi a Wikipedia (@Wiki). Utilizzando questi servizi \u00e8 possibile cercare un elemento e condividerlo, senza dover uscire dall\u2019applicazione stessa.\n\n==== Soluzioni proprietarie ====\n===== Whatsapp =====\nRilasciata come prima versione nel 2009, l\u2019applicazione, dal 2014 di propriet\u00e0 di Facebook, \u00e8 disponibile per tutti i sistemi smartphone e in versione desktop.\u00a0Permette l\u2019invio di messaggi di testo, immagini, video, audio, documenti, link e d\u00e0 la possibilit\u00e0 di fare chiamate VoIP utilizzando un protocollo di comunicazione proprietario. \n\nOltre all\u2019invio ad un utente singolo, \u00e8 possibile creare gruppi con i propri contatti fino ad un massimo di 256 membri e nominare altri amministratori.\n\nE\u2019 possibile fare un backup di tutti i dati trasmessi e ricevuti, in modo da poterli ripristinare su un nuovo apparato o se si dovesse reinstallare l\u2019applicazione. Inoltre tutti i file che vengono ricevuti possono essere salvati sul cellulare o condivisi, tramite l\u2019app stessa, ad altri contatti o tramite le altre applicazioni installate.\n\n=== Sviluppo virtuale fotografico e gestione catalogo foto ===\nDigikam vs LightRoom\n\n=== Ambienti di calcolo e analisi matematica ===\n\n== Esperienze, storie e altre cose interessanti ==\n\n=== Storia 1 ===\nUna storia di adozione di software libero nella sfera personale e in ambiente lavorativo da parte di un informatico impiegato in azienda.\n\nVerso la met\u00e0 degli anni 2000 decisi di imparare a utilizzare il sistema operativo GNU/Linux. Da diversi anni utilizzavo software libero: Firefox, OpenOffice.org (oggi vedi LibreOffice), Thunderbird, JEdit, Eclipse, Java, VLC, ecc. Le motivazioni principali che mi avevano spinto a scegliere questi software erano:\n* la possibilit\u00e0 di utilizzare strumenti che fossero all'avanguardia dal punto di vista tecnologico e potessero essere condivisi con altre persone: sono sempre stato disponibile a condividere le mie conoscenze con altri laddove questo fosse loro utile e richiesto; il fatto di imparare a utilizzare degli strumenti liberi mi permette all'occorrenza di poter insegnare ad altri a usare questi stessi strumenti per risolvere i loro problemi.  Contribuire a diffondere un software che cresce grazie al contributo di tutti, permettendo alle persone di collaborare e scambiare le loro conoscenze mi pare una cosa giusta e naturale.\n* Inoltre, i software liberi, grazie alla disponibilit\u00e0 del codice sorgente che permette alle persone di studiarli, adattarli, ricompilarli sono generalmente disponibili per molteplici piattaforme (Windows, Mac OS, Linux), rimuovendo cos\u00ec un ulteriore ostacolo alla collaborazione e costituendo un investimento per il futuro nel momento in cui avessi deciso di spostarmi su un sistema operativo differente.\n* Infine, mi ha sempre affascinato il fatto che di poter contribuire a migliorare il software che utilizzo anche solo attraverso la segnalazione di eventuali anomalie riscontrate o partecipando alle mailing list. Chiunque pu\u00f2 contribuire al software libero in funzione delle proprie attitudini: migliorando la documentazione, contribuendo alla traduzione in una lingua che conosce, facendo conoscere il software ad altri.\nConoscevo GNU/Linux per averne letto le caratteristiche e i vantaggi in termini di sicurezza, efficienza, leggerezza, velocit\u00e0 e volevo compiere un ulteriore passo in avanti affidando a un software libero il controllo del mio computer.\n\nQuando si tratt\u00f2 di scegliere la distribuzione con cui iniziare, fui particolarmente attratto da Ubuntu per il significato del concetto della parola della lingua Zulu Ubuntu che pu\u00f2 essere tradotto come umanit\u00e0 verso gli altri tuttavia a un livello profondo significa riconoscere che noi inter-siamo: io sono ci\u00f2 che sono grazie alle persone con cui interagisco, c'\u00e8 un vincolo di condivisione che ci unisce, cresciamo insieme; per l'enfasi posta sulla comunit\u00e0, che si traduceva in disponibilit\u00e0 di canali e spirito di supporto; per la derivazione da Debian, una distribuzione creata proprio con lo spirito di condividere la conoscenza, svincolata da logiche industriali; infine per la promessa di semplicit\u00e0.\n\nIniziai con il mio personal computer, a casa. Ricordo che nei primi mesi trascorsi un po' di tempo, alla sera, per scoprire come fare tutte le cose che mi servivano e imparare a usare il nuovo ambiente operativo. Con mia sorpresa, in questo periodo scoprii che con il nuovo sistema avevo la possibilit\u00e0 di fare tante cose nuove e belle, che andavano ben oltre le mie aspettative.\n\nDopo qualche mese ebbi il desiderio di utilizzare il nuovo sistema anche al lavoro. Pu\u00f2 essere conveniente in questa fase iniziare con una macchina virtuale o disporre di un ambiente parallelo. Io iniziai portandomi il portatile, su cui avevo installato Ubuntu, e, dato che volevo 'essere seduto' su Linux controllavo il desktop con Windows dal portatile. Avevo trovato un software libero che si installava sui due sistemi e permetteva di usare uno dei due per controllare mouse e tastiera dell'altro, spostando il cursore con continuit\u00e0 da uno schermo all'altro.\nIn breve tempo mi accorsi che riuscivo a svolgere meglio il mio lavoro di sviluppatore/sistemista con la nuova piattaforma: mi potevo collegare pi\u00f9 facilmente con altri sistemi, potevo addirittura 'montarli' ovvero farli diventare parte del filesystem della mia macchina, non avevo interferenze e appesantimenti dovuti al sistema antivirus, non pi\u00f9 necessario, non mi dovevo pi\u00f9 preoccupare della deframmentazione del disco, trovavo pi\u00f9 velocemente il software di cui potevo aver bisogno sfruttando i depositi software gestiti dalla distribuzione oppure da terze parti, con la sicurezza di installare software verificato, riuscivo a leggere velocemente tutti i tipi di chiavette usb, avevo un sistema che andava sempre veloce e non appesantiva inutilmente il computer, permettendomi di far girare pi\u00f9 agevolmente gli strumenti necessari per sviluppare software, ecc.\n\nChiesi al mio responsabile se avevo il permesso di sostituire il sistema operativo, spiegandone le ragioni e garantendo che avrei continuato a svolgere regolarmente le mie mansioni.\nLaddove fosse necessario utilizzare software specifici oppure accedere ad ambienti Active Directory preferii tenere una macchina virtuale Windows, che comunque usavo raramente, quando erano necessarie specifiche funzioni aziendali.\n\nPoco alla volta convinsi il mio gruppo di lavoro, o per lo meno buona parte di esso, a fare lo stesso; anzi, direi meglio che diverse persone del mio gruppo di lavoro si convinsero che effettivamente si riusciva a lavorare meglio in questo modo e, superando il naturale timore del nuovo, mi chiesero di aiutarli a sostituire Windows con Linux anche sui loro PC. Naturalmente, la diffusione di Linux nel nostro gruppo di lavoro port\u00f2 ulteriori benefici grazie alla possibilit\u00e0 di scambiare esperienze, confrontarsi e apprendere insieme. Divent\u00f2 pi\u00f9 facile integrare diversi strumenti che ci erano necessari per lo sviluppo. Col tempo, arrivammo a standardizzare un ambiente di sviluppo basato su GNU/Linux, giustificandolo con la riduzione dei costi e il beneficio, che \u00e8 stato riconosciuto sia dai miei superiori che dalle persone con cui ho collaborato, di disporre di un ambiente pronto all'uso, che poteva essere distribuito ai colleghi come ai fornitori esterni e che, a scelta di ciascuno, poteva diventare il sistema nativo oppure essere disponibile dentro una virtual machine.\n\nPartecipando alla mailing list dell'antenato di LibreOffice ho imparato molto in merito ai concetti del software libero. Leggendo i dettagli di rilascio delle nuove versioni ho imparato come vengono gestiti i cambiamenti nei grandi progetti, concetti che poi ho in parte trasferito nel mio lavoro in cui, come coordinatore di un gruppo di sviluppo, mi occupavo anche di change management.\nSuccessivamente, iniziai a installare dei server GNU/Linux per far funzionare altri programmi necessari allo sviluppo software: repository dei sorgenti software, strumenti di integrazione continua, repository di librerie e programmi compilati, strumenti per la verifica della qualit\u00e0 del codice, wiki, application server, web server, database, ecc. Oggi mi sono spostato dal settore sviluppo a quello di gestione, dove continuo ad occuparmi della gestione dei rilasci applicativi e ho proposto in azienda l'adozione di strumenti (naturalmente sempre Open Source) che permettono di automatizzare il rilascio delle configurazioni sistemistiche e gestire l'infrastruttura sistemistica come codice (per chi lo conosce, uso Puppet).\n\nCon l'allargamento dell'azienda negli anni da un lato ho dovuto convincere i sistemisti ad adottare la distribuzione che avevo scelto, che man mano trovava sempre pi\u00f9 consensi. Dall'altro ho chiesto di essere formato anche sulla distribuzione RedHat/CentOS, che \u00e8 pure molto usata in azienda e sulla quale non avevo esperienza.\nOggi lavoro senza problemi con GNU/Linux da pi\u00f9 di 10 anni sia a casa che in ambiente lavorativo dove la mia esperienza nell'ambito del software libero viene riconosciuta. Soprattutto, credo di aver imparato davvero molto grazie a questa scelta che per me \u00e8 stata sia personalmente che professionalmente vincente. Per questo sono grato allo spirito di condivisione che informa il lavoro di tante persone che aderiscono ai principi del software libero e spero di riuscire, nel corso della mia vita, a restituire in qualche modo qualcosa alla comunit\u00e0.\n\nRecentemente sto imparando ad essere un poco pi\u00f9 assertivo in merito alla condivisione, anche in ambiente lavorativo, spiegando che questo \u00e8 il modus operandi se si vuole avere la possibilit\u00e0 di utilizzare determinati strumenti e godere di determinati benefici.\n\nQuando ne ho l'occasione aiuto degli amici che lottano con il loro computer 'che diventa sempre pi\u00f9 lento' a rivitalizzarlo e a svolgere le operazioni che hanno bisogno di fare grazie a software liberi versatili, all'avanguardia, sicuri e legali.\n\nCome \u00e8 accaduto a moltissimi altri, il software libero mi ha altres\u00ec permesso di incontrare idee e persone bellissime.\n\n\n=== LibreUmbria ===\nLa Regione Umbria \u00e8 stata la prima tra le Pubbliche Amministrazioni Italiane a muoversi, iniziando un progetto di migrazione molto complesso che \u00e8 partito dai dipendenti della Provincia di Perugia e coinvolger\u00e0 nel corso di un triennio l'Azienda Sanitaria Locale e la stessa regione, passando anche per le scuole. Il progetto - battezzato LibreUmbria - \u00e8 cominciato nella primavera del 2012, e dopo una serie di riunioni durante l'estate \u00e8 passato a una fase operativa nel mese di novembre con il corso di formazione per il gruppo dei formatori e dei tecnici per il supporto degli utenti. La mossa decisiva, in ogni caso, \u00e8 stata quella della creazione di un [http://www.libreumbria.it sito] che \u00e8 diventato il fulcro della comunicazione, ed \u00e8 stato alimentato con tutti i documenti relativi al progetto stesso. In questo modo, la resistenza al cambiamento, che si \u00e8 rivelato lo scoglio pi\u00f9 difficile da superare nel caso delle migrazioni \u2013 i principali problemi, infatti, sono di carattere psicologico e non tecnico \u2013 \u00e8 stato affrontato prima ancora che nascesse. \n\nOggi, i dipendenti della Provincia di Perugia chiedono di passare a LibreOffice sulla scorta dell'esperienza dei loro colleghi, che danno un giudizio molto positivo della suite di produttivit\u00e0, con la quale riescono a fare pi\u00f9 cose e in modo pi\u00f9 rapido ed efficiente rispetto al passato.\n\nUn esempio di come la seconda libert\u00e0 del software libero (\u201cLibert\u00e0 di studiare come funziona il programma e modificarlo in modo da adattarlo alle proprie necessit\u00e0\u201d) abbia permesso di migliorare la vita quotidiana degli utilizzatori \u00e8 stato lo sviluppo di una macro per la firma digitale dei documenti con il software Dike (Digital Key) distribuito da Infocert S.p.A. La macro, sviluppata nell'ambito del progetto LibreUmbria e resa disponibile come estensione liberamente scaricabile dal portale LibreOffice Extensions, semplifica il workflow necessario per esportare in pdf, firmare e rendere disponibile all'utente il documento nel formato p7m.\n\nSotto il profilo dei costi, la migrazione a LibreOffice della Provincia di Perugia si \u00e8 tradotta in un risparmio di circa 228.000 euro, ovvero la differenza tra la cifra di 284.000 euro, necessari per l'aggiornamento delle licenze di Microsoft Office alla versione 2013, e quella di 56.000 euro investiti nelle attivit\u00e0 di formazione e nella preparazione dei tecnici per il supporto.<ref>[http://www.agendadigitale.eu/egov/508_il-software-libero-si-fa-strada-tra-le-pa-locali.htm Il software libero si fa strada tra le Pa locali], Italo Vignoli, agendadigitale.eu, 2013</ref>\n\nLa storia e le esperienze scaturite sono raccolte in una pubblicazione digitale<ref>[http://www.libreumbria.it/e-book-un-viaggio-chiamato-libreumbria Un viaggio chiamato LibreUmbria], a cura di Sonia Montegiove, 2014</ref> a cui hanno contribuito diversi partecipanti al progetto.\n\nIl progetto si \u00e8 articolato in 6 fasi, che sono state in seguito consolidate nel documento di migrazione reso disponibile da TDF:<ref name=\"TDFMigProt\">[https://www.documentfoundation.org/assets/Certification/tdf-migrationprotocol.pdf LibreOffice Migration Protocol], The Document Foundation; in italiano ben spiegato [https://www.slideshare.net/italovignoli/tdf-whitepapermigrazione-48007285 qui]</ref>\n#analizzare: per facilitare l'analisi della situazione preesistente la migrazione in altre realt\u00e0 il progetto ha reso disponibili i moduli utilizzati per raccogliere informazioni su modelli, macro, interazioni con altri software, esigenze degli utenti\n#comunicare: con tutti i soggetti coinvolti nella migrazione, utenti ma anche manager; spiegando le modalit\u00e0 di attuazione del progetto, i tempi e le persone coinvolte, evidenziando i vantaggi di tale operazione in termini di qualit\u00e0 ed efficienza nel lavoro; motivando le persone. Il protocollo di migrazione della TDF suggerisce di strutturare il piano di comunicazione tenendo conto delle diverse tipologie di persone, raggruppate in base alla loro predisposizione al cambiamento: innovatori, ''early adopter'' (sono i tipici ''opninion leader''), ''early majority'', ''late majority'' e conservatori: per gestire bene il cambiamento \u00e8 molto importante comprendere la dinamica che esiste tra questi gruppi e creare un piano di comunicazione che prima di concentrarsi sugli scettici e i critici ottenga il consenso dei suoi alleati naturali.\n#formare: possibilmente costituendo un gruppo di formatori interni tra gli utenti 'avanzati' che diventano cos\u00ec a loro volta promotori del cambiamento e contribuiscono ad assicurare agli altri assistenza nella fase post-migrazione; inoltre un formatore interno, conoscendo la realt\u00e0 dell'Ente, \u00e8 in grado di sviluppare la propria lezione in base alle esigenze lavorative specifiche dei colleghi, tenendo pi\u00f9 alta l'attenzione della classe e migliorando il rapporto di fiducia con l'utente finale\n#installare: ad opera di un gruppo di tecnici preparati, garantendo: uniformit\u00e0 delle installazioni e della configurazione del software (in particolare le impostazioni relative al formato di salvataggio dei file e l'uso della directory predefinita per i salvataggi e per i modelli). Sono fortemente consigliate modalit\u00e0 di installazione e aggiornamento centralizzato mediante applicazione di policy di rete. L'installazione deve avvenire solo dopo aver formato l'utente!\n#assistere: attraverso un modello di supporto strutturato all'interno dei singoli enti coinvolti, formato da:\n##referenti del sistema informativo dell'Ente, con attivit\u00e0 di supervisione circa l'andamento della migrazione;\n##utenti addetti all'assistenza tecnica (opportunamente formati);\n##utenti appartenenti al gruppo di lavoro operativo dell'Ente;\n##utenti tecnologicamente avanzati, che potranno fornire un primo supporto ai colleghi, nell'ambito delle proprie unit\u00e0 organizzative di appartenenza\n#monitorare e condividere: tenendo sotto controllo in itinere ed ex-post i seguenti indicatori:\n##percentuale degli utenti migrati (numero utenti migrati/totale utenti)\n##percentuale di modelli migrati (numero di modelli migrati/totale dei modelli)\n##eventuali criticit\u00e0 evidenziate, azioni intraprese e soluzioni adottate o in corso di adozione.\n::I dati rilevati dovranno essere oggetto di attente analisi da parte del gruppo di coordinamento, che potr\u00e0 apportare tempestive azioni correttive ad eventuali rischi, e resi disponibili pubblicamente sul sito del progetto e sui social network (intranet, sito/blog, pagina Google+, gruppo LinkedIn, ecc.), in maniera tale da condividere con un ampio bacino di utenti i risultati attesi durante tutte le fasi della sua realizzazione. Ci\u00f2 fa sentire tutti parte di un progetto ben organizzato e non estemporaneo ed \u00e8 fonte di preziosa motivazione (fattore umano). La motivazione delle persone \u00e8 una delle migliori garanzie per la riuscita del progetto.\n\n\n=== Crescere a pane e software libero ===\nUn insieme di storie di adozione di software libero nella scuola sono raccontate nel bel libro edito dall'associazione LibreItalia.<ref name=\"crescere_pane_swl\">[http://www.libreitalia.it/manuali/ Crescere a pane e software libero], a cura di Sonia Montegiove e Emma Pietrafesa, LibreItalia ONLUS, 2016. Disponibile anche come [http://www.libreitalia.it/cloud/index.php/s/kT7IA0iAwkWtu9D e-book]</ref>\n\n=== LibreDifesa ===\nQuesta storia \u00e8 ben raccontata in un articolo scritto dalla redazione di TechEconomy.<ref>[http://www.techeconomy.it/2016/04/28/difesa-risparmia-milioni-euro-con-software-libero-parla-generale-sileo/ La Difesa risparmia milioni di euro scegliendo software libero: parla il generale Camillo Sileo], su TechEconomy, 2016</ref>\n\n=== LiMux ===\nAll'estero la migrazione pi\u00f9 significativa verso sistemi Open Source \u00e8 forse quella che ha affrontato la Pubblica Amministrazione della citt\u00e0 di Monaco di Baviera nel decennio 2003-2013: sono state migrate 15000 postazioni di lavoro coinvolgendo 33000 impiegati, di cui 1000 nello staff IT, e 22 dipartimenti.\n\nLo svolgimento del progetto e i risultati raggiunti sono ben raccontati in un articolo pubblicato nel 2013 sul sito joinup.<ref>[https://joinup.ec.europa.eu/community/osor/case/limux-it-evolution-open-source-success-story-never LiMux - the IT evolution - An open source success story like never before], Markus Feilner, joinup.ec.europa.eu, 2013</ref>\n\nL'esperienza della citt\u00e0 di Monaco \u00e8 significativa perch\u00e9 ha affrontato una realt\u00e0 molto complessa, \u00e8 stata forse la prima migrazione di questa dimensione verso sistemi completamente Open Source e ha coinvolto successive amministrazioni nell'arco temporale di una decade. Nel 2002 la comunit\u00e0 Open Source era molto differente da quella che troviamo oggi e non erano disponibili soluzioni confrontabili  di livello enterprise. La decisione di migrare tutti i desktop da Windows a Linux implicava la necessit\u00e0 di migrare il software di produttivit\u00e0 da MS Office a LibreOffice e adottare il formato libero ODF.\n\nNel 2004, di fronte ad alcune obiezioni riguardo al rischio che il progetto potesse violare una serie di brevetti nel caso l'Unione Europea avesse approvato la legge sui brevetti software, ci fu una sospensione e venne commissionato uno studio legale. Lo studio venne condotto da Bernhard Frohwitter, un noto esperto di propriet\u00e0 intellettuale, insieme ad altri componenti degli studi legali di Monaco. Le conclusioni dello studio  sono servite a spianare la strada a molti altri progetti di questo tipo poich\u00e9, in estrema sintesi, dicono che i brevetti software costituiscono un basso fattore di rischio per i progetti Open Source.\n\nNel 2002 il quadro IT dei sistemi della citt\u00e0 di Monaco era molto eterogeneo. Pi\u00f9 di 16000 utenti lavoravano con Microsoft NT e varie versioni di Microsoft Office. Esistevano 340 processi amministrativi specifici, la met\u00e0 dei quali basata su mainframe. Inoltre sui vari desktop erano installati pi\u00f9 di 300 prodotti software diversi. I servizi di condivisione di file erano in parte basati su Netware e in parte specifici dei domini NT.\n\nIl progetto originariamente scelse Debian come distribuzione Linux da cui derivare la personalizzazione desiderata, per la sua indipendenza da specifiche aziende. Successivamente si decise di passare a Ubuntu per usufruire di rilasci e di un ciclo di supporto prevedibili e di una selezione pi\u00f9 aggiornata di pacchetti software. Inoltre, Ubuntu supportava hardware pi\u00f9 recente. Come desktop venne scelto KDE per la sua qualit\u00e0 e l'aspetto classico, con il software disponibile a partire dal tipico men\u00f9. Il software a corredo \u00e8 ormai uno standard su tutte le piattaforme: browser web Firefox, client di posta Thunderbird, elaborazione di immagini con GIMP, lettore di PDF Acrobat/Adobe e OpenOffice, successivamente LibreOffice. Per la gestione di template, macro, form e documenti venne sviluppato un software centralizzato, noto come WollMux.\n\nUna grossa parte di lavoro fu necessaria per migrare verso una suite di ufficio libera. Infatti, quando si inizi\u00f2 a analizzare la situazione esistente vennero scoperte via via interazioni tra Microsoft Office e software specifici di cui nessuno ricordava chi li avesse programmati e se fosse disponibile una descrizione del loro funzionamento. Il team arriv\u00f2 a identificare 21000 template e 6000 macro sui 22 dipartimenti. Questi erano stati programmati in un arco temporale di diversi anni, in differenti linguaggi di programmazione, da persone diverse con competenze differenti. Molto spesso gli sviluppatori originali non erano pi\u00f9 disponibili.\n\nIl team fu obbligato a sistematizzare e consolidare il tutto, lavorando con l'obiettivo di ridurre gli oggetti di office automation e centralizzare i processi ove possibile. Alla fine del lavoro si arriv\u00f2 ad avere 12000 template, 38 nuovi processi web based e 30 macro organizzate in un repository centralizzato, sottoposte a controllo di qualit\u00e0, testate e documentate. L'obiettivo venne raggiunto attraverso l'adozione di un percorso in sei passi:\n#identificare e contare gli oggetti di office automation da migrare: macro, template e form\n#eliminare i doppioni\n#migrare gli oggetti restanti al nuovo software di produttivit\u00e0. In questa fase fu considerato cruciale per il successo della migrazione il feedback ottenuto da coloro che lavoravano quotidianamente con i flussi documentali e impostare un controllo di qualit\u00e0 indipendente.\n#Venne scelta una strategia di migrazione 'soft', sostituendo in tempi diversi il software d'ufficio e il sistema operativo; \n#inoltre, venne individuato come fattore chiave di successo sia da un punto di vista tecnologico che sociale e motivazionale la relazione diretta con gli impiegati che usavano i nuovi desktop. Si stabil\u00ec quindi di seguire una strategia a 'palla di neve' che permettesse di convincere i dipendenti scettici: venne identificato un piccolo ufficio con un workflow chiaro, unidimensionale e pochi processi amministrativi. \n#I nuovi desktop vennero quindi installati in blocchi separati. Prima l'ufficio identificato e successivamente gli altri uffici con workflow simili. I primi impiegati a utilizzare i nuovi sistemi divennero cos\u00ec delle 'cellule germinali' per la raccolta di esperienze ed esempio (possibilmente positivo) per gli altri colleghi. L'obiettivo era far crescere la migrazione come una palla di neve, in tal modo creando via via maggiore consenso.\n\nLa strategia a palla di neve ricorda le considerazioni sulle differenti tipologie di utente e sul loro impatto nel cambiamento menzionate nel documento di migrazione della TDF<ref name=\"TDFMigProt\" /> e l'importanza del fattore umano nella riuscita di un progetto di migrazione.\n\nBench\u00e9 i processi al contorno della migrazione (la revisione del sistema di approvvigionamento, il training necessario per il personale di supporto e per gli impiegati, la necessit\u00e0 di sistematizzare l'intero ambito IT e supervisionare la migrazione) abbiano richiesto pi\u00f9 tempo di quanto inizialmente stimato (la previsione iniziale era terminare nel 2008, poi esteso al 2011 e infine l'obiettivo fu raggiunto solo nel 2013) Peter Hofmann, leader del progetto, dichiara che venne fatta una scelta consapevole di standardizzare i processi per cogliere l'infrastruttura e i requisiti necessari a ogni dipartimento, nonch\u00e9 per le fasi di test e gestione delle release a discapito di aggiungere alcuni anni alla data di completamento del progetto. In qualche modo la natura del progetto \u00e8 cambiata nel tempo: non si trattava pi\u00f9 soltanto di migrare dei desktop ma di sistematizzare l'intera infrastruttura IT e il modo in cui era gestita, secondo il motto del progetto: \u201cQuality over time\u201d. Sempre secondo Hofmann il ritmo di migrazione lento ma costante, in parallelo con lo sviluppo del client LiMux, \u00e8 una delle ragioni per cui il progetto \u00e8 rimasto all'interno del budget.\n\nOggi il progetto consiste di quattro componenti tecniche principali:\n*un client Linux con sistemi di ''automated deployment'' e ''configuration management''\n*software di ufficio adattato per il lavoro in team\n*un gestore di template e form (WollMux)\n*le componenti server necessarie ai primi tre item.\n\nScegliendo di passare a Limux e LibreOffice \u00e8 stato possibile prolungare il ciclo di vita dei vecchi PC rispetto a quanto sarebbe stato possibile se si fosse migrato a versioni recenti di Microsoft Office e Windows 7 con un risparmio considerevole.\n\nNonostante l'amministrazione dichiari di aver risparmiato pi\u00f9 di 10 milioni di euro con la migrazione all'Open Source, il costo non \u00e8 mai stato la motivazione primaria del progetto, anche perch\u00e9 questo dato si presta a essere calcolato in modi differenti da analisi differenti e \u2013 osserva Hofmann \u2013 \u00e8 stato la causa del fallimento di molti progetti nel momento in cui l'organizzazione ha avuto a disposizione un budget maggiore o qualche analista abbia dichiarato che i \u201ccosti erano sbagliati\u201d. Invece la motivazione primaria della citt\u00e0 di Monaco \u00e8 stata diventare indipendenti e acquisire il pieno governo dell'infrastruttura IT.\n\nLa municipalit\u00e0 ha realizzato:\n*un livello straordinario di indipendenza dai fornitori\n*indipendenza nel sistema operativo\n*pieno uso degli standard come pratica abituale\n*un livello molto elevato di sicurezza IT\n*nessuna interruzione di servizi e processi su un periodo di migrazione di diversi anni\n*LibreOffice installato su pi\u00f9 di 15.000 desktop, incluse alcune macchine Windows\n*i cosiddetti office objects sono stati ridotti del 40% (di cui le macro ridotte al 20% della quantit\u00e0 originaria) e sono stati tutti consolidati in soluzioni web gestite dal software Wollmux\n*sono stati introdotti con successo organizzazione, project management, testing, release e configuration management, automazione dei rilasci e delle installazioni, servizi centralizzati.\n\n[[http://www.wollmux.net/wiki/Main_Page WollMux], estensione per semplificare la gestione di template, \u00e8 rilasciato come software Open Source in modo che altre pubbliche amministrazioni e aziende lo possano utilizzare. Lo stesso dicasi del client LiMux.\n\nNel rapporto finale i responsabili del progetto evidenziano 8 punti che sono cruciali per migrazioni di questa portata; li riassumiamo nel seguito:\n*'''Supporto politico'''. \u00c8 fondamentale per riuscire a fronteggiare le lobby e gestire i conflitti senza arrivare alla cancellazione del progetto.\n*'''La migrazione \u00e8 un lungo processo''' e non si fa in un sol colpo.\n*'''Lo staff \u00e8 importante'''. La motivazione \u00e8 cruciale sia per lo staff IT che per gli utenti e necessita attenzione e organizzazione. Le persone coinvolte devono avere la sensazione che il progetto intende migliorare e facilitare il loro lavoro quotidiano.\n*'''Rispettare tutti i livelli organizzativi'''. I leader a tutti i livelli sono importanti per la riuscita del progetto poich\u00e9 hanno un impatto sulla motivazione degli utenti prima e durante la migrazione.\n*'''Non sempre si pu\u00f2 pianificare in anticipo''', specie in progetti come questo. I primi passi devono essere contare, identificare e strutturare il paesaggio IT esistente. Nel caso della citt\u00e0 di Monaco, per la prima volta gli amministratori potevano conoscere esattamente per ogni programma in esecuzione dove girava, chi lo aveva realizzato, quando e perch\u00e9, non per una questione di controllo ma per ragioni organizzative e di assicurare la qualit\u00e0.\n*'''Attenzione alle situazioni eterogenee''' da un punto di vista IT. Sono molto pi\u00f9 complesse in termini di amministrazione e migrazione.\n*'''La gestione professionale''' di requisiti, test, rilasci e gestione delle patch \u00e8 fondamentale.\n*'''Mantenere lo staff motivato \u00e8 un fattore chiave'''.\n\nUn'altra caratteristica importante del progetto \u00e8 la scelta di gestire il supporto al client LiMux collaborando attivamente con le comunit\u00e0 che supportano Ubuntu, KDE, LibreOffice. Questa modalit\u00e0 viene riconosciuta come efficace per influenzare lo sviluppo del software e risolvere eventuali problemi specifici.\n\n=== Motivazioni che spingono varie persone a scegliere software libero ===\nNell'autunno del 2016 Sonia Montegiove, nei giorni precedenti un suo intervento alla trasmissione radiofonica Eta Beta su Radio Rai Uno, ha posto ai soci di LibreItalia, attraverso la mailing list dell'associazione, la seguente domanda:\n\n:''Se doveste dire qual \u00e8 il motivo per cui usare il software libero, quale mettereste come primo? (Escluso il risparmio)''\n\nDi seguito sono riportate le risposte, in un formato testuale che pu\u00f2 essere utilizzato anche per [[#fortuneHowTo|creare un ''fortune'']] ovvero un generatore casuale di citazioni che sui sistemi Unix/Linux viene talvolta utilizzato al momento dell'apertura di un nuovo terminale.\n\nDomande simili sono state poste a un pubblico internazionale nei primi mesi del 2017 da Jeremy Garcia, fondatore del sito [http://www.linuxquestions.org LinuxQuestions.org] sul sito stesso<ref>[http://www.linuxquestions.org/questions/linux-general-1/what-are-the-reasons-you-use-open-source-software-4175600843/ What are the reasons you use open source software?], su linuxquestions.org</ref><ref>[http://www.linuxquestions.org/questions/linux-general-1/what-are-the-reasons-you-use-linux-4175600842/ What are the reasons you use Linux?], su linuxquestions.org</ref> e sul sito [http://www.opensource.com OpenSource.com].<ref>[https://opensource.com/article/17/3/why-do-you-use-linux-and-open-source-software?sc_cid=70160000001273HAAQ Why do you use Linux and open source software?], su opensource.com</ref>\n\n<pre>\nLibert\u00e0. \nIntese come le quattro famose. \n\t-- Carlo Piana\n%\nOpen source open mind.\nCuriosit\u00e0, ribellione,\nIl dono nella sua versione pi\u00f9 nobile,\nApertura mentale\nUnit\u00e0\nUmilt\u00e0\nComunit\u00e0\n\t-- Giordano Alborghetti\n%\nIl software libero pu\u00f2 essere studiato, quindi, le comunit\u00e0 possono rilevare e risolvere problemi di sicurezza e bachi; usando software a codice \"chiuso\" non si sa cosa accade ai nostri dati, solo lo sviluppatore conosce gli algoritmi. Io non sono in grado di rilevare \"magagne\" nel software, sapere che esistono gruppi di programmatori, residenti in varie zone del pianeta, in grado di farlo, mi d\u00e0 sicurezza.\n\t-- Emilio Russo\n%\nA mio avviso il motivo \u00e8 \"Darwiniano\". Il software aperto ha maggiori possibilit\u00e0 di evolvere perch\u00e9 il suo ambiente \u00e8 molto pi\u00f9 esteso rispetto al software chiuso. Chiunque pu\u00f2 partecipare ad un software aperto, solo una minoranza pu\u00f2 invece partecipare ad un software chiuso. Le idee e le soluzioni sono molte di pi\u00f9 in un ambiente aperto.\n\t-- Oreste Parlatano\n%\nNella PA: libert\u00e0 dai monopoli\n\t-- Flavia Marzano\n%\nIl software libero risolve le esigenze dell'utente, non quelle del produttore\u2026\n\t-- Emanuele De Grandi\n%\nIl motivo fondamentale \u00e8 la possibilit\u00e0 di collaborare per migliorare. La libert\u00e0, come diceva Gaber, \u00e8 partecipazione.\n\t-- Rocco Camera\n%\nTRASPARENZA del software libero, posso vedere tutto quello che fa.\nAl contrario, il software proprietario \u00e8 come una scatola chiusa, pu\u00f2 fare tutt'altro di quello che dice il proprietario\n\t-- Kastriot Ileshi\n%\nSecondo me se si parla di libert\u00e0 del software pochi capiscono ma c'\u00e8 un\nparallelo facile da capire: la stampa libera.\n\n* Un giornale \u00e8 libero se non ha padroni o se ne ha molti ma nessuno\n  preponderante...\n\n* Un giornale libero spesso non \u00e8 gratuito: la libert\u00e0 si paga ma si paga\n  il giusto prezzo. I giornalisti devono pure campare ma qualcuno pu\u00f2\n  scrivere articoli anche solo per il piacere di farsi leggere...\n\n* Un giornale libero ha concorrenza che \u00e8 solo meritocratica: vieni letto\n  se produci qualit\u00e0, visto che non c'\u00e8 nessun obbligo n\u00e9 monopolio\n  pubblico o privato.\n\n* Un giornale \u00e8 libero se \u00e8 trasparente e quindi se le decisioni editoriali\n  sono chiare e non dettate dall'agenda politica o economica del monopolista\n  padrone del giornale...\n\n* Un giornale \u00e8 libero se tutti possono contribuire e se i contributi vengono\n  pubblicati con una selezione di qualit\u00e0 e non legata a qualche sponsor\n  economico che detta la linea editoriale...\n\nEcco, a parte gli standard aperti molte cose relative alla stampa libera\nsono facilmente associabili al software libero e alle societ\u00e0, economiche\ne/o associative, che vi stanno dietro, vedi TDF.\n\n\t-- Marco Ciampa\n%\nCi\u00f2 che produco con il Software Libero \u00e8 davvero MIO e rimango libero di\nfarne quello che mi pare.\n\t-- Giuseppe Vizziello\n%\nUso software libero perch\u00e9 mi da la possibilit\u00e0 di scegliere, sempre e consapevolmente.\nMi da anche la possibilit\u00e0 di scegliere software proprietario se lo voglio.\nA volte quanto lo dico mi viene risposto, non a torto, che scegliere \u00e8 anche un onere in alcune situazioni, ma in questi casi le comunit\u00e0 di utenti di software libero hanno fatto scuola nel capire come scegliere anche le persone (che poi magari scelgono il software per noi).\n\t-- Marco Giorgetti\n%\nL'energia che impiego per imparare a usare il software libero \u00e8 un investimento per il futuro e va a beneficio di tutti, potendo il software essere condiviso.\n\t-- Dario Sestero\n%\nIl software libero \u00e8 come l'acqua potabile che esce dai nostri rubinetti: se \u00e8\nbuono (ce n'\u00e8 di ottimo), perch\u00e9 dovrei comprare il software in bottiglia? :)\n\t-- Marco Alici\n%\nL'apertura del codice e la possibilit\u00e0 di conoscerlo a fondo garantiscono la sicurezza individuale di chi usa quel software meglio di ogni segreto industriale detenuto dal Pulcinella di turno.\n\u00c8 come giocare a carte scoperte: vince chi gioca meglio e non chi ha culo!\n\t-- Diego Maniacco\n%\nChi ama la libert\u00e0 e conosce la competenza sa che la condivisione \u00e8 una ricchezza per tutti, prima di tutto per chi la offre. Mi \u00e8 capitato di conoscere, anche nella scuola, molti \"esperti\" di software proprietario: si vantavano parecchio, ma erano soltanto capaci di approfittare dell'ignoranza altrui, e invece di aprire le menti, prima di tutto la propria, a nuove conoscenze, imponevano agli sventurati che li devono sopportare i loro limiti come se l\u00ec si ponessero davvero i confini della conoscenza: Io amo definirli fondamentalisti del software, nonch\u00e9 esperti della castrazione intellettuale!\n\t-- Enzo Sceresini\n%\nUso software libero perch\u00e9 c'\u00e8 gente bellissima  :)\n\t-- Massimo Ciccola\n%\nMe lo cucio addosso come mi pare!\n\t-- Gabriele Ponzo\n%\nPerch\u00e9 \u00e8 figo!\n\t-- Emanuele Vezzaro\n%\nIl software libero \u00e8 per chi ama la libert\u00e0, anche quella digitale...\nSolo nella consapevolezza e nella libert\u00e0 ci pu\u00f2 essere crescita, emancipazione, evoluzione.\n\t-- Maurizio\n%\nSicurezza, la possibilita di vedere il codice e quindi controllarlo.\nSnellezza del codice ... non ci sono ester eggs che lo appesantiscono.\n\t-- Matteo\n%\nCome l'uomo pu\u00f2 essere definito animale sociale, il software libero lo si pu\u00f2 definire software \"sociale\" perch\u00e9 il suo utilizzo (e pi\u00f9 in generale la conoscenza) favorisce la condivisione con la logica della \"comunit\u00e0\".\n\t-- Marco Rufinelli\n%\nMi piacerebbe cambiare il tipo di comunicazione per cui libero=gratis=economico=roba da poco.\nIl software libero oggi ha raggiunto degli standard uguali o superiori al software proprietario, sia in funzionalit\u00e0, che in usabilit\u00e0, che in bellezza..\n\nCi vuole un messaggio che arrivi alle persone \"ignoranti\", e parlare di libert\u00e0 di modificare il codice sorgente, penso sia troppo specialistico per essere capito dai pi\u00f9, anche se \u00e8 comunque una delle motivazioni fondamentali.\n\nIl software \u00e8 libero perch\u00e8 ci sono persone che pensano che la libert\u00e0 sia un valore etico e non un valore puramente economico.\n\t-- Giambattista Ducoli\n%\nAlcune citazioni, che calzano sul FOSS (a patto che si accetti il fatto che poter leggere e sperimentare significa poter pensare, istruirsi e formarsi).\n\n\"La mente \u00e8 come il paracadute. Funziona solo se si apre\" (Albert Einstein)\n\n\"L'istruzione e la formazione sono le armi pi\u00f9 potenti per cambiare il mondo\" (Nelson Mandela)\n\n\"Se pensate che l'istruzione sia costosa, provate l'ignoranza\" (Derek Bok)\n\n\t-- Diego Maniacco\n%\nPer lo stesso motivo per cui migliaia di persone hanno cominciato a contribuire a Wikipedia: se vedo un refuso, voglio correggerlo!\n\nCome da famosa citazione: Non so cosa fare n\u00e9 dove andare [quando Wikipedia \u00e8 down]. Il mondo esterno mi sembra cos\u00ec poco //editabile//. (Ilya)\n\n\t-- Federico Leva (Nemo)\n%\n</pre>\n-----\n<span id=\"fortuneHowTo\"></span>\nPer ottenere questo risultato su GNU/Linux se, ad esempio, <code>swl</code> \u00e8 il file in contenente il testo con le citazioni, \u00e8 sufficiente installare il pacchetto <code>fortune</code> e da terminale dare il comando:\n\n strfile swl\n\nper predisporre un file di indice <code>swl.dat</code> che verr\u00e0 in seguito usato dal comando <code>fortune swl</code> per generare le citazioni.\n\nL'indice andr\u00e0 rigenerato a fronte di cambiamenti del file con le citazioni.\n\n== Bibliografia ragionata per approfondire ==\n;[https://shop.fsf.org/books-docs/free-software-free-society-selected-essays-richard-m-stallman-3rd-edition Richard M. Stallman Free Software, Free Society. Selected Essays of Richard M. Stallman, third edition]<ref>[https://shop.fsf.org/books-docs/free-software-free-society-selected-essays-richard-m-stallman-3rd-edition Richard M. Stallman Free Software, Free Society. Selected Essays of Richard M. Stallman, third edition], Richard M. Stallman, Free Software Foundation, 2015. Disponibile anche come [https://github.com/pettarin/fsfs3 e-book] grazie al fatto che il sorgente \u00e8 libero e al lavoro di Alberto Pettarin</ref>\n:Testo fondamentale per conoscere dalla fonte il pensiero dell'uomo che ha creato il movimento del software libero e ha cambiato la modalit\u00e0 di sviluppare e gestire il software. Stallman spiega cos'\u00e8 il software libero ma soprattutto trasmette messaggi forti e chiari sulle motivazioni per cui il software deve poter essere studiato, adattato e ridistribuito se si vuol vivere in una societ\u00e0 libera e solidale.\n;[https://www.youtube.com/watch?v=116b-0NrgZY Intervento di Sonia Montegiove a TedxAssisi] (video)<ref>[https://www.youtube.com/watch?v=116b-0NrgZY Sharing, in the manner of our forefathers. Simplest way to innovate] (video), Sonia Montegiove, TEDxAssisi, TEDx Talks su YouTube, 2016</ref>\n:Sonia, presidente dell'associazione LibreItalia, parla a TedxAssisi sul valore della condivisione e del ritorno alla semplicit\u00e0. Il suo intervento racconta proprio l'idea di comunit\u00e0 del software libero in quanto luogo privilegiato in cui sia possibile condividere le esperienze, confrontarsi e far circolare la conoscenza, cos\u00ec come hanno fatto per secoli i nostri antenati nei paesi e nella cultura contadina.\n:Sonia Montegiove lavora alla provincia di Perugia dove si occupa di analisi, progettazione e formazione. Ha fatto parte del gruppo di coordinamento del progetto LibreUmbria e partecipa al progetto LibreDifesa; iscritta all'albo dei giornalisti, collabora con testate cartacee di informazione locale e con quotidiani on line, \u00e8 responsabile editoriale portale di informazione TechEconomy.\n;[https://www.youtube.com/watch?v=v-WsuQIfQDY Lezione di Italo Vignoli sul software libero] (video)<ref>[https://www.youtube.com/watch?v=v-WsuQIfQDY LibreItalia Corso Formatori Lezione 01] (video), Italo Vignoli, sul canale LibreItalia di YouTube, 2016</ref>\n:Si tratta della prima videolezione del percorso che Didasca e LibreItalia hanno organizzato per formare formatori su LibreOffice a inizio 2016. Italo spiega il modello di business che sta alla base del software libero, ne descrive alcune caratteristiche e parlando di LibreOffice affronta l'argomento dei formati standard per i dati. \n:Italo Vignoli \u00e8 responsabile di marketing e comunicazione di TDF di cui \u00e8 uno dei soci fondatori. Attualmente \u00e8 membro del board dei direttori di OSI.\n;[http://www.techeconomy.it/2016/03/30/document-freedom-day-51-motivi-usare-formati-standard-aperti/ Document Freedom Day: 5+1 motivi per usare formati standard aperti]<ref>[http://www.techeconomy.it/2016/03/30/document-freedom-day-51-motivi-usare-formati-standard-aperti/ Document Freedom Day: 5+1 motivi per usare formati standard aperti], a cura di Sonia Montegiove, TechEconomy, 2016</ref>\n:Un bell\u2019articolo che riassume qual \u00e8 il significato dei formati standard aperti, a cura della presidente dell\u2019associazione LibreItalia, Sonia Montegiove, in occasione del [http://www.documentfreedom.org/about Document Freedom Day] 2016.\n;[https://www.slideshare.net/italovignoli/tdf-dfdfinalitaliano Interoperabilit\u00e0 dei Documenti Digitali e Libert\u00e0 degli Utenti]<ref>[https://www.slideshare.net/italovignoli/tdf-dfdfinalitaliano Interoperabilit\u00e0 dei Documenti Digitali e Libert\u00e0 degli Utenti], Italo Vignoli, 2015</ref>\n:White paper che spiega chiaramente cos'\u00e8 l'interoperabilit\u00e0 e quali sono gli impatti dei formati aperti e chiusi sulla libert\u00e0 degli utenti. Rispetto al riferimento precedente offre una prospettiva storica sull'evoluzione dei formati per lo scambio di documenti.\n;[http://www.investigate-europe.eu/en/new-investigation-europes-dire-dependency-on-microsoft/ Europe\u2019s dire dependency on Microsoft]<ref>[http://www.investigate-europe.eu/en/new-investigation-europes-dire-dependency-on-microsoft/ Europe\u2019s dire dependency on Microsoft], Elisa Simantke, Investigate Europe, 2017</ref>\n:Approfondita indagine giornalistica che analizza le problematiche in termini di spesa, privacy e sicurezza, causate dalla dipendenza di molti governi europei da una grande multinazionale americana. L'indagine racconta anche l'esperienza virtuosa compiuta dalla Difesa italiana con la migrazione del software di produttivit\u00e0 personale a LibreOffice. Questa e altre indagini (come ad esempio: [http://www.investigate-europe.eu/en/why-europes-dependency-on-microsoft-is-a-huge-security-risk/]) vengono ripubblicate su diverse testate giornalistiche nazionali.\n:Il sito Investigate Europe, realizzato da un gruppo di giornalisti di differenti paesi europei, realizza indagini unendo e confrontando i fatti in modo da superare le prospettive nazionali e poter individuare le strutture e gli attori responsabili in questioni di rilievo in Europa.\n;[http://www.libreitalia.it/manuali/ Crescere a pane e software libero]<ref name=\"crescere_pane_swl\" />\n:Primo libro stampato su carta a cura dell'associazione LibreItalia, raccoglie diversi contributi di professionisti che hanno proposto e partecipato a progetti di volontariato nella scuola, progetti accomunati dalla consapevolezza che il software libero e i suoi principi costituiscono una straordinaria opportunit\u00e0 educativa per i ragazzi e una grandissima risorsa per le scuole che possono dirottare i fondi a loro disposizione dall'acquisto di licenze allo svolgimento di programmi didattici.\n:I vari interventi raccolti nella prima parte del libro illustrano esaurientemente le ragioni per cui \u00e8 importante utilizzare, far conoscere e insegnare il software libero a scuola e raccontano esperienze concrete svolte in diverse scuole italiane.\n:La seconda parte del libro contiene un prezioso vademecum del formatore; infine, una postfazione che ribadisce l'importanza per la scuola di far conoscere il software libero per promuovere il pluralismo intellettivo, favorire lo sviluppo dello spirito di cooperazione e permettere alle future generazioni di fare scelte tecnologiche consapevoli, scritta dal generale Camillo Sileo, coordinatore della migrazione a LibreOffice e al formato standard ODF che sta compiendo la Difesa.\n;[http://www.techeconomy.it/2017/06/08/piccoli-truman-crescono/ Piccoli Truman crescono]<ref>[http://www.techeconomy.it/2017/06/08/piccoli-truman-crescono/ Piccoli Truman crescono], Marco Alici per la rubrica ''Il diavolo si annida nei dettagli'' su TechEconomy, 2017</ref>\n:Questo breve articolo, apparso su TechEconomy, racconta una piccola storia immaginaria che aiuta a riflettere sui condizionamenti che subiamo, senza quasi accorgercene, dalle aziende che approfittano della loro posizione dominante per creare dipendenza dai loro prodotti.\n;[https://gcn.com/Articles/2017/06/30/5-strategies-open-source.aspx How to be smart about Open Source]<ref>[https://gcn.com/Articles/2017/06/30/5-strategies-open-source.aspx How to be smart about Open Source], Troy K. Schneider, su gcn.com, 2017</ref>\n:In quest'articolo, apparso sul sito GCN: Technology, Tools and Tactics for Public Sector IT, l'autore fornisce 5 suggerimenti fondamentali per poter scegliere con cognizione di causa un progetto Open Source. 1:  scegliere un progetto in linea con i propri obiettivi; 2: conoscere qual \u00e8 l'aspetto di un progetto Open Source 'in salute'; 3: scegliere con attenzione le aziende che forniranno supporto; 4: collaborare allo sviluppo del progetto; 5: essere pronti a confrontarsi con miti e pregiudizi.\n\n== Altre risorse ragionate ==\nQuesta sezione contiene link a risorse e servizi di utilit\u00e0 generale disponibili su internet con una filosofia consistente con i principi del software libero. I riferimenti citati non hanno alcuna pretesa di esaustivit\u00e0 e costituiscono solo alcune delle ottime risorse disponibili su internet. La sezione vuole essere uno spunto per suggerire che i principi della condivisione e della creazione di beni comuni si estendono a molti altri beni digitali oltre il software e costituiscono un importante patrimonio per la collettivit\u00e0.\n\n;[http://meta.wikimedia.org/wiki/Wikimedia_projects Progetti della fondazione Wikimedia]\n:La fondazione gestisce molti progetti interessanti oltre a quello forse pi\u00f9 conosciuto di [http://www.wikipedia.org/ Wikipedia], l'enciclopedia aperta. Essi sono accessibili a partire dal link precedente. Tra questi, desideriamo menzionare, per la loro rilevanza educativa, [http://www.wikibooks.org/ WikiBooks], il sito dove \u00e8 possibile collaborare alla scrittura di libri liberi e [http://www.wiktionary.org/ Wiktionary], dove si costruiscono dizionari liberi. Tutti i progetti di Wikimedia sono disponibili in varie lingue.\n;[http://www.gutenberg.org Progetto Gutenberg]\n:Si tratta di un progetto avviato nel 1971 dall'informatico Michael Hart con l'intento di incoraggiare la creazione e la diffusione di eBook. Il sito, alimentato esclusivamente dal lavoro di volontari, offre oltre 54000 eBook, che possono essere liberamente consultati on-line oppure scaricati. Sul sito si possono esaminare le molte categorie (o scaffali) in cui i libri sono classificati oppure effettuare delle ricerche combinando differenti criteri, tra cui la lingua. Si possono trovare anche grandi opere letterarie, specialmente classici per cui i termini di copyright sono scaduti che sono stati diligentemente digitalizzati e controllati con l'aiuto di migliaia di volontari. Il sito incoraggia chiunque a contribuire sottoponendo nuovo materiale che possa essere condiviso.\n;[http://www.liberliber.it Liber Liber]\n:Liber Liber \u00e8 una o.n.l.u.s. italiana che si propone di rendere accessibili al maggior numero di persone alcuni tesori della cultura e avvicinare le discipline umanistiche a un uso consapevole della tecnologia. Nata nel 1993, l'organizzazione mantiene diversi progetti; tra questi, oltre alla [https://www.liberliber.it/online/aiuta/progetti/manuzio/ libreria digitale (progetto Manuzio)], sono degni di particolare nota un [https://www.liberliber.it/online/aiuta/progetti/libermusica/ archivio musicale (Liber Musica)], la realizzazione della [http://www.paginatre.it rivista on-line Pagina Tre] e il [https://www.liberliber.it/online/aiuta/progetti/liberscuola/ progetto LiberScuola] che si \u00e8 focalizzato sulla realizzazione di un'approfondita guida alle risorse internet dedicate alla scuola.<ref>[http://www.liberscuola.it/online/guida-al-docente-on-line/ Guida al docente on-line], a cura di Giuseppe D'Emilio, 2007</ref> I libri possono essere scaricati in differenti formati aperti e tutti sono e saranno sempre disponibili gratuitamente. \u00c8 tuttavia anche possibili acquistarli a un prezzo simbolico (50 centesimi oppure pochi euro) per sostenere il progetto e permettergli di crescere. Il sito \u00e8 sostenuto dalla societ\u00e0 E-text, specializzata nella realizzazione di siti web all'avanguardia e dalle donazioni e dal lavoro di centinaia di volontari. Il sito vanta una frequenza di oltre 250000 visitatori al mese e sono caratterizzati da un'elevata qualit\u00e0, ottenuta grazie a un attento processo di revisione da parte di diversi gruppi di volontari e l'utilizzo di strumenti specifici di correzione. Il tasso medio di refusi \u00e8 3,5 per libro, paragonabile a quello delle edizioni cartacee commerciali.\n;[http://open-books.calibre-ebook.com Open Books]\n:Un catalogo di libri al di fuori del pubblico dominio, creato nell'ambito del progetto Calibre con lo scopo di permettere di scegliere e acquistare libri offerti da diverse fonti senza DRM (Digital Right Management).\n;[https://openlibrary.org openlibrary]\n:Si tratta di un catalogo di oltre 20 milioni di libri, nato con l'intento di offrire un catalogo libero e disponibile a tutti contenente una pagina di informazioni per ogni libro stampato. Il progetto \u00e8 gestito dall'organizzazione non-profit Internet Archive. Iniziato nel 2007 si \u00e8 gi\u00e0 arricchito dei cataloghi delle pi\u00f9 grandi biblioteche e permette di accedere alle versioni scannerizzate di 1,7 milioni di libri, offre link per acquistare un libro oppure ottenerlo in prestito mediante il servizio di prestito digitale tra biblioteche [http://www.worldcat.org WorldCat].\n;[http://www.libreitalia.it/ LibreItalia: Associazione di volontariato a sostegno del software libero]\n:Il sito dell'associazione che riunisce la comunit\u00e0 di professionisti e volontari che promuovono la diffusione della suite LibreOffice e del formato libero ODF in Italia oltre che, pi\u00f9 in generale, del software libero e dei suoi valori. L'associazione fornisce indicazioni di indirizzo per le migrazioni; rappresenta un punto di aggregazione per tutti i materiali pubblicati dai soci su LibreOffice, sui formati standard e sul software libero; organizza e contribuisce a molti eventi e presta attivit\u00e0 di volontariato per progetti per le scuole e la cittadinanza mirati a diffondere la conoscenza del software libero e delle opportunit\u00e0 offerte da un uso consapevole della rete. Il sito contiene una sezione [http://www.libreitalia.it/manuali/ Modulistica e materiali] dove sono messi a disposizione parecchi white paper, documenti, e-book, presentazioni e video riutilizzabili, inclusi molti materiali didattici, utilizzati nelle attivit\u00e0 svolte dall\u2019associazione nelle scuole oppure in altri interventi formativi.\n:\u00c8 inoltre disponibile un [http://www.libreitalia.it/wiki wiki] che viene utilizzato per la creazione collaborativa di nuovi materiali. Dal wiki \u00e8 anche possibile accedere al [http://www.libreitalia.it/wiki/libredifesa/ Corso on-line su LibreOffice] realizzato nell'ambito della migrazione della Difesa. \n;[http://musescore.com musescore.com]\n:\u00c8 una piattaforma di condivisione sociale di partiture musicali creata nell'ambito del progetto MuseScore. Il sito permette di ricercare le partiture e offre la possibilit\u00e0 di registrarsi per usufruire della possibilit\u00e0 di pubblicare e condividere le proprie partiture. Il sito si interfaccia con le rispettive applicazioni per Android e iPhone. Oltre all'account gratuito, esiste un account pro che offre servizi aggiuntivi quali la condivisione all'interno di gruppi specifici, stampa in pdf, link a youTube.\n;[http://pixabay.com Pixabay]\n:Sito da dove si possono ricercare e scaricare immagini (fotografie, immagini vettoriali e illustrazioni) con [https://creativecommons.org/publicdomain/zero/1.0/deed.en licenza CC0].\n;[http://foter.com Foter]\n:Questo sito contiene oltre 200 milioni di immagini suddivise in categorie, ricercabili e riutilizzabili. Le immagini sono ottenute prevalentemente da Flickr e richiedono attribuzione aggiungendo un link all'indietro verso l'immagine originale.\n;Font libere\n:L\u2019aspetto dei documenti che produciamo dipende anche dalle font utilizzate. Per assicurare la coerenza visuale tra i documenti tra diverse piattaforme hardware e diversi sistemi operativi dobbiamo utilizzare font che possano essere installate su qualsiasi PC e distribuite senza nessuna limitazione. Le font libere, tra l\u2019altro, sono facilissime da trovare in rete, e ci sono diversi siti che offrono un\u2019ampia selezione in grado di soddisfare qualsiasi esigenza: ad esempio, [http://www.google.com/fonts Google Font], con oltre 700 famiglie di font; [http://fontlibrary.org Open Font Library], con circa 800 librerie di font;  [http://www.fontsquirrel.com Font Squirrel], con un\u2019ampia selezione.\n;[http://framasoft.org Framasoft]\n:Si auto-definisce come una rete di educazione popolare, originata dal mondo educativo e dedicata principalmente al software libero. Framasoft organizza la propria attivit\u00e0 intorno a un modello collaborativo, su tre assi: promozione, diffusione e sviluppo di software liberi; arricchimento della cultura libera; offerta di servizi liberi on-line. Framasoft si costituisce come un'associazione di interesse generale senza scopo di lucro, ha sede a Lione, in Francia e attualmente conta tre membri permanenti e una ventina di membri attivi. Il progetto di riferimento \u00e8 De-google-ify Internet, discusso di seguito.\n;[http://degooglisons-internet.org De-google-ify Internet]\n:La gran parte dei servizi on-line che utilizziamo quotidianamente sono sotto il controllo di pochissime multinazionali e le informazioni che affidiamo a questi servizi gratuiti vengono utilizzate per da queste aziende per vendere pubblicit\u00e0 o altri beni e sono soggette alle richieste di informazioni da parte degli stati a cui tali aziende appartengono. Oltre a questo aspetto legato alla privacy, \u00e8 proprio la crescente centralizzazione dei servizi internet nelle mani di pochi attori a costituire un elemento di preoccupazione nel momento in cui si vorrebbe mantenere la rete il pi\u00f9 possibile libera, accessibile e democratica. Il progetto ha l'obiettivo di restituire agli utenti il controllo della rete, sviluppando e mettendo a disposizione software libero e servizi analoghi ai servizi commerciali a cui siamo abituati ma erogati senza fini di lucro e sulla base della consapevolezza che naturalmente la gestione di tali servizi ha un costo. \"Libero non significa gratuito\" si legge nel sito: questi servizi liberi possono essere erogati nella misura in cui coloro che ritengono importante il loro valore contribuiscono a finanziare il progetto.\n;[http://sourceforge.net SourceForge]\n:\u00c8 una delle principali risorse a cui fa riferimento la comunit\u00e0 Open Source per collaborare e distribuire progetti software. SourceForge \u00e8 gestito da [https://slashdotmedia.com SlashDot Media], sito informativo e di discussione per professionisti dell'IT. Probabilmente il pi\u00f9 grande repository di applicazioni Open Source, permette di ricercare le applicazioni per nome o descrizione oppure di sfogliarle per categoria. Il sito ospita pi\u00f9 di 430.000 progetti.\n;Alternative software Open Source\n:Esistono molti siti che elencano diversi software Open Source che possono essere utilizzati in sostituzione di determinati software proprietari:\n:https://www.opensourcealternative.org/ \n:http://alternativeto.net/software/open-source-software-directory/ \n:https://www.osalt.com/ \n:https://opensource.com/alternatives\n;[http://github.com GitHub]\n:\u00c8 la piattaforma di riferimento per lo sviluppo e la condivisione di sorgenti software dei progetti Open Source. Dispone di strumenti specifici che facilitano la collaborazione e quindi la creazione di valore in team.\n\n== Riferimenti ==\n<references />"
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                        "*": "= Usare i nomi in Calc =\n\nI fogli elettronici sono strumenti di lavoro diffusi e molto agili, che consentono di automatizzare rapidamente delle funzioni di calcolo o di ricerca.\n\nChiunque li abbia usati si \u00e8 certamente abituato al loro tipico modo di fare riferimento alle celle mediante l\u2019uso di coordinate, che ricorda un po\u2019 il vecchio ed intramontabile gioco della battaglia navale. \n\nTroviamo delle lettere che indicano le colonne (A, B, C, \u2026) e dei numeri che identificano le righe (1, 2, 3, \u2026). Usando questa notazione, se vogliamo riferirci alla cella che si trova sulla sesta riga della seconda colonna, la chiameremo B6. Se vogliamo invece riferirci ad un intervallo rettangolare che comprende pi\u00f9 celle, ad esempio partendo dalla A6 ed arrivando alla C10, scriveremo i riferimenti della cella iniziale e di quella finale separati dal segno dei due punti. L\u2019intervallo A6:C10 comprender\u00e0 quindi le celle A6, B6, C6, A7, B7, C7, A8, B8, C8, A9, B9, C9, A10, B10 e C10.\n\nBasta un po\u2019 di pratica ed in poco tempo ci si abitua a questo tipo di notazione, finendo per usarla in maniera del tutto naturale e per la maggior parte delle situazioni questo modo di identificare le celle pu\u00f2 essere sufficiente.\n\nIn taluni casi per\u00f2, per rendere facilmente comprensibili le formule ed i riferimenti inseriti, pu\u00f2 essere utile assegnare dei nomi a singole celle o ad intervalli di celle.\n\n== Definire un nome ==\n\nPer assegnare un nome con '''LibreOffice Calc''' basta selezionare la cella, o l\u2019intervallo di celle, che ci interessa e scegliere '''Foglio \u2192 Aree con nomi ed espressioni \u2192 Definisci''', quindi, nella finestra di dialogo che compare, specificheremo il nome di nostra scelta, che desideriamo assegnare ed infine  faremo clic su '''Aggiungi'''.\n\nSe nel menu non trovate questa funzione \u00e8 probabile che abbiate una versione meno recente di Calc, nelle quali questo elemento si trovava nel menu '''Inserisci \u2192 Nomi \u2192 Definisci'''.\n\n== Un esempio pratico ==\n\nOra che sappiamo come aggiungere dei nomi vediamo, con un esempio pratico da seguire passo per passo, come questi possono esserci utili.\n\nProviamo a costruire una semplice tabellina come la seguente:\n\n\n{| style=\"border-spacing:0;width:17.029cm;\"\n|-\n| align=center style=\"background-color:#dddddd;border-top:0.05pt solid #000000;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | \n| align=center style=\"background-color:#dddddd;border-top:0.05pt solid #000000;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | A\n| align=center style=\"background-color:#dddddd;border-top:0.05pt solid #000000;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | B\n| align=center style=\"background-color:#dddddd;border-top:0.05pt solid #000000;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | C\n| align=center style=\"background-color:#dddddd;border:0.05pt solid #000000;padding:0.097cm;\" | D\n|-\n| align=center style=\"background-color:#dddddd;border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 1\n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | Aliquota IVA\n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 22%\n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | \n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:0.05pt solid #000000;padding:0.097cm;\" | \n|-\n| align=center style=\"background-color:#dddddd;border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 2\n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | \n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | \n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | \n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:0.05pt solid #000000;padding:0.097cm;\" | \n|-\n| align=center style=\"background-color:#dddddd;border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 3\n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | merce\n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | prezzo\n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | IVA\n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:0.05pt solid #000000;padding:0.097cm;\" | prezzo con IVA\n|-\n| align=center style=\"background-color:#dddddd;border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 4\n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | arance\n| align=right style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 100\n| align=right style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 22\n| align=right style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:0.05pt solid #000000;padding:0.097cm;\" | 122\n|-\n| align=center style=\"background-color:#dddddd;border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 5\n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | banane\n| align=right style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 700\n| align=right style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 154\n| align=right style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:0.05pt solid #000000;padding:0.097cm;\" | 854\n|-\n| align=center style=\"background-color:#dddddd;border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 6\n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | ciliegie \n| align=right style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 300\n| align=right style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 66\n| align=right style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:0.05pt solid #000000;padding:0.097cm;\" | 366\n|-\n| align=center style=\"background-color:#dddddd;border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 7\n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | datteri\n| align=right style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 400\n| align=right style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 88\n| align=right style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:0.05pt solid #000000;padding:0.097cm;\" | 488\n|-\n| align=center style=\"background-color:#dddddd;border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 8\n| align=center style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | Totale\n| align=right style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 1500\n| align=right style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:none;padding:0.097cm;\" | 330\n| align=right style=\"border-top:none;border-bottom:0.05pt solid #000000;border-left:0.05pt solid #000000;border-right:0.05pt solid #000000;padding:0.097cm;\" | 1830\n|-\n|}\n=== Una formula senza uso dei nomi ===\n\nDopo aver inserito i dati nelle colonne \"merce\" e \u201cprezzo\u201d, vogliamo calcolare l\u2019IVA nella terza colonna. La formula normalmente utilizzata in C4 sarebbe '''<nowiki>=B4*B1</nowiki>''', che poi andremo a copiare nelle celle sottostanti. Prima di copiarla per\u00f2 dobbiamo rendere assoluto il riferimento alla cella B1, modificando la formula come segue: '''<nowiki>=B4*$B$1</nowiki>'''. Senza questa modifica nelle copie della formula il riferimento verrebbe automaticamente spostato, mentre noi vogliamo che l\u2019aliquota venga recuperata sempre nella cella B1. I segni '''$''' servono proprio a questo scopo ed \u00e8 possibile aggiungerli pi\u00f9 velocemente premendo il tasto '''F4''' mentre, in fase di creazione o modifica della formula, ci si trova posizionati sul riferimento da rendere assoluto.\n\n=== La stessa formula con l\u2019uso di un nome ===\n\nProviamo ora a riscrivere la stessa formula utilizzano dei nomi.\n\nPer prima cosa assegniamo alla cella B1 il nome '''aliquota'''<nowiki>. Per farlo, come detto prima, ci posizioneremo nella cella in questione e sceglieremo dal menu </nowiki>'''Foglio \u2192 Aree con nomi ed espressioni \u2192 Definisci''', quindi inseriremo il nome e poi faremo clic su '''Aggiungi'''.\n\nOra potremo riscrivere la nostra formula cos\u00ec: '''<nowiki>=B4*aliquota</nowiki>'''. In questa versione la potremo copiare nelle celle sottostanti senza alcun problema, il nome aliquota sar\u00e0 gi\u00e0 automaticamente un riferimento assoluto alla cella B1.\n\nI nomi sono quindi estremamente utili per richiamare nelle formule una cella contenente una variabile. Usati al posto dei normali riferimenti alfanumerici,  possono evitare confusione tra riferimenti relativi ed assoluti, risulta quindi pi\u00f9 difficile inserire potenziali errori di calcolo.\n\n=== Assegnare un nome ad un intervallo di celle ===\n\nNel nostro esempio passiamo al calcolo del totale delle colonne \u201cprezzo\u201d ed \u201dIVA\u201d. Useremo la funzione SOMMA nella cella B8 in questo modo: '''<nowiki>=SOMMA(B4:B7)</nowiki>''', poi la copieremo nella cella a fianco C8, dove automaticamente diventer\u00e0 '''<nowiki>=SOMMA(C4:C7)</nowiki>'''.\n\nAnche in questo caso i nomi possono tornarci utili.\n\nAnzich\u00e9 dare un nome ad una singola cella, assegneremo il nome '''prezzo''' all\u2019intervallo di celle B4:B7. Per farlo selezioniamo il nostro intervallo e quindi usiamo il solito menu '''Foglio \u2192 Aree con nomi ed espressioni \u2192 Definisci'''. Ripetiamo la procedura per l\u2019intervallo C4:C7, chiamandolo '''IVA'''.\n\nUna volta definiti questi nomi, possiamo riscrivere le formule dei totali come segue: '''<nowiki>=SOMMA(</nowiki>prezzo)''' e '''<nowiki>=SOMMA(</nowiki>IVA)'''.\n\nIn questo caso i nomi ci aiutano a riassumere una serie di valori da passare ad una funzione.\n\nFate attenzione quando inserite la formula con il nome '''prezzo''', digitandola Calc proporr\u00e0 di aggiungergli delle '''()''' alla fine del nome. Questo avviene  perch\u00e9 esiste una funzione con lo stesso nome. Nel caso le '''()''' venissero inserite, dobbiamo eliminarle. E\u2019 un caso che pu\u00f2 creare confusione ed \u00e8 stato proposto volutamente nell\u2019esempio per far capire che il programma accetta di assegnare alle celle, o agli intervalli, anche nomi corrispondenti a funzioni esistenti. Meglio evitare questo genere di omonimie fuorvianti. \n\n=== Nomi per individuare righe e colonne ===\n\nContinuiamo con il nostro esempio e scopriamo un\u2019altra caratteristica dei nomi.\n\nProviamo a riscrive la formula usata in precedenza per il calcolo dell\u2019IVA: da '''<nowiki>=B4*aliquota</nowiki>''' la facciamo diventare '''<nowiki>=</nowiki>prezzo<nowiki>*aliquota</nowiki>''' e la copiamo in tutte le celle della colonna IVA, fatta eccezione del riga del totale. I risultati non cambiano.\n\nQuesto pu\u00f2 sembrare strano, ma, quando il nome rappresenta un intervallo corrispondente ad una colonna o una riga, i riferimenti si comportano in modo relativo rispetto alla colonna o alla riga in questione. Nella nostra formula il richiamo a '''prezzo''' vale come riferimento '''relativo''' alla cella nella colonna '''prezzo''' che si trova sulla stessa riga su cui siamo posizionati. Il rimando ad '''aliquota''' invece, continuer\u00e0 ad essere assoluto, cos\u00ec come visto sopra.\n\nCompletiamo la tabella inserendo nell\u2019ultima colonna la somma delle due colonne precedenti. Possiamo scrivere la formula direttamente con i nomi, scegliendo indifferentemente se usare la semplice addizione '''<nowiki>=prezzo+IVA</nowiki>''', oppure la funzione '''<nowiki>=SOMMA(prezzo;IVA)</nowiki>'''.\n\nPer il totale di questa colonna siete liberi di sperimentare.\n\n=== Creazione rapida di nomi dalle intestazioni di righe e colonne ===\n\nCome abbiamo visto \u00e8 vantaggioso dare dei nomi a delle singole colonne o a delle singole righe, tanto che il programma prevede una specifica funzione per creare rapidamente dei nomi in base ai valori contenuti nella riga di intestazione delle colonne o nella prima colonna.\n\nPer richiamare questa funzione dovrete selezionare l'intervallo di vostro interesse, compresa la riga di intestazione e/o la prima colonna, quindi selezionare nel menu '''Foglio \u2192 Aree con nomi ed espressioni \u2192 Crea'''. Si aprir\u00e0 una finestra con quattro voci, le prime due sono quelle solitamente usate.\nSe attivate il segno di spunta su '''Prima riga''' per ogni colonna verr\u00e0 creato un nome, che sar\u00e0 uguale al valore presente nella prima riga.\n\nLe altre voci funzionano in modo analogo, solo che i nomi vengono presi dalla '''colonna a sinistra''', dall''''ultima riga''' o dalla '''colonna a destra''', a seconda del segno di spunta attivato. Tutte queste opzioni possono essere selezionate anche contemporaneamente.\n\nNel nostro esempio potremmo selezionare le celle da A3 a C7, quindi attivare questa funzione attraverso '''Foglio \u2192 Aree con nomi ed espressioni \u2192 Crea''' e spuntare il segno su '''Prima riga'''. Facendo clic su '''OK''' creeremo i nomi \"merce\", \"prezzo\" ed \"IVA\", ognuno dei quali far\u00e0 riferimento ai valori selezionati nella rispettiva colonna.\n\n== I nomi nei riferimenti ad altri documenti di Calc ==\n\nI nomi semplificano il lavoro anche nel caso di inserimenti di un riferimento ad una cella, o ad un intervallo di celle, del nostro foglio di lavoro in un altro documento di Calc.\n\nImmaginiamo di avere un secondo file, dove una cella contiene una funzione di ricerca, che punta alla tabella del nostro esempio, per trovare il prezzo con IVA delle ciliegie.\n\nCon i normali riferimenti avremo la formula: '''<nowiki>=CERCA.VERT(\"ciliegie\";'file:///percorso/per/il/mio/file.ods'#$Foglio1.</nowiki>$A$4:$D$7;4)'''.\n\nQuesta formula funziona, ma se apportiamo delle modifiche alla nostra tabella nel file originario, ad esempio inserendo tre righe contenenti altri frutti prima delle ciliegie, quando apriamo il file contenente il collegamento, i riferimenti non saranno pi\u00f9 corretti e le ciliegie non verranno trovate.\n\nPossiamo ovviare a questo problema assegnando un nome all\u2019intervallo di celle che contengono i dati di nostro interesse, che nel nostro caso potremmo chiamare '''frutta'''.\n\nLa formula di collegamento nel secondo file diventer\u00e0: '''<nowiki>=CERCA.VERT(\"ciliegie\";'file:///percorso/per/il/mio/file.ods'#</nowiki>frutta<nowiki>;4)</nowiki>'''.\n\nOvviamente, dovremo mantenere aggiornato il nome '''frutta''', modificando l\u2019intervallo a cui si riferisce ogni qualvolta dovessimo inserire delle righe, ma non dovremo pi\u00f9 preoccuparci di aggiornare i riferimenti presenti nel file collegato.\n\n== Modificare nomi gi\u00e0 definiti ==\n\nPer  modificare le celle alle quali un nome si riferisce dovremo selezionare il menu '''Foglio \u2192 Aree con nomi ed espressioni \u2192 Gestisci''', si aprir\u00e0 una finestra che ci permetter\u00e0 di apportare le modifiche necessarie.\n\nNella prima parte della finestra comparir\u00e0 una lista con i nomi gi\u00e0 definiti, nella quale, facendo un clic sopra, potremo selezionare quello che vogliamo modificare.\n\nNel campo \u201cNome\u201d potremo modificare il nome in precedenza creato, mentre nel campo \u201cEspressione dell\u2019intervallo o della formula\u201d potremo modificare la cella o l\u2019intervallo di celle a cui il nome fa riferimento. Il campo \u201cAmbito\u201d indicher\u00e0 se il nome sar\u00e0 valido in tutto il documento (impostazione predefinita) oppure solo all\u2019interno di un determinato foglio; in questo secondo caso potremmo anche usare lo stesso nome per celle diverse che si trovano su fogli distinti dello stesso documento. \n\n== Altre opzioni legate ai nomi ==\n\nLe finestre di dialogo per la creazione e la gestione dei nomi permettono di impostare alcuni parametri attraverso la sezione '''Opzioni intervallo'''.\n\nQui troviamo le voci '''Area di stampa''', '''Ripeti colonna''' e '''Ripeti riga''': attivando il segno di spunta su di esse faremo si che il nome selezionato compaia nelle corrispondenti liste di scelta rapida all\u2019interno della finestra per l\u2019impostazione delle aree di stampa. \nL\u2019impostazione delle aree di stampa si richiama dal menu '''Formato \u2192 Aree di stampa \u2192 Definisci '''oppure, se le aree di stampa sono gi\u00e0 state definite in precedenza da '''Formato \u2192 Aree di stampa \u2192 Modifica'''.\n\nL\u2019opzione '''Filtro''' invece fa si che il nome selezionato compaia nell\u2019elenco di scelta rapida dei criteri quando si usa il '''Filtro speciale'''; questo si richiama da '''Dati \u2192 Altri filtri \u2192 Filtro speciale'''.\n\nAttraverso i pulsanti '''Aggiungi''' ed '''Elimina''' \u00e8 possibile definire un nuovo nome, oppure eliminare il nome selezionato.\n\n== In conclusione ==\n\nCome potete vedere l\u2019utilizzo dei nomi pu\u00f2 agevolare il lavoro con i fogli di calcolo, soprattutto si possono rendere le formule pi\u00f9 leggibili: questo \u00e8 un aspetto molto importante quando ci si trova a lavorare con file creati molto tempo prima e di cui non si ricordano i dettagli di funzionamento, oppure con file creati da altri utenti.\n\nQuindi, se il file che state creando contiene molte formule, \u00e8 destinato a durare nel tempo o potrebbe essere modificato da altri utenti, prendete in seria considerazione l\u2019ipotesi di definire dei nomi da usare nelle formule. Come abbiamo visto il loro funzionamento \u00e8 tutto sommato semplice ed \u00e8 un piccolo investimento di tempo, che potrebbe risparmiarci molto tempo e lavoro in futuro."
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